Rassegna Stampa 4 febbraio 2019 (notizie della settimana 28 gennaio – 3 febbraio)

Rivoluzione digitale, opportunità da cogliere: e ormai siamo tutti d’accordo. Osservando il lento muoversi delle cose che, di settimana in settimana si disegna grazie al racconto dei giornali, possiamo scorgere alcuni processi “di spinta all’innovazione” -che possono fare la differenza sul cambio di passo dell’intero sistema socio-economico- insieme ad alcuni forti limiti che appartengono e condizionano lo sviluppo di questo sistema.

Le due “spinte” individuate in settimana sono: quella data dalla finanza europea attraverso la BEI che negli ultimi 10 anni (2008 – 2018), ha erogato finanziamenti in Italia per 108 miliardi, sostenendo investimenti del valore superiore a 300 miliardi, di cui hanno beneficiato 289mila Pmi per 6,7 milioni di posti di lavoro creati o mantenuti. Inoltre, grazie al piano Juncker, a fine 2018 in Italia sono state approvate operazioni per 9,6 miliardi e 55,7 miliardi di investimenti sostenuti. Altra spinta è quella che potrà imprimere la strategia del Governo sull’innovazione tecnologica che, se ben coordinato con i diversi settori produttivi, potrebbe diventare utilissima per intere filiere. Il nuovo presidente dell’Ice parla, per esempio, del possibile uso massiccio della blockchain per tracciare i prodotti del Made in Italy (dal fashion all’agroalimentare), per tutelare i brand, indicare l’origine di DOCG, DOC, DOP, IGP,  contrastare la contraffazione e quindi per ridurre il pazzesco fenomeno dell’”italian sounding”.

Contestualmente, sullo sfondo, appaiono i vizi del nostro Paese che limitano fortemente le scelte e la definizione di uno sviluppo strategico consapevole. Tre tra tutti (almeno questa settimana): le imprese non fanno formazione, soprattutto per ampliare le competenze 4.0; il sistema della ricerca, qualitativo e internazionalmente riconosciuto, resta troppo distante dalle applicazioni concrete nell’industria e, in generale, nel contesto produttivo; oggi  (4 febbraio 2019) si avvia ufficialmente il percorso del reddito di cittadinanza che ha di fronte questo  grande cane che si morde la coda: sono disponibili circa 350mila posti di lavoro (secondo Unioncamere) ma chi chiede il sussidio non è qualificato e, dall’altra parte, chi ha qualità rifiuta offerte di lavoro da 1200 euro (considerando, per altro, che i salari bassi non spingono la crescita).

È con questi grossi limiti che ci affacciamo a quello che pare essere il futuro della globalizzazione fatto, secondo McKinsy,  di filiere che si accorciano: tutti i Paesi emergenti stanno raggiungendo un livello di sviluppo  tale da portarli a ridurre la dipendenza dalle importazioni, costruendo catene del valore sempre più “locali”. E sono soprattutto i servizi – e al loro interno l’economia della conoscenza – e la tecnologia (da Industria 4.0 alla robotica alla stampa 3D) ad “accorciare” le filiere. «Alcune piattaforme digitali di e-commerce e nuove tecnologie in ambito logistico – ha concluso Susan Lund – continueranno a facilitare il commercio globale. Ma altre – come la stampa 3D, ad esempio – consentono alle aziende e ai consumatori di produrre i beni nello stesso luogo dove vengono utilizzati. La robotica avanzata e l’intelligenza artificiale riducono l’importanza del costo del lavoro nella produzione. Potrebbero determinare una maggiore produzione locale più vicina ai mercati chiave e una minore dipendenza da fornitori esteri che offrono manodopera a basso costo».

Ma veramente non riusciamo ad accordare insieme tutti gli strumenti per produrre un nuovo italian sound che tutto il mondo possa riconoscere come originale invece che “sembrarlo solo”?

Di seguito i link a tutti gli articoli:

Esperta di comunicazione ed etnografia digitale. Mi occupo di formazione e facilitazione nell'ambito della trasformazione digitale e innovazione sociale. Amo la musica, l'arte e il cibo. pina.caliento@pidmed.eu

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