Rassegna Stampa 18 febbraio 2019 (notizie della settimana 11 – 15 febbraio)

Parola chiave della settimana: mismatch. Eh si: perché se da una parte le tecnologie avanzano sempre più velocemente, dall’altra le competenze faticano a stare al passo così come la mancanza di competenze necessarie ad accogliere la trasformazione.

Pare che in Italia, secondo dati riportati da EY, nei prossimi 5 anni e salvo revisioni dell’età pensionabile, ci saranno circa 2,5 milioni di posti di lavoro disponibili. Il problema è individuato, in questo momento, in capo alle piccole imprese: le grandi aziende, infatti, si stanno aggiornando per mantenersi in linea con il progresso investendo per adottare tecnologie e in corsi di aggiornamento professionale, cosa che non stanno invece facendo le piccole e medie imprese. Il rischio, per altro, è che se le PMI rimangono indietro si generi un rallentamento dell’intera filiera.

Interessante l’analisi proposta attraverso l’indice Eides (European Index of Digital Entrepreneurship Systems), recentemente sviluppato da Imperial College di Londra e Università di Pécs in Ungheria, insieme all’Institute for Prospective Technological Studies (Ipts) del Joint Research Center della Commissione Europea.

Secondo questo indice il nostro Paese presenta un vantaggio relativo in termini di livello di collaborazione/ networking tra aziende e rapporti di filiera. Elevati sono i tassi di imprenditorialità nei settori tradizionali, tante le iniziative di supporto sul territorio. Buono è anche il livello di maturità delle nostre imprese e la loro capacità di competere sui mercati internazionali. L’Italia dispone inoltre di un mercato interno particolarmente sviluppato, con una domanda che chiede soluzioni di qualità. Ciò nonostante, la componente digitale dell’indice Eides segnala un’adozione insufficiente delle tecnologie tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione, un livello ancora basso di affidabilità dell’infrastruttura digitale e ampi margini di miglioramento per lo sviluppo di leggi e regolamenti a tutela della riservatezza nell’uso dei dati e della sicurezza del consumatore, definite condizioni di stan-dup per l’imprenditoria digitale.

I vulnus su cui ci si deve concentrare sono: l’attrazione e la formazione di capitale umano high- skilled, la promozione della cultura imprenditoriale e, più in generale, l’abbattimento degli ostacoli che rendono complessa la crescita delle aziende.

La strada è segnata, ora tocca percorrerla ma di corsa!

Scarica gli articoli:

Rassegna Stampa 11 febbraio 2019 (notizie della settimana 4 – 10 febbraio)

«Il Paese deve essere ottimista perché le piccole imprese hanno la capacità di muoversi con rapidità». Così Matt Brittin, presidente Emea Google della divisione Business & Operations invita l’Italia a non sottovalutarsi.

Intanto, è partito “Smarter Italy” 2019-2023, un programma di innovazione che coinvolgerà le PA insieme alle imprese: gli appalti di innovazione e l’IA saranno i primi capitoli del programma a partire, nel frattempo si sta lavorando alla strategia nazionale sulla blockchain, al progetto Ue sui semiconduttori, allo sviluppo di un supercalcolatore presso il Cineca di Bologna e a una struttura nazionale di cloud unico per le imprese armonizzando i data center sparsi nel Paese. L’obiettivo del Ministro Di Maio sarebbe quello di raddoppiare la dote, arrivando a 100 milioni di euro.

Per le iniziative di blockchain, anche quelle relative alla criptovaluta Bitcoin, che non corrisponderanno ai requisiti tecnici dettati dall’Agenzia per l’Italia digitale (Agid), il riconoscimento del valore legale potrà avvenire «caso per caso», senza che queste siano escluse in partenza, è questo l’indirizzo che dovrebbe prevalere in sede di attuazione della disposizione contenuta nel ddl di conversione del decreto legge semplificazioni.

Il vero gap rimangono le competenze 4.0, ragion per cui sono stati previsti 55 milioni nei prossimi due anni per gli Istituti Tecnici Superiori.

L’Italia, dice Massimo Banzi (uno dei padri di Arduino), si trova in una situazione  particolare:  tutte le aziende che lavorano nella robotica o nella manifattura ad alta precisione, hanno fame di tecnici ed esperti. Ma l’Italia diventa sempre meno attrattiva e migliaia  di  persone  qualificate  nate  nel nostro Paese si trasferiscono. Un esodo che, abbinato con la scarsa capacità di attrarre immigrazione qualificata, mina seriamente le nostre prospettive future. Se l’Italia vuole rimanere  in  testa  alle  classifiche deve fare uno sforzo investendo sull’istruzione. Inoltre, dice Banzi, diventa fondamentale “democratizzare” le tecnologie rendendole più comprensibili  ad un pubblico più ampio perché se ci aspettiamo che le aziende italiane  adottino  le  metodologie dell’Industria 4.0, ci serviranno parecchi tecnici e  persone esperte. 

Se non ora, quando?

Di seguito il link agli articoli:

Seminari e corsi sulle tecnologie 4.0 con PIDMed e CAD

Un anno ricco di eventi e workshop con #PIDMed! Insieme a Mediterranean FabLab – Medaarch e Centro per l’Artigianato Digitale abbiamo preparato un programma di 27 seminari gratuiti, #DigitalCafè, e un ciclo di 9 corsi per la trasformazione digitale, #ToolBox.

Tool Box è un pacchetto di 9 workshop rivolti ad artigiani, Pmi, professionisti makers ed appassionati. I corsi proposti sono di due tipologie:

I primi del ciclo Fabbricazione digitale sperimentano le tecnologie più interessanti di manifattura avanzata inserite nel Piano Industria 4.0

I secondi del ciclo Design Idea, sono laboratory che aiutano le aziende a trasformare e ripensare la propria attività grazie ai vantaggi offerti dalle tecnologie digitali.

Il costo totale del pacchetto è di : 1500 euro + IVA

COME FUNZIONA IL CICLO FABBRICAZIONE DIGITALE?

  • Ogni seminario si divide in 3 parti
  • Imparo: La prima parte la trascorreremo a conoscere, con l’aiuto di esperti del settore, gli strumenti per la modellazione tridimensionale e il disegno vettoriale. Utilizzeremo il software Rhinoceros 3D e i suoi applicativi.
  • Progetto: Alla luce di quello che avremo conosciuto progetteremo insieme un oggetto che verrà realizzato grazie alle tecnologie di fabbricazione digitale presenti nei laboratori del Centro per l’artigianato digitale.
  • Realizzo: Vi accompagneremo nella messa in macchina degli oggetti progettati ed insieme impareremo i limiti e le opportunità del digitale per la nuova manifattura. QUANTO DURA UN CORSO FABBRICAZIONE DIGITALE?

• Gli eventi durano 12 ore divisi in 2 giorni dalle 10 alle 17 con un’ora di pausa pranzo.( il corso PRINT THE CITY durerà 24 ore divisi in 4 giorni)

CHI PUÒ PARTECIPARE ?

• Tutti sono i benvenuti!!! Che tu voglia partecipare come azienda manifatturiera, studio di architettura, bottega artigiana, start up, gruppo di amici appassionati di innovazione, dirigente di un ente, ricercatore universitario, il design è la tua soluzione! Hai solo bisogno del tuo laptop e dei software che noi ti indicheremo.

Di seguito i corsi previsti:

  • FABBRICAZIONE DIGITALE: ARDUINO PER LA ROBOTICA
  • FABBRICAZIONE DIGITALE: FRESATURA PER STAMPI E CALCHI
  • FABBRICAZIONE DIGITALE: PRINT THE CITY
  • FABBRICAZIONE DIGITALE: FRESATURA PER IL LEGNO
  • FABBRICAZIONE DIGITALE : LAVORAZIONI ROBOTICHE PER IL POLISTIROLO

COME FUNZIONA IL CICLO DESIGN IDEA?

DESIGN IDEA

  • Ogni seminario si divide in 3 parti
  • Imparo: Le prime due ore le trascorreremo a conoscere, con l’aiuto di esperti del settore, il tema che affrontiamo. Concetti e dati ci aiuteranno ad entrare nel profondo dei temi trattati.
  • Definisco: Alla luce di quello che avremo conosciuto vi aiuteremo a definire in maniera puntuale quello di cui la vostra impresa ha bisogno per innovarsi.
  • Metto in pratica: Vi accompagneremo nella messa in pratica dei nuovi principi per i vostri prodotti grazie ad una metodologia precisa di design thinking guidata da test. QUANTO DURA UN CORSO DESIGN IDEA?

• Gli eventi durano 6 ore dalle 11 alle 18 con un’ora di pausa pranzo.

CHI PUÒ PARTECIPARE ?

• Tutti sono i benvenuti!!! Che tu voglia partecipare come azienda manifatturiera, studio di architettura, bottega artigiana, start up, gruppo di amici appassionati di innovazione, dirigente di un ente, ricercatore universitario, il design è la tua soluzione! L’unica cosa che ti chiediamo è che tu non sia solo! L’azienda o il ricercatore universitario dovranno lavorare in un gruppo composto almeno da 3 persone. Non importa se chiami soci, colleghi amici o parenti. L’importante sarà lavorare in team su un obiettivo comune. Da soli non si arriva mai molto lontano.

Di seguito i corsi previsti:

  • DESIGN IDEA: DIGITAL FAB
  • DESIGN IDEA: DESIGN ECOVATIVO
  • DESIGN IDEA: DESIGN FINANZIARIO
  • DESIGN IDEA: DATA USE

Digital Cafè è un ciclo di 27 incontri gratuiti rivolti ad artigiani, Pmi, professionisti makers ed appassionati. I seminari proposti sono di due tipologie:

I primi del ciclo Maker@works affrontano le tecnologie più interessanti di fabbricazione digitale inserite nel Piano Industria 4.0

I secondi del ciclo Design Idea, riguardano i percorsi che le aziende affrontano per la trasformazione digitale dei loro processi e prodotti.

Questi di seguito sono tutti i seminari previsti. Puoi prenotarti e avere maggiori info qui:

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✒️cad@medaarch.com

  • MAKER@WORKS: 3D PRINT
  • MAKER@WORKS: LASER CUT
  • MAKER@WORKS: ARDUINO
  • MAKER@WORKS: ROBOTIC MANIFACTURING
  • MAKER@WORKS: BIOFABRICATION
  • DESIGN IDEA: DIGITAL FAB
  • DESIGN IDEA: DESIGN ECOVATIVO
  • DESIGN IDEA: DESIGN FINANZIARIO
  • DESIGN IDEA: DATA USE
  • DESIGN IDEA: SERIOUS PLAY

Rassegna Stampa 4 febbraio 2019 (notizie della settimana 28 gennaio – 3 febbraio)

Rivoluzione digitale, opportunità da cogliere: e ormai siamo tutti d’accordo. Osservando il lento muoversi delle cose che, di settimana in settimana si disegna grazie al racconto dei giornali, possiamo scorgere alcuni processi “di spinta all’innovazione” -che possono fare la differenza sul cambio di passo dell’intero sistema socio-economico- insieme ad alcuni forti limiti che appartengono e condizionano lo sviluppo di questo sistema.

Le due “spinte” individuate in settimana sono: quella data dalla finanza europea attraverso la BEI che negli ultimi 10 anni (2008 – 2018), ha erogato finanziamenti in Italia per 108 miliardi, sostenendo investimenti del valore superiore a 300 miliardi, di cui hanno beneficiato 289mila Pmi per 6,7 milioni di posti di lavoro creati o mantenuti. Inoltre, grazie al piano Juncker, a fine 2018 in Italia sono state approvate operazioni per 9,6 miliardi e 55,7 miliardi di investimenti sostenuti. Altra spinta è quella che potrà imprimere la strategia del Governo sull’innovazione tecnologica che, se ben coordinato con i diversi settori produttivi, potrebbe diventare utilissima per intere filiere. Il nuovo presidente dell’Ice parla, per esempio, del possibile uso massiccio della blockchain per tracciare i prodotti del Made in Italy (dal fashion all’agroalimentare), per tutelare i brand, indicare l’origine di DOCG, DOC, DOP, IGP,  contrastare la contraffazione e quindi per ridurre il pazzesco fenomeno dell’”italian sounding”.

Contestualmente, sullo sfondo, appaiono i vizi del nostro Paese che limitano fortemente le scelte e la definizione di uno sviluppo strategico consapevole. Tre tra tutti (almeno questa settimana): le imprese non fanno formazione, soprattutto per ampliare le competenze 4.0; il sistema della ricerca, qualitativo e internazionalmente riconosciuto, resta troppo distante dalle applicazioni concrete nell’industria e, in generale, nel contesto produttivo; oggi  (4 febbraio 2019) si avvia ufficialmente il percorso del reddito di cittadinanza che ha di fronte questo  grande cane che si morde la coda: sono disponibili circa 350mila posti di lavoro (secondo Unioncamere) ma chi chiede il sussidio non è qualificato e, dall’altra parte, chi ha qualità rifiuta offerte di lavoro da 1200 euro (considerando, per altro, che i salari bassi non spingono la crescita).

È con questi grossi limiti che ci affacciamo a quello che pare essere il futuro della globalizzazione fatto, secondo McKinsy,  di filiere che si accorciano: tutti i Paesi emergenti stanno raggiungendo un livello di sviluppo  tale da portarli a ridurre la dipendenza dalle importazioni, costruendo catene del valore sempre più “locali”. E sono soprattutto i servizi – e al loro interno l’economia della conoscenza – e la tecnologia (da Industria 4.0 alla robotica alla stampa 3D) ad “accorciare” le filiere. «Alcune piattaforme digitali di e-commerce e nuove tecnologie in ambito logistico – ha concluso Susan Lund – continueranno a facilitare il commercio globale. Ma altre – come la stampa 3D, ad esempio – consentono alle aziende e ai consumatori di produrre i beni nello stesso luogo dove vengono utilizzati. La robotica avanzata e l’intelligenza artificiale riducono l’importanza del costo del lavoro nella produzione. Potrebbero determinare una maggiore produzione locale più vicina ai mercati chiave e una minore dipendenza da fornitori esteri che offrono manodopera a basso costo».

Ma veramente non riusciamo ad accordare insieme tutti gli strumenti per produrre un nuovo italian sound che tutto il mondo possa riconoscere come originale invece che “sembrarlo solo”?

Di seguito i link a tutti gli articoli:

Rassegna Stampa 29 gennaio 2019 (notizie della settimana 21 – 27 gennaio)

Eppur si muove… a geometrie e geografie variabili ma tant’è. Si tratta della geometria e della geografia delle imprese italiane, oggetto di particolare interesse in questi periodi di redditi di cittadinanza e norme anti-divano per capire quali sono le opportunità di lavoro e dove si trovano.

Diciamo subito che le imprese italiane, come sottolinea uno studio di banca Intesa Sanpaolo, sono piccole, a volte piccolissime. Dentro le 17mila aziende manifatturiere attive nei distretti, 1.632 sono decollate negli ultimi 7 anni. Ci sono 588 «eccellenze» nel settore metalmeccanico, 403 nella Moda, 226 nell’agroalimentare, 167 nelle materie plastiche, 163 mobili arredamento, 85 in altri settori. I processi di innovazione e di crescita di queste imprese non sono così frequenti e diffusi se anche Confindustria dice che le aziende, da qui al 2021, metteranno a disposizione ben 193mila posti di lavoro, in diversi settori: dalla meccanica all’Ict, passando per l’alimentare, il tessile-abbigliamento, la chimica, il legno-arredo.  Sono tutti i settori più rilevanti del made in Italy, sempre più a trazione 4.0. E in questi settori  le selezioni si annunciano in salita, trattandosi di “scovare” risorse con competenze tecnico-scientifiche medio-alte, oggi praticamente introvabili (visti gli attuali numeri dell’offerta scolastica, secondaria e terziaria professionalizzante).

Le imprese cercano prevalentemente tecnici e operai specializzati e si trovano nel nuovo triangolo industriale Milano-Bolonga-Treviso. Dal punto di vista geografico, quindi, oltre la metà delle assunzioni previste nel primo trimestre di quest’anno sarà al Nord.

Intanto è stato definito uno dei tasselli dell’originario piano Industria 4.0: la costituzione dei centri di competenza. Tutti e 8 i Centri sono stati costituti in varie dislocazioni del Paese. Si tratta di hub, distribuiti sul territorio, che dovranno rappresentare i punti chiave del trasferimento tecnologico verso il mondo delle imprese. Tra fine gennaio e l’inizio di febbraio è atteso il decreto di assegnazione dei fondi da parte del Mise ma già ora, sulla base dei negoziati chiusi, si può tracciare un quadro dell’attività.

Di seguito i link agli articoli:

Rassegna Stampa 21 gennaio 2019 (notizie della settimana 14 – 20 gennaio)

Facciamo il punto su quello che c’è. Intanto dal quadro generale sulle misure per le imprese e sugli investimenti che rientrano nel Piano Industria 4.0 emergono due opportunità. Viene introdotto, per l’anno 2019, un credito d’imposta a favore delle imprese che investono in formazione per Impresa 4.0 e sono beneficiarie di questa misura tutte le imprese, indipendentemente  dalla forma giuridica, dal settore economico in cui operano nonché dal regime contabile adottato. Inoltre è previsto per due anni il nuovo contributo a fondo perduto per le Pmi che si avvarranno di consulenze per l’Impresa 4.0, l’ammodernamento gestionale e organizzativo o l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali, prestate da manager o società di consulenza, iscritti  presso  un apposito elenco che verrà istituito presso il Mise.

Ancora a vantaggio delle imprese e dei loro investimenti, verrà creato un portale unico per i fondi Ue che aiuterà anche a trovare i partner per concorrere. Il nuovo portale per i finanziamenti e le offerte ospiterà tutti i programmi comunitari gestiti a livello centrale in un’unica sede e coprirà i bandi di gara e i relativi contratti di appalto.

Infine apprendiamo che la mappa degli otto «competence center» che sono previsti dal Piano Industria 4.0 a supporto dei processi di innovazione delle imprese è quasi completa. Anche il competence center guidato dall’università Sapienza di Roma ha concluso la fase di negoziazione con il Ministero dello Sviluppo Economico che si tradurrà in un finanziamento di circa 7 milioni di euro a cui se ne aggiungono altrettanti dei privati. Il centro di competenza «Cyber 4.0» del Centro Italia – così si chiama questo polo di ricerca e trasferimento tecnologico scelto insieme ad altri sette nel piano industria 4.0 per sviluppare progetti e fornire servizi alle Pmi – sarà specializzato nella «cybersecurity ad ampio spettro con le declinazioni specifiche nel settore dello spazio, dell’automobilistico e dell’e-health».

Se invece facciamo il punto su quello che manca, emerge una criticità strutturale che riguarda le imprese italiane: «Le imprese  continuano a usare tecnologie tradizionali per produrre beni o servizi tradizionali, quindi esposti alla concorrenza di Paesi a basso reddito come la Cina e l’Est Europa». E’ quanto sottolinea Enrico Moretti, che  critica la manovra appena varata dal Governo in quanto non agisce in modo da sostenere  le  imprese  nell’adeguarsi alle nuove tecnologie. Le imprese vanno aiutate a capire quali saranno le tecnologie di domani e spingerle ad aggregarsi. «Le nostre Pmi sono eccezionali,  ma piccole e spesso orientate a pochi prodotti: in un mondo che cambia velocemente è un attimo andare fuori mercato. Ti salvi solo se ha differenziato. Ma se sei piccolo non puoi farlo».

Un orizzonte per il processo di cambiamento che le imprese, anche piccole, possono intraprendere è a portata di mano. Pare che, solo in Europa, siano attesi nei prossimi quattro-cinque anni nuovi investimenti in «sostenibilità» per 320 miliardi di euro: una spinta senza precedenti all’innovazione dei modelli industriali. Di questa spinta al cambiamento si è fatta paladina  Intesa Sanpaolo che ha sottoscritto un accordo con la Ellen MacArthur Foundation, la Fondazione britannica tra i maggiori promotori dell’economia circolare nel mondo.

Considerato quello che c’è, quello che ci manca e le prospettive possibili, potrebbe anche avere dei vantaggi essere gli inseguitori e non i pionieri della Rivoluzione 4.0. Ai posteri l’ardua sentenza!

Di seguito i link agli articoli:

aziende amiche (del welfare)Download

bonus per corsi di formazione ad hoc su tecnologie 4.0Download

competence center via al polo di Roma sulla cybersecurityDownload

consulenza 4.0 per le PMIDownload

dai macchinari alla ricerca ogni impresa puï fare il pienoDownload

dialogo decisivo tra industria 4.0 e ITSDownload

la corsa dell’economia circolareDownload

le imprese restano piccole ecco perché l’Italia non cresceDownload

le misure per le imprese_il quadro delle novitàDownload

portale unico per i fondi UEDownload

solo la coda 2018 per il bonus 30%Download

Rassegna Stampa 14 gennaio 2019 (notizie della settimana 7 – 13 gennaio)

La brusca frenata di novembre dell’industria  Italiana (meno 2,6% rispetto ad un anno prima) è la peggiore degli ultimi quattro  anni tanto da far intravedere lo spettro della recessione.  Nonostante tutto, secondo i dati Istat, l’Italia conta 4,4 milioni di imprese attive, una ogni 21 abitanti e così superiamo  la  Germania, che ne ha un milione in meno, la Francia, il Regno Unito e la Spagna. La questione è la loro dimensione: in media hanno meno di 4 addetti. Le piccole, fino a 49 dipendenti, sono il 99% del totale, assicurano i due terzi dell’occupazione e da più di mezzo secolo si incaponiscono a non crescere di taglia; con un impegno  almeno pari a quello profuso da improbabili economisti, consulenti e  burocrati che lo reclamano. È perciò  interessante  capire  come  si  muove questo vero e proprio “oceano” di aziende e imprenditori. Secondo Mediobanca non possono più essere le singole imprese, ma i loro aggregati locali che riproducono la  grande  scala ed alimentano gli spiriti innovativi. È a questo livello che vanno disegnati gli strumenti di tale politica che può oggi insistere su piani di distretto integrati da imprese pubbliche e del quarto capitalismo.

Alcuni cambiamenti sono in corso. Per esempio si è parlato la scorsa settimana del nuovo Competence Center che sarà guidato dal Politecnico di Milano, realizzato insieme a 39 partner, per aumentare la competitività dell’ecosistema. Si chiama “Made” e nascerà entro settembre al polo della Bovisa, periferia nord-ovest di Milano. Obiettivo a medio termine di MADE è raggiungere in tre anni più di 10.000 persone attraverso attività di informazione e divulgazione sulle potenzialità delle tecnologie digitali, erogare più di 86.000 ore/uomo di formazione, sviluppare più di 390 progetti e 200 assessment digitali coinvolgendo circa 15.000 aziende, per l’80% Pmi, che saranno contattate  una  volta  costituito  il Competence Center.

E poi, per quanto non tutti siano convinti (qualcuno sostiene che siano più uno status symbol che imprese di successo), c’è il meraviglioso mondo delle start up: 44 di queste hanno rappresentato il Made in Italy partecipando alla manifestazione The Art of Technology a Las Vegas, all’interno di un  padiglione  del «Ces», il «Consumer Electronics Show», la più grande fiera mondiale  dell’elettronica  di consumo.

In settimana si è parlato molto di competenze e di formazione superiore e universitaria. Una delle considerazioni più interessanti a riguardo è quella di Francesco Trebbi (professore di Economia alla University of British Columbia, Vancouver, Canada): “non tutta la disoccupazione è legata al ciclo economico italiano. E questa, forse, è la notizia positiva. In economia tendiamo a separare la disoccupazione ciclica, legata a livelli di attività economica al di sotto di quello  di pieno impiego, dalla componente strutturale della disoccupazione, legata alla mancata corrispondenza (mismatch) delle competenze dell’aspirante lavoratore e i bisogni del  datore di lavoro.” Per questo è importante che, sia le università che le scuole superiori, stiano a contatto più stretto con le realtà produttive orientando e ripensando ai curricula degli studenti.

SPECIALE PMI_ItaliaOggi

In questo inserto molti i bandi per PMI che siano disposte a fare rete, cooperare e sviluppare progetti di ricerca; aiuti anche per attività di consulenza nel settore agricolo e per progetti di risparmio energetico, trasporti ed economia circolare. 

Di seguito i link agli articoli:

Dove si parla di PIDMed e Impresa 4.0

Oggi, su Il Resto del Carlino, si parla di PIDMed e della nuova rivoluzione digitale mediterranea. Un modello, quell’impresa 4.0 mediterranea, che PIDMed (Punto Impresa Digitale Mediterraneo) sta prototipando per essere più vicino alle imprese del nostro Paese, alle esigenze che le MPMI, che rappresentano la maggior parte del tessuto imprenditoriale italiano, hanno e per le quali cercano delle soluzioni che possano essere al passo con i tempi, aiutandole a non restare indietro e a fare dell’innovazione un’alleata fondamentale.

Di seguito proponiamo la rassegna stampa realizzata in occasione dei due eventi tenutisi alle Camere di Commercio di Caserta e di Salerno con ospiti il nostro Direttore Scientifico Alex Giordano e il Prof. Derrick De Kerckhove, sociologo fra i massimi esperti di cultura digitale e innovazione.

RASSEGNA STAMPA EVENTI 10 E 11 DICEMBRE 2018 – LE OPPORTUNITÀ DEL PIANO NAZIONALE IMPRESA 4.0

https://agvilvelino.it/article/2018/12/06/campania-industria-4-0-arriva-il-prototipo-del-primo-punto-impresa-digitale/
https://www.ildenaro.it/industria-4-0-nasce-pidmed-lo-sportello-le-imprese-mediterranee/

Rassegna Stampa 7 Gennaio 2019 (notizie della settimana 2 – 6 gennaio)

 

Un inizio d’anno in minore con tre articoli che aprono con uno sguardo preoccupato sul nuovo anno.

Il mondo dell’artigianato rappresenta un momento di cambiamento non positivo. In cinque anni hanno chiuso circa 100mila imprese. Anche se il comparto, riducendosi, si rinnova e si cimenta in nuovi mestieri a scapito di quelli più tradizionali. Aumentano le imprese di pulizia e quelle che si occupano di tatuaggi e piercing. Crescono i giardinieri e le agenzie per il disbrigo delle pratiche. Salgono anche le imprese che confezionano accessori d’abbigliamento o le sartorie su misura, così come i designer di moda e per il settore industriale. Si riducono invece le imprese di costruzioni e quelle che si occupano di ristrutturazione, i “padroncini” addetti ai trasporti su strada, gli elettricisti, i falegnami e i meccanici.

Anche Confindustria, per voce del presidente Vincenzo Boccia, intravede un 2019 difficile: “Il rallentamento della economia globale e della Germania, la fine del Quantitative Easing e una manovra economica cosiddetta espansiva ma che in questo scenario sarà prociclica, invece di contrastare la frenata, non possono che generare preoccupazione nel nostro mondo.”

E per le PMI erano stati annunciati 40mila euro per ogni azienda che avesse assunto un manager dell’innovazione. Il contributo a fondo perduto finanzierà l’acquisto di «prestazioni consulenziali di natura specialistica» a supporto della trasformazione digitale attraverso le tecnologie abilitanti previste dal Piano Nazionale Impresa 4.0 e dei processi di ammodernamento «degli assetti gestionali e organizzativi dell’impresa, compreso l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali». Il voucher, anche se ha coperture finanziarie spalmate su tre anni, è riconosciuto alle imprese per due periodi d’imposta (2019 e 2020). In realtà si teme che lo stanziamento in Finanziaria sia inadeguato rispetto alle promesse di contributi così generosi. A maggior ragione se si osserva che si prevede di riconoscere il contributo non una tantum ma per due periodi di imposta, 2019 e 2020.

Di seguito i link agli articoli:

 

Rassegna Stampa 17 dicembre (notizie della settimana 10 – 16 dicembre 2018)

 

“Il piano Industria 4.0 sembra arrivato a un bivio. Può diventare una pratica di successo, un processo culturale radicato tra le imprese che digitalizzano l’attività produttiva. Oppure può perdersi come un’esperienza effimera, non alimentata con la stessa dovizia dei primi tempi”. Questo è un ottimo incipit che fa capire le ragioni per le quali anche la scorsa settimana i rappresentanti delle varie categorie, e le imprese che appartengono a settori-chiave come la meccatronica -oggi #ManifatturaDigitale- abbiano continuato a chiedere a gran voce al Governo di non arretrare sul Piano nazionale Industria 4.0.

Secondo l’annuale rapporto dell’istituto ICom il piano lanciato nel 2016 qualche risultato lo ha dato: l’Italia è passata dalla 17esima posizione del 2017 alla 15esima. Un piccolo passo avanti, che ci allinea alla media Ue (a 28), ma non sufficiente a ribaltare un ritardo di fondo attestato dal fatto che ben 14 sistemi economici risultano ancora più attrezzati del nostro. Hanno alzato la voce anche i “piccoli” di Confartigianato, che rappresentano il 65% degli addetti delle imprese nazionali, chiedendo di confermare tutte le misure 4.0 compresa l’alternanza scuola-lavoro perché a loro manca personale specializzato e l’esperienza dell’alternanza ha dato buoni frutti.

Nel frattempo Microsoft sta investendo nel nostro Paese per valorizza casi virtuosi nei settori dell’hi-tech e per avviare un percorso importante di sviluppo delle competenze. In tutto sono stati investiti 3 miliardi in soluzioni digitali nel corso del 2018.

Varie sono le ricerche che indicano una crescita potenziale delle imprese italiane grazie alla #TrasformazioneDigitale. Negli articoli raccolti questa settimana sono indicate alcune ricerche che evidenziano vari dati. Gli osservatori Digital transformation academy e Startup intelligence della School of Management del Politecnico di Milano hanno realizzato un’indagine, condotta in collaborazione con PoliHub (basata sulle risposte di 250 tra chief innovation officer e chief information officer e 45 interviste dirette), che hanno permesso di fotografare gli scenari che caratterizzano l’innovazione digitale nelle imprese italiane. Altra analisi citata è quella di Accenture sul manifatturiero che indica la necessità di creare l’impresa in versione #QuartaRivoluzioneIndustriale sostenendo che il digital manufacturing —cioè il tornio collegato al server — è solo uno degli step per raggiungere il vero obiettivo finale che è la #FabbricaIntelligente. Si intende quel contesto produttivo che sarà in grado di estrarre valore dalla collaborazione fra le macchine — l’hi-tech — e l’uomo — il problem solving delle tute blu e la creatività visionaria dei colletti bianchi a cui si dovrà aggiungere una nuova figura intermedia di raccordo, una specie di colletto blu. Chissà se Microsoft e le altre Big Tech che stanno investendo nel nostro Paese ci hanno già pensato… #staytuned.

Di seguito i link agli articoli:

dalla salute alle auto le sfide digital

formazione 4.0 platea confusa

industria 4.0 la spinta arriva alle Pmi

innovazione digitale avanti tutta

italia a passo troppo lento sulla strada dell_industria 4.0

l_incognita del 2019 dopo un anno record per i robot italiani

l_ira degli artigiani

la fabbrica intelligente si fa mixando le tecnologie

lo stato delle imprese

meccanica hi tech l_appello dei big

Napoli capitale dei talenti Smau apre alle start up

piano 4.0 la spinta della nuvola

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Quanto sei digitale