Tecnologie 4.0, agricoltura e territori

Una nuova centralità delle strategie locali nel sistema globale del cibo

La pandemia ha evidenziato in modo ancora più forte le contraddizioni del sistema globale dell’agrifood. Per questo sembra necessario creare nuovi equilibri tra i sistemi agroalimentari locali e quello globale, favorendo anche una maggiore diffusione delle tecnologie.

A partire dal libro di Maurizio Martina Cibo Sovrano. Le guerre alimentari globali al tempo del virus il confronto si apre su quattro diverse prospettive:

  • con l’intervento dell’Assessore all’Agricoltura della Regione Campania Nicola Caputo si affrontano i temi dal punto di vista delle politiche regionali che sono cinghia di trasmissione e traduzione operativa sui territori delle politiche europee e nazionali;
  • grazie al Rettore dell’Università Federico II Matteo Lorito si prenderà la prospettiva dell’Università come uno degli attori-chiave per la produzione di conoscenze a supporto dei processi di innovazione (attraverso tutte e tre le sue missioni);
  • l’intervento di Simona Elmo, coordinatrice del progetto Sibater (che supporta i Comuni nel recupero e nella valorizzazione delle terre abbandonate), consente di osservare le prospettive delle realtà territoriali e delle cosiddette aree interne;
  • infine l’intervento di Alex Giordano, Direttore scientifico del progetto di ricerca-azione RuralHack consente di portare l’esperienza di chi studia e sperimenta come attivare processi di innovazione tecnologica per le PMI e a vantaggio degli ecosistemi locali, a partire dall’esperienza realizzata come coordinatore del PIDMed affidato dalle Camere di Commercio di Caserta e Salerno all’Università Federico II.

Le conclusioni del dibattito sono affidate al Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale Giuseppe Provenzano.

Introduce e modera Annalisa Gramigna (Fondazione IFEL)

Scarica il programma dell’evento > Programma Tecnologie 4.0, agricoltura e territori

 

In streaming sulla pagina Facebook di RuralHack

PIDMed: L’innovazione costruita insieme

Avvicinare le imprese alle tecnologie abilitanti con un ampio programma di trasformazione digitale in linea con l’identità culturale e le vocazioni tipiche del territorio. Sulla rivista CostoZero parliamo del piano di PIDMed che punta sull’idea di creare ponti tra la cultura digitale e le MPMI, attraverso l’utilizzo di più discipline e attori.

Alex Giordano, direttore scientifico del programma di ricerca/azione Societing4.0, contenitore ideale di una serie di attività e iniziative che puntano a definire, sperimentandolo, un modello di trasformazione digitale confacente con la nostra identità culturale e con il nostro sistema imprenditoriale, risponde ad alcune domande sulle tematiche e le finalità del progetto PIDMed.

Nell’allegato di approfondimento, scaricabile gratuitamente, ci sono inoltre diverse testimonianze di aziende del territorio che hanno scelto di intraprendere un percorso verso la trasformazione digitale.

Scarica l’allegato di approfondimento PIDMed: L’innovazione costruita insieme – CostoZero

 

Rassegna Stampa PIDMed n.78

Prima della pausa estiva, per poi ritornare con le nostre consuete rassegne stampa settimanali a settembre, vogliamo consigliarvi alcune letture interessanti.

Qui potete scaricare questa “edizione speciale” della rassegna stampa PIDMed n.78

E se avete ancora voglia di leggere:

Per consigli di lettura sul mondo dell’agrifood e dell’agritech vi suggeriamo di scaricare la rassegna stampa RuralHack n.78

Per consigli di lettura sul mondo del digitale, della tecnologia e degli impatti di questa sulla società vi suggeriamo di scaricare la rassegna stampa Societing4.0 n.78

Rassegna Stampa PIDMed n.77

Se gli orizzonti delle politiche pubbliche sono quelli dell’innovazione

Partiamo dai dati che fotografano lo stato dell’arte: a quanto pare, secondo il Rapporto regionale PMI 2020 realizzato da Confindustria e Cerved, in collaborazione con SRM-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, partendo dai bilanci delle Pmi e simulando l’evoluzione del cashflow emerge che più di un terzo delle 156mila società analizzate (60mila unità secondo lo scenario base e 70mila in caso di una nuova ondata di contagi dopo l’estate) potrebbero entrare in crisi di liquidità prima della fine dell’anno. Secondo gli analisti servono iniezioni di liquidità tra i 25 e i 37 miliardi di euro per sostenere queste Pmi. Ovviamente lo scenario peggiore fa subito pensare a un effetto sociale importane se si considera che sono circa 1,8 milioni i lavoratori impiegati nelle aziende più a rischio. Confindustria chiede ora «una decisiva svolta di policy»: proseguire con le misure a sostegno della liquidità delle imprese adottate nei mesi scorsi e partire con riforme strutturali.

L’orizzonte della ripresa e dello sviluppo per molti è chiarissimo e si riassumono in poche parole-chiave: #Europa, #green, #sussidiarietà e #sostenibilità insieme a #coesione, #creatività, #digitale, #flessibilità e #cultura. È quanto esce dal Festival della Soft Economy organizzato da Fondazione Symbola. Il direttore della Fondazione Symbola Domenico Sturabotti ha detto che le imprese più coesive – cioè in stretta relazione con il contesto in cui operano, quindi con i dipendenti, i fornitori, i clienti – sono quelle che hanno saputo rispondere meglio alla crisi generata dal Covid-19 perché la vicinanza al proprio territorio le rende più reattive, capaci di cogliere e interpretare con rapidità i cambiamenti in atto e di rispondere con flessibilità. Come? Esercizi di creatività, digitalizzazione e nuovi modelli di business ma anche nuovi modelli organizzativi (lo smart working diffuso e massiccio è stata la prova generale che si può fare). Serve però un ingrediente necessario: il coordinamento. “Il problema è che tutte queste energie positive si muovono ciascuna per conto proprio” ha dette Ermete Realicci, Presidente di Legambiente e della Fondazione Symbola, “mentre è necessario che le idee vengano messe insieme con una strategia che dia priorità, ordine, logica”.

Da questo punto di vista è molto interessante il lavoro in corso presso la Regione Emilia-Romagna che, è utile ricordarlo, vede alla base della tenuta del “modello Emilia” il dialogo costante tra istituzioni, imprese, sindacati, scuole, atenei, riassunto dal 2015 nel “Patto per il lavoro” che, come ha precisato il Presidente della Regione Bonaccini, sarà rinnovato in ottobre e abbinato per la prima volta a un Patto per il clima, per gettare le basi di un futuro sostenibile che guarda al 2030. Ma Bonaccini ha detto un’altra cosa interessante: “È inutile perdere tempo a contare i posti di lavoro che perderemo, dobbiamo impegnarci per crearne di nuovi, sapendo che i mestieri di domani non saranno quelli che conosciamo oggi e che sempre più avranno a che fare con innovazione tecnologica, digitale e robotica”.

Per questo la Regione è impegnata, con altri attori del territorio, a far nascere il #BigDataHub, il più grande cantiere pubblico in corso all’ex Manifattura tabacchi di Bologna che ospiterà il data center del Centro meteo europeo e anche l’Agenzia meteo italiana, nonché uno dei più potenti supercomputer al mondo. L’ambizione è di diventare una delle prime “data valley” mondiali con l’idea che siano i big data a trainare la metamorfosi della manifattura e delle nuovo sistema di competenze. Dunque possiamo ancora sperare che le politiche pubbliche lancino il cuore oltre l’ostacolo e si orientino verso l’innovazione vera.

Lo staff di PIDMed

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Rassegna Stampa PIDMed n.76

Un Paese più innovativo, sostenibile ed equo?

Riprendiamo alcuni degli higtlights del Rapporto Analisi dei Settori Industriali maggio 2020 di Intesa S. Paolo – Prometeia che parlano delle filiere messe in ginocchio in questi mesi dal Covid e delle capacità di resilienza acquisite grazie ad interventi fatti nella fase di crisi economica che si era avviata dal 2008:

– Il manifatturiero italiano è stato fortemente colpito dal duplice shock di domanda e offerta indotto dalla pandemia;

– In controtendenza, la Farmaceutica (+4.2%) sta beneficiando dell’accresciuta domanda e dell’eccellente posizionamento nella filiera globale del valore;

– La ripresa costituirà un’opportunità di trasformazione e modernizzazione del nostro tessuto produttivo, accelerando processi di innovazione e digitalizzazione già avviati nell’ambito della transizione verso il 4.0, che andranno a rinvigorire il ciclo degli investimenti;

– Le tecnologie green giocheranno un ruolo chiave, anche alla luce delle scelte fatte a livello comunitario;

– Nuove opportunità di crescita potrebbero giungere da una maggiore regionalizzazione delle catene del valore, che vedrà un irrobustimento delle piattaforme produttive europee, dove le imprese italiane potranno contare su un buon livello competitivo per conquistare spazi;

– La crisi avrà impatti sulla redditività manifatturiera, ma meno intensi rispetto al 2009. Il tessuto produttivo si presenta infatti, ad oggi, rafforzato rispetto al passato, in termini di liquidità e patrimonializzazione, e quindi potenzialmente più resiliente. I provvedimenti adottati a sostegno delle imprese, inoltre, saranno efficaci nell’evitare che eventuali squilibri si riversino lungo le filiere, danneggiando gli anelli più deboli della catena del valore.

In questo scenario si inseriscono interventi come l’arrivo di 900 milioni da Google per le pmi e il piano #piccolegrandimprese che Facebook ha lanciato sempre in soccorso delle pmi italiane. Google prevede interventi vari di formazione e, fra questi, un grant di 1 milione di euro a Unioncamere per offrire formazione specifica e assistenza da parte di esperti a imprese e lavoratori, cui seguiranno altri strumenti, progetti. Facebook invece nei prossimi sei mesi proporrà prodotti e servizi per aiutare le pmi a sviluppare la digitalizzazione, compreso uno strumento che consente di fare una diagnosi dell’efficacia della propria presenza digitale.

Si apre dunque una questione-chiave: chi farà la sintesi di queste iniziative? Perché riteniamo che tutte le risorse  a disposizione (anche quelle ridondanti come strumenti di autovalutazione e assessment sul tema “pmi e digitale”) sarebbero da integrare nel disegno articolato dal Piano Nazionale Impresa 4.0, organizzando occasioni e interventi all’interno di un quadro unico. Come dice Mariana Mazzuccato: L’Italia ha bisogno di un modo diverso di pensare alla politica economica e in particolare la strategia industriale. Solo attraverso la riproduzione di esperienze virtuose di collaborazione tra pubblico e privato sarà possibile realizzare un rilancio e un rinnovamento della struttura produttiva del nostro Paese –un Paese più innovativo, sostenibile ed equo”.

Lo staff di PIDMed

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Rassegna Stampa PIDMed n.75

Stare in un angolo a piangere non ci aiuterà a risolvere le cose

Il cambiamento del sistema produttivo è necessario e questo è un dato di fatto. Perdere tempo a distribuire le colpe è uno spreco di energie da utilizzare, invece, per cogliere le occasioni per ripensarsi.

Come?

Provate a leggere un po’ degli articoli raccolti e diteci se siete d’accordo con noi:

1. cogliere le occasioni degli incentivi e delle risorse messe in campo. Un primo passaggio è quello di sopravvivere: salire sulla scialuppa di salvataggio oppure aggrapparsi a quello che si trova in mare e che sta galleggiando. Ma può un sistema produttivo accontentarsi di questo?

2. di sicuro c’è bisogno di essere accompagnati a cogliere le occasioni possibili (nuove offerte, nuove forme di fidelizzazione, nuovi strumenti, il digitale, ecc.), specie come singole imprese. E ci sono diversi attori e diversi dispositivi che hanno già questa funzione: i Competence Center, i PID, i Digital Innovation Hub, per fare un esempio, che si mixano alle Camere di Commercio, ai servizi delle associazioni di categoria, alle proposte formative di vari attori sul territorio (anche le Big Tech sono entrate in campo in modo importante su questo);

3. orientarsi al miglioramento della qualità offerta a partire dai driver di sviluppo ormai chiari: green e digitale.

Perché tutto ciò accada serve un lavoro di cucitura degli interventi previsti dai diversi attori in campo, serve un lavoro di alfabetizzazione per le impese, serve un mix di linguaggi e competenze.

È molto importante che venga data continuità ad attività di ricerca e azione che siano attente alle specificità delle realtà alle quali si rivolgono. Inoltre è fondamentale creare ponti tra discipline, attori, significati, metodi, territori, tradizione e innovazione generando idee, esperienze e soluzioni che possono produrre valore collettivo. Il lavoro non è solo sulle imprese, quindi, ma su quell’intelligenza collettiva che mette insieme persone, tecnologie, singoli e comunità verso la generazione del bene comune.

Riteniamo che serva un tempo da dedicare alla formazione e alla crescita ecosistemica dei processi di innovazione tecnologica e sociale. Per questo è decisivo sostenere una diffusa alfabetizzazione a vantaggio di una distribuzione condivisa dei poteri e delle responsabilità delle/nelle comunità. Ciò crea gli anticorpi e i dispositivi che possono favorire il cambiamento ed “evitare che intelligenze artificiali -cioè intelligenze che agiscono in autonomia, attraverso le macchine o attraverso dispositivi sociali-economici-tecnici-politici-militari-religiosi… – condizionino in modo negativo la vita delle persone”.

Siamo convinti che il modello PIDMed possa realmente essere un esempio virtuoso.

Lo staff di PIDMed

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Rassegna Stampa PIDMed n.74

Vuoi ripartire? Fai sistema e valorizza i dati

 

Proviamo ad unire alcuni puntini che vengono offerti questa settimana alla nostra riflessione:

– Primo puntino. Dal 10 luglio le MPMI  avranno a disposizione 265 milioni destinati a finanziare investimenti in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia per la trasformazione digitale attraverso le tecnologie 4.0 e per la transizione verso pratiche di economia circolare;

– Secondo puntino. Fabrizio Onida (professore di Economia presso la Bocconi) ci ricorda che “Non basta offrire alle imprese incentivi fiscali e finanziari automatici (come crediti d’imposta e ammortamenti accelerati su investimenti e occupazione) … Serve anche costruire pazientemente un sistema efficace di trasferimento tecnologico dal mondo della ricerca alle imprese”.

Riprendendo un suggerimento già lanciato la scorsa settimana da Giorgio De Michelis (Università di Milano) e Alfonso Fuggetta (Polimi), Onida rilancia la necessità della nascita di “numerosi Technology Innovation Center: una rete territoriale qualificata e accessibile a grandi e piccole imprese, decise a puntare sull’innovazione tecnologica come strada obbligata per essere competitivi sul mercato domestico e sui mercati internazionali”;

– Terzo puntino. La Regione Emilia Romagna sta lavorando per diventare la Data Valley Europea cioè il baricentro internazionale per lo studio e le applicazioni in materia di Big Data e Intelligenza Artificiale in aree strategiche per lo sviluppo economico e sociale.

L’unione di questi tre puntini ci consente di riflettere su due questioni-chiave: la prima riguarda le modalità di accompagnamento delle MPMI verso la digitalizzazione. Sappiamo, per esperienza diretta (qui raccontata) che il processo di digitalizzazione delle PMI non passa solamente da risorse e incentivi quanto, piuttosto, da un lavoro di alfabetizzazione alle tecnologie e di accompagnamento alla definizione di strategie di cambiamento che, molto spesso, le imprese –anche legittimamente- non fanno. Una parola-chiave usata da Onida è #sistema. La necessità di fare sistema, spesso dichiarata, implica un lavoro quotidiano di cucitura (spesso di ri-cucitura) di relazioni tra attori e tra interessi diversi che, sui territori, sono arcinote. Dinamiche che, a loro volta, sono catene che bloccano ogni buona intenzione di eventuali processi di cambiamento.

Ma fare sistema è la via: l’unica via verso la creazione di nuove condizioni ed occasioni che possano avvantaggiare tutti: le imprese, le istituzioni, i territori, i cittadini. E per questo una realtà più capace a fare sistema com’è l’Emilia Romagna, ci guida ad una riflessione importante: i dati sono il nuovo petrolio. La raccolta e la possibilità di utilizzare in modo autonomo i Big Data, in una logica collettiva (di sistema, appunto) è una nuova fonte di ricchezza in questa nuova economia della conoscenza. Inoltre è dalla condivisione di grandi volumi di dati che si possono creare soluzioni alle grandi sfide locali e globali.

Lo staff di PIDMed

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Rassegna Stampa PIDMed n.73

Digitale e green economy: le leve per accelerare la ripresa

“Il digitale deve essere al centro della strategia di rilancio”. Lo dice forte e chiaro l’associazione di Confindustria che riunisce le imprese dell’Ict.

Indicazione rilanciata nel corso della sesta edizione della Mediobanca Ceo Conference da 60 chief executive officer di società italiane quotate in Borsa che si sono confrontati con oltre 100 investitori istituzionali italiani ed esteri.

Nelle due giornate di confronto i manager del sistema industriale e di quello bancario-finanziario hanno messo in evidenza la necessità di accelerare la ripresa basandosi su: digitale e green economy.

L’hanno chiamato #GreenKeynesianApproach e hanno espressamente chiesto al Governo di accompagnare questa rinascita attraverso la semplificazione dei processi di autorizzazione relativi agli investimenti per fare in modo che i nuovi capitali possano essere messi rapidamente al lavoro. Questo per contribuire a chiudere il divario infrastrutturale del Paese e aumentarne la competitività.

Imprese e finanza, dunque, si sono allineate con il Governo e con le idee di sviluppo dell’Europa. Cosa manca ancora?

Sulle semplificazioni delle procedure amministrative è intervenuto Franco Bassanini, uno dei padri delle semplificazioni, ad esortare l’approvazione di norme forti, anche in via sperimentarle. “E poi”, ha detto, “bisogna passare dalla cultura del sospetto alla cultura della fiducia” e in questo ha individuato alcune tecnologie (per esempio la blockchain) come alleate possibili.

Mentre Marco Gay, presidente Anitec-Assinform, ha sottolineato la necessità di formare competenze Ict avanzate. Per il triennio 2019-2021, ha detto Gay, è stata stimata una carenza di almeno 11.500 laureati: il 28% del fabbisogno complessivo. La spinta alla digitalizzazione richiede nuove competenze e profili altamente specialistici in ambiti di punta quali intelligenza artificiale, big data, blockchain, cloud computing, IoT, robotica. Per questo, ha sottolineato Gay, serve un approccio strategico condiviso tra Industria Ict e ministeri dell’Università e Mise per rimettere la ricerca e l’innovazione al centro di una politica industriale.

Il deficit di #fiducia e #formazione riporta la sfida dello sviluppo economico sul piano sociale. Saremo all’altezza di questa sfida?

Lo staff di PIDMed

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Rassegna Stampa PIDMed n.72

Siamo ancora al condizionale…

Di certo non c’è ancora niente: neanche il nome. Stiamo parlando del piano “Transizione 4.0” o “Impresa 4.0 Plus” che forse diventerà “Impresa 5.0”.

Le novità allo studio sono 4:

1. La proroga del piano triennale: credito di imposta che ha sostituito i vecchi “iper” e superammortamento; investimenti in R&S, innovazione e formazione 4.0;

2. Il piano intende  rendere cedibili in banca i crediti di imposta maturati dalle imprese, replicando il meccanismo introdotto per l’ecobonus in edilizia;

3. Per la ricerca si prevede che il “bonus” per investimenti in ricerca fondamentale o industriale e in sviluppo sperimentale passi  dal 12 al 20%. Per le spese in innovazione mirate a processi di transizione ecologica e digitalizzazione negli ambiti tecnologici 4.0 si salirebbe dal 10% al 15% con limite massimo di spesa a 2 milioni;

4. Infine si intende incrementare dal 15 al 20% il beneficio per l’acquisto di beni immateriali collegati all’industria 4.0, i software, mentre si ritiene già abbastanza elevato il 40% massimo (fino a 2,5 milioni di investimento) che attualmente si applica sulle spese per i beni materiali 4.0.

Per gli investimenti in macchinari e strumentazioni il Mise non sembra dunque intenzionato a raccogliere il suggerimento, contenuto nel rapporto degli esperti coordinati da Vittorio Colao, di reintrodurre la vecchia formula del Piano Industria 4.0 basata sull’iperammortamento fiscale per i beni legati alla digitalizzazione e sul superammortamento per i beni strumentali tradizionali.

Nella proposta di Colao si invita a migliorare la produttività delle imprese attraverso investimenti in automazione, digitalizzazione, formazione facendo scomparire la maggior parte del sommerso “che è una delle principali zavorre degli investimenti in produttività e crea concorrenza sleale”. Il suggerimento di Colao a tutte le imprese è “digitalizzare e assumere laureati, anche neolaureati, che possano portare l’innovazione in azienda”.

Insieme alle imprese e al lavoro, infatti, secondo Colao è prioritario investire in digitalizzazione e affrontare la questione della formazione: “due problemi del Paese sono il basso livello di automazione e il basso livello di laureati. Laurearsi in discipline scientifiche deve diventare un buon affare per i ragazzi. Automazione e formazione fanno crescere la produttività”.

A questo proposito nel Piano Colao c’è un capitolo sulle competenze nel quale si raccomanda “un ripensamento strutturale del sistema scolastico, in particolare della parte universitaria di eccellenza e della parte universitaria professionalizzante per aumentare la disponibilità di diversi profili. Dobbiamo creare più centri di eccellenza e Phd applicabili al mondo industriale. Ma anche sfruttare meglio gli ITS”.

Siamo pronti per passare da idee scritte ancora tutte al condizionale ad azioni che ci permettano di usare finalmente il tempo presente?

Lo staff di PIDMed

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Rassegna Stampa PIDMed n.71

Ci aspetta una Industria 4.0 plus?

 

È da un po’ di tempo ormai che il Premier Giuseppe Conte annuncia il “Piano di rilancio” per l’Italia dei prossimi anni. Ma cosa prevederà? Quello che sappiamo dalle parole di Conte è che il Piano sarà molto «concreto» e che la digitalizzazione avrà un ruolo primario. Sul Sole24Ore leggiamo di una rete nazionale unica in fibra ottica, promozione di pagamenti elettronici, piano cashless, incentivi alle imprese che si predisporranno per la “svolta” digitale e robotica, «oltre alla conferma di Industria 4.0, ci sarà una Industria 4.0 plus dedicata proprio alla digitalizzazione».

Alle linee-guida di questo documento contribuiranno tutti i ministeri e la task force guidata da Colao; quindi, la sintesi di tutto ciò coinciderà con il Piano nazionale di riforme che come ogni anno il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri invierà a Bruxelles. Inutile sottolineare quanto sarà importante per l’Italia presentare i progetti giusti per accedere ai fondi europei. E come siamo rimasti col famigerato Mes? Il Premier dice che: «Presumibilmente entro luglio sarà il Parlamento ad esprimersi sull’intero pacchetto di aiuti europei e sarà in quella sede che valuteremo se per l’Italia sarà necessario e conveniente attivare anche la linea di credito del Mes. Come ogni buon padre di famiglia, prima di recarmi in banca voglio valutare bene». Il 13 giugno si avvieranno gli Stati Generali e da lì ne sapremo di più.

Nel frattempo ci sono diverse iniziative a sostegno delle PMI, come il progetto «Prospettiva lavoro», lanciato da Formazienda insieme a Ebiten e Fondo Fass. Lo scopo è quello di fornire nuove competenze per fronteggiare il Covid tutelando al meglio le aziende e i lavoratori e anche in questo caso il focus resta la digitalizzazione e l’innovazione: «È un processo di cambiamento irreversibile che interessa anche le Pmi e che va sostenuto con forza e con ogni mezzo possibile per aumentare la competitività», queste le parole della direttrice di Formazienda Rossella Spada.

Ovviamente tutti si aspettano che l’Italia riparta nel migliore dei modi, con i fondi, i progetti e le prospettive giuste. I sostegni alla formazione aziendale ci sembrano certamente un modo non miope per rialzarsi e guardare avanti con ottimismo.

 

Lo staff di PIDMed

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