Siamo ancora al condizionale…
Di certo non c’è ancora niente: neanche il nome. Stiamo parlando del piano “Transizione 4.0” o “Impresa 4.0 Plus” che forse diventerà “Impresa 5.0”.
Le novità allo studio sono 4:
1. La proroga del piano triennale: credito di imposta che ha sostituito i vecchi “iper” e superammortamento; investimenti in R&S, innovazione e formazione 4.0;
2. Il piano intende rendere cedibili in banca i crediti di imposta maturati dalle imprese, replicando il meccanismo introdotto per l’ecobonus in edilizia;
3. Per la ricerca si prevede che il “bonus” per investimenti in ricerca fondamentale o industriale e in sviluppo sperimentale passi dal 12 al 20%. Per le spese in innovazione mirate a processi di transizione ecologica e digitalizzazione negli ambiti tecnologici 4.0 si salirebbe dal 10% al 15% con limite massimo di spesa a 2 milioni;
4. Infine si intende incrementare dal 15 al 20% il beneficio per l’acquisto di beni immateriali collegati all’industria 4.0, i software, mentre si ritiene già abbastanza elevato il 40% massimo (fino a 2,5 milioni di investimento) che attualmente si applica sulle spese per i beni materiali 4.0.
Per gli investimenti in macchinari e strumentazioni il Mise non sembra dunque intenzionato a raccogliere il suggerimento, contenuto nel rapporto degli esperti coordinati da Vittorio Colao, di reintrodurre la vecchia formula del Piano Industria 4.0 basata sull’iperammortamento fiscale per i beni legati alla digitalizzazione e sul superammortamento per i beni strumentali tradizionali.
Nella proposta di Colao si invita a migliorare la produttività delle imprese attraverso investimenti in automazione, digitalizzazione, formazione facendo scomparire la maggior parte del sommerso “che è una delle principali zavorre degli investimenti in produttività e crea concorrenza sleale”. Il suggerimento di Colao a tutte le imprese è “digitalizzare e assumere laureati, anche neolaureati, che possano portare l’innovazione in azienda”.
Insieme alle imprese e al lavoro, infatti, secondo Colao è prioritario investire in digitalizzazione e affrontare la questione della formazione: “due problemi del Paese sono il basso livello di automazione e il basso livello di laureati. Laurearsi in discipline scientifiche deve diventare un buon affare per i ragazzi. Automazione e formazione fanno crescere la produttività”.
A questo proposito nel Piano Colao c’è un capitolo sulle competenze nel quale si raccomanda “un ripensamento strutturale del sistema scolastico, in particolare della parte universitaria di eccellenza e della parte universitaria professionalizzante per aumentare la disponibilità di diversi profili. Dobbiamo creare più centri di eccellenza e Phd applicabili al mondo industriale. Ma anche sfruttare meglio gli ITS”.
Siamo pronti per passare da idee scritte ancora tutte al condizionale ad azioni che ci permettano di usare finalmente il tempo presente?
Lo staff di PIDMed