Rassegna Stampa PIDMed n.70

Parola d’ordine: sostenibilità

 

Via libera a progetti che prevedono investimenti in beni strumentali, attività di ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, formazione 4.0 e altre attività innovative, ma soprattutto, semaforo verde per tutto ciò che riguarda l’economia circolare. Il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico sul bonus ricerca e innovazione, oltre a specificare quali sono le attività che possono essere ricondotte a queste due tipologie di intervento e a spiegare tutti gli investimenti in innovazione digitale 4.0 previsti dagli incentivi, parla anche di transizione ecologica. Il decreto considera infatti, attività di innovazione tecnologica finalizzate al raggiungimento di obiettivi di transizione ecologica i lavori svolti nell’ambito di progetti relativi alla trasformazione dei processi aziendali secondo i principi dell’economia circolare.

Sempre più caldo e sempre più premiato il tema del green e la necessità di fare investimenti che rendano le imprese sempre più sostenibili. Anche il programma Horizon 2020, tra le varie iniziative, supporta la transizione energetica e promuove le aree rurali considerate fondamentali per risolvere molte delle grandi sfide della società come i cambiamenti climatici o la fornitura sostenibile di cibo, biomassa ed energia.

Come sottolinea Luca Zanini, sul Corriere della Sera: “In tanti evocano la parola magica, mantra del Terzo millennio: sostenibilità. Eppure sostenibilità può divenire un concetto abusato, spesso sfruttato da chi pensa di poter riscattare l’immagine della propria realtà produttiva con il paradigma dell’«impresa etica», con lo sfruttamento dell’effetto «green washing», ovvero del darsi un’immagine verde e biocompatibile quando in realtà di rispetto della natura ci si occupa ben poco”.

La riflessione continua suggerendo che una soluzione a tutto questo c’è, o comunque potrebbe essere adottata portando a un certo benessere generale, riportando le parole di Massimo Mercati (autore de L’impresa come sistema vivente): “Per affermarsi nella competizione l’impresa non potrà più essere concepita solo come una macchina da profitto, ma dovrà rivedere i propri obiettivi, passando da una crescita quantitativa a una qualitativa”. Un vero e proprio cambio di paradigma, un approccio che prevede la rinuncia a vecchi modelli di business dove il profitto è tutto, per puntare a una crescita che include il benessere collettivo, con impatti positivi sull’ambiente, la società, ma anche di conseguenza crediamo, sull’economia.

 

Lo staff di PIDMed

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Rassegna Stampa PIDMed n.69

Si può fare…?!

 

Le scelte dell’Europa e del Governo hanno attirato la nostra attenzione questa settimana.

Facciamo qui il copia/incolla di una considerazione-chiave che Gianni Toniolo fa in un interessante commento sulle scelte dell’Europa che chiama #ilNuovoPianoMarshall: “La discontinuità annunciata nella politica europea offre all’Italia, arrivata alla crisi pandemica sfibrata da un quarto di secolo di ristagno economico, un’occasione, difficilmente destinata a ripetersi, per riprendere il filo interrotto della crescita della produttività. Per coglierla, dovremo tutti – politici, imprenditori, rappresentanze sociali, media – uscire dalla miopia del brevissimo termine, causa ed effetto dell’elevato debito pubblico, per adottare una visione di lungo andare dell’interesse nazionale, basata su pochi punti condivisi da governo e opposizione e quindi tali da essere perseguiti per il tempo necessario alla loro realizzazione”.

Sulla base delle scelte in corso, l’Italia potrebbe ricevere, nei prossimi quattro anni, prestiti per circa il 2% del Pil e il Mes aggiungerebbe, nel prossimo biennio, risorse pari a un altro punto percentuale di Pil. Oltre a questo si aggiungono le risorse per  il sostegno alla disoccupazione (SU-RE) e alle imprese (BEI).

Come dice bene Gianno Toniolo, ci sono due pericoli che possono rendere inutile l’afflusso di decine di miliardi verso il nostro Paese:  “non saperli spendere e distribuirli in piccoli rivoli a tanti portatori d’interessi particolari”.

Intanto a livello nazionale il Ministro Patuanelli ha firmato il decreto attutativo del Piano Transizione 4.0, dando corpo ai nuovi crediti di imposta per la ricerca, sviluppo, innovazione e per l’acquisto di beni strumentali. Insieme a questo il Governo ha messo in campo risorse e soluzioni perché, dice il Ministro Gualtieri, oltre alle risorse servono anche interventi di snellimento delle procedure a partire dalla semplificazione del diritto societario. Nel decreto ‘Semplificazione’ il Governo favorirà anche la capitalizzazione delle imprese alla quale si aggiunge la scelta fatta nel decreto ‘Rilancio’ a  sostegno della patrimonializzazione delle Pmi e sulle startup.

Interessanti poi le riflessioni di Gualtieri sul modello socio-economico da supportare. Il Ministro, infatti, sostiene che il modello iperliberista abbia evidenziato, proprio in un periodo di grave difficoltà per il mondo, tutta la sua inadeguatezza. Serve invece un modello che coniughi crescita ed equità.

#Equità è una delle parole-chiave utilizzata da Philp Kotler nella riflessione sull’apertura dell’epoca del #postconsumismo che Covid-19 ha aperto: “È tempo di ripensare e riconnettere il capitalismo e dargli una forma più equa, basata sulla democrazia e sulla giustizia sociale”.

Leggendo i tanti e interessanti interventi della settimana è sorta urgente una domanda: quali dovrebbero essere i passi da fare per programmare e spendere al meglio le risorse pubbliche?

 

 Lo staff di PIDMed

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Rassegna Stampa PIDMed n.68

Democratizing Work

In settimana è uscito in simultanea su 37 giornali internazionali un appello firmato da 3.000 ricercatori da più di 650 università di tutto il mondo per il cambiamento dopo la pandemia.

Attraverso questo appello sono state lanciate tre proposte per il lavoro (di seguito parti del testo dell’appello):

1. Democratizzazione

I lavoratori non sono solo una delle tante parti in gioco all´interno delle aziende: al contrario, sono loro la chiave per il successo dei datori di lavoro… Se ci chiediamo come le aziende e la società intera possono riconoscere il contributo dei lavoratori in tempo di crisi, la risposta è: democrazia;

2. De-mercificazione

Alcuni bisogni fondamentali e collettivi devono essere sottratti al criterio dell’analisi costi-benefici, come ci ricordano il numero crescente di morti di Covid in tutto il mondo. Chi sostiene il contrario ci mette in pericolo. Quando sono in gioco la salute e la nostra vita sul pianeta, ragionare in termini di costi e benefici è indifendibile. La de-mercificazione del lavoro significa proteggere alcuni settori dalla legge del cosiddetto «libero mercato»; significa inoltre assicurare che tutti abbiano accesso al lavoro e alla dignità che conferisce;

3. Risanamento ambientale

Se i nostri governi si impegnano per salvare le imprese nella crisi attuale, anche queste ultime devono fare la loro parte, accettando alcune condizioni fondamentali della democrazia. I nostri governi, in nome delle società democratiche dai quali vengono scelti e alle quali devono rispondere, e in nome dell´obbligo che tutti abbiamo di assicurare l´abitabilità del

nostro pianeta, devono appoggiare le imprese a condizione che queste adottino delle nuove pratiche, attenendosi a requisiti ambientali esigenti e introducendo strutture interne di governo democratico.

Finché le imprese saranno gestite con l’ obiettivo di massimizzare il profitto in un mondo in cui l´energia è a basso costo, perché mai verrebbero adottati questi cambiamenti? Nonostante le sfide che questa transizione comporta, imprese sociali e aziende cooperative, guidate da obiettivi che tengono in conto tanto considerazioni finanziarie quanto sociali e ambientali e che danno spazio alla democrazia interna, hanno già dimostrato il loro potenziale come agenti dei cambiamenti desiderati. Non illudiamoci: gli investitori di capitale, potendo scegliere, non si cureranno della dignità degli investitori di lavoro e non si faranno carico di combattere la catastrofe ambientale. È possibile scegliere un’altra strada. Democratizziamo le imprese; de-mercifichiamo il lavoro; smettiamo di trattare le persone come risorse in modo da potere impegnarci insieme per sostenere la vita sul nostro pianeta.

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Rassegna Stampa PIDMed n.67

Se non si può fare altrimenti…

Non è che siamo diventati diversi è semplicemente che non possiamo fare altrimenti.

Ecco perché l’incidenza del lavoro agile è destinata a crescere rispetto al passato. Prima del Covid-19, le aziende che avevano attivato smart working e affini erano il 39% al Nord, il 42% al Centro e il 36% al Sud. Il virus ha portato all’attivazione del lavoro agile da parte del 97% delle imprese e in futuro sei dipendenti su dieci saranno in smart working, contro il 46,19% degli attuali. Dalla quick survey promossa da Fondirigenti emerge che il 77% delle aziende ha messo a disposizione dei dipendenti adeguate dotazioni tecnologiche e che il 13% delle realtà interessate ha deciso di avviare corsi di formazione specifici sullo smart working: un punto di partenza, più che di arrivo se solo si considera che, secondo la maggior parte delle aziende coinvolte nell’indagine, proprio la formazione dovrà svolgere un compito molto importante. A partire proprio dai dirigenti e da chi si occupa della gestione delle risorse.

Ed ecco anche perché si sta accelerando il processo di digitalizzazione delle aziende italiane. Secondo l’ultima ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano il mercato – tra software, hardware e servizi – nel 2019 ha raggiunto un valore di 200 milioni di euro, di cui il 78% commissionato da imprese italiane e il 22% come export. Tra i diversi settori, lAI è diffusa in particolare nelle banche e nella finanza (25% del mercato), nella manifattura (13%), nelle utility (13%) e assicurazioni (12%). Inoltre, l’implementazione da parte delle imprese, non ha favorito la sostituzione del lavoro umano. Interessante sapere, infatti, che secondo l’indagine del Politecnico, il 96% delle imprese che hanno implementato soluzioni di AI non ha sostituito il lavoro umano con quello delle macchine.

A quanto pare l’Intelligenza artificiale sta aumentando le capacità umane. Tutti gli studi – sostengono Alessandro Longo e Guido Scorza, autori del libro “Intelligenza Artificiale, l’impatto sulle nostre vite, diritti e libertà” – concordano nel dire che la quarta rivoluzione industriale avrà un grande impatto sul lavoro e di conseguenza sulle politiche sociali e formative che i governi dovranno adottare. Ci sarà la sostituzione di lavori umani ripetitivi, mentre quelli di alto livello cognitivo saranno sempre più supportati dall’intelligenza artificiale nelle decisioni. In entrambi i casi le aziende e i lavoratori dovranno adeguarsi alle profonde mutazioni.

Quindi, a quanto pare, il dado è tratto.

 

Lo staff di PIDMed

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Rassegna Stampa PIDMed n.66

La Fase 2 ovvero il grande torneo di “Braccio di ferro”

In un tavolo il braccio di ferro tra gli imprenditori e il governo. “Non si salvano per legge le aziende dal fallimento”,  ha detto il Presidente di Confindustria, specificando le principali richieste degli industriali: che si sblocchino tutte le opere pubbliche già finanziate; che gli incentivi di industria 4.0 e i pagamenti dei debiti che lo Stato deve alle imprese vengano trasferiti in liquidità immediata con una detrazione sulle imposte che si pagano quest’anno. Ha anche sottolineato che è il momento per rilanciare con più risorse il Piano Industria 4.0.

In un altro tavolo ecco il braccio di ferro tra istituzioni. Lo scontro istituzionale, soprattutto quello tra governo e Regioni è in realtà uno spettacolo poco edificante oltre a generare grande confusione.

E ancora un altro bel braccio di ferro tra l’Europa e i Paesi sull’uso del Mes (il Fondo Salva Stati) per cui è dovuto intervenire Gentiloni a confermare che le regole del patto di stabilità e crescita resteranno sospese e lo resteranno ben oltre la fine della crisi sanitaria. La sospensione dovrebbe evitare nell’immediato una richiesta di rientro da parte del Mes nella cui governance siede anche il governo italiano che è il terzo contributore europeo al suo capitale.

Conflitti e processi negoziali sono il sale delle relazioni eppure ci sembra che sfidarsi in questo modo a chi è il più forte del gruppo, non sia la soluzione per contrastare una pandemia e riprendere la vita sociale, economica ed ecologica che ci stavamo immaginando.

A questo punto comunque si accettano scommesse sui vincitori!

 

Lo staff di PIDMed

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Rassegna Stampa PIDMed n.65

Fase 2: la priorità del lavoro e delle persone

 

Della Fase 2 avremo tempo a parlarne, mentre ci sembra utile fermarci questa settimana sulle celebrazioni del primo maggio che ci riportano al tema-chiave del lavoro e della dignità dei lavoratori. Antonio Casilli, docente di sociologia presso l’università Télécom Paris, divide i lavoratori in:

– persone che possono tele-lavorare da casa cioè in media il 30 per cento della forza lavoro dipendente;

– lavoratori precari o dipendenti già attivi che non possono tele-lavorare come il personale medico, quello della grande distribuzione, i trasporti pubblici oppure i rider in moto o in bici, i driver;

– i lavoratori dell’automazione che “moderano i commenti sui social network o allenano gli algoritmi a diventare intelligenti”.

È proprio sul lavoro che si riaprono tutte le aberrazioni della nostra normalità pre-Covid: i lavori di cura familiare affidati alle donne con tutto ciò che ne consegue; le forme di sfruttamento dei lavoratori, dai lavoratori dell’agricoltura a quelli cosiddetti autonomi come i rider e i driver la cui condizione è ben raccontata nell’ultimo film di Ken Loach; molte condizioni di lavoro non sicuro; fino ad arrivare ai lavoratori che saranno sostituiti dalle macchine.

Diciamo che ce n’è abbastanza per desiderare di superare il prima possibile la Fase 2 rimettendo mano a questo tema profondamente politico che ha a che fare con la dignità, i diritti, l’autonomia e il benessere di noi tutti. L’ambizione è di poter risolvere qualsiasi forma di sfruttamento profondamente dannoso, per chi ancora non se ne fosse accorto, per tutto l’ecosistema.

Come per molte distorsioni del nostro sistema la domanda che ci stiamo facendo è la stessa: se non ora quando?

Lo staff di PIDMed

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Rassegna Stampa PIDMed n.64

La Fase 2

 

Ci stiamo affacciando alla Fase 2 e stiamo gradualmente capendo che non solo non potremo tornare alla normalità ma che la situazione sanitaria è ancora profondamente incerta. Sono allo studio molte soluzioni economiche per far fronte alle situazioni difficili delle imprese e in realtà di tutti i settori. Il primo passaggio è quello di garantire la salute alle persone anche negli ambienti di lavoro e, come dice Aldo Bonomi, a “ridisegnare la ragnatela del valore”.

Nessuno può oggi sapere esattamente quale sarà la nuova normalità ma, come ci suggerisce ancora Bonomi “dovrebbe far riflettere la metamorfosi di due luoghi simbolo: le Ogr a Torino e la Fiera a Milano trasformati, nell’emergenza, in luoghi a supporto della cura”. Di fronte alla concretezza di tanti bisogni che vengono elencati in questi giorni in ogni dove, ci sembra che manchino ancora delle visioni. Forse fa paura dirlo ma serve immaginazione, ci servono nuove utopie.

Nel Medioevo (ci ricorda Rudger Bergman nel suo “Utopia per realisti”) l’Europa doveva assomigliare a una vera e propria Cuccagna con tanto cibo, senza malattie… Oggi ci fa ridere questa immagine ma siamo chiamati insieme ad elaborare una nuova idea comune di come vogliamo che il mondo possa diventare. A quanto pare siamo al nostro appuntamento con la storia.

 

Lo staff di PIDMed

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Rassegna Stampa Speciale #2mesidicoronavirus

Ecco, la musica è finita…

Quando si interrompe d’improvviso una festa per un fatto imprevisto è già panico generale: il lockdown dell’economia italiana è partito con l’interruzione del carnevale di Venezia e con il rinvio del Salone del Mobile di Milano. Dal 21 febbraio (il giorno in cui abbiamo scoperto ufficialmente che si stava diffondendo il virus) al primo articolo che ha iniziato a fare i conti sulle sofferenze dell’economia italiana sono passati 5 giorni ed è stato subito chiaro che interrompere l’organizzazione di eventi importanti avrebbe avuto effetti sull’indotto così come la riduzione delle persone al cinema, ai teatri o allo stadio.

Ma non avevamo ancora visto niente!

All’inizio di marzo l’Ocse ha iniziato a preoccuparsi perché il virus si stava diffondendo ben oltre la Cina e ha dichiarato il Covid-19 come “il pericolo più grande” per l’economia globale dai tempi della crisi finanziaria del 2008. È stata  soprattutto la riduzione della mobilità internazionale a preoccupare: «Il virus rischia di dare un ulteriore colpo all’economia globale già indebolita dalle tensioni commerciali e politiche» ha detto il capo economista dell’Ocse.

Nella settimana in cui è stato deciso che tutta l’Italia era zona rossa, qualche timida ipotesi è stata fatta su scelte-base sulle quali poggiare la ripartenza dell’economia nazionale. E tra gli altri c’è chi ha proposto di puntare sull’economia reale (wow: a volte ritornano!) per evitare la sofferenza delle banche ed evitare tagli al credito per le imprese. Importante poi fare dell’Italia una specie di «porto franco» per due mesi attraverso un bollino tax free per ogni aumento di capitale, rifinanziamento, acquisto di azioni da parte dei risparmiatori.

E mentre il mondo si era fermato incredulo di fronte a un virus invisibile (se non per gli effetti devastanti sulle persone) è arrivata la primavera, come ogni anno. In quei giorni abbiamo saputo dal responsabile della Manifattura e produzione avanzata del World Economic Forum che la pandemia ha dato un nuovo impulso all’uso del 4.0 nella gestione delle catene di fornitura delle aziende: la quarta rivoluzione industriale e le sue tecnologie sono state individuate dal WEF come il megatrend più potente in questa fase. Le problematiche che il Covid-19 ha posto hanno interrotto lo sforzo di adozione tecnologica e di digitalizzazione che molte aziende stavano facendo. Tutto da ripensare: la gestione dei magazzini, la logistica, il trasporto. Intelligenza Artificiale e machine learning per ottimizzare in maniera totalmente autonoma il carico e la circolazione dei camion. E una generale maggiore flessibilità che consenta alle imprese di riconfigurare una linea di produzione in tempi rapidi resa possibile dalle tecnologie a maggiore ragione se integrate con i robot. Sono stati questi i giorni nei quali abbiamo assistito alla riconversione di alcune aziende che hanno cominciato a produrre mascherine e all’arrivo di valvole per i respiratori stampati in 3D.

Pur nella convinzione che fosse importante preservare la salute di tutti, dopo un mese di lockdown, molte persone hanno cominciato ad accusare la fatica e soprattutto la precarietà economica. In quei giorni il Governo si è trovato in mezzo a una richiesta forte dei Comuni per un intervento urgente a favore delle famiglie in difficoltà e, insieme al niet dell’Europa ai covid bond. 

Per questo, alla fine di marzo, è stato lanciato dal Governo il Reddito d’emergenza che ha destinato 4,7 miliardi ai Comuni per l’erogazione di bonus famiglia da 3-400 euro. 

Dalla fine di marzo abbiamo cominciato a vedere una fievole luce in fondo al tunnel e soprattutto è stato chiaro che nulla sarebbe più stato come prima, a partire dalla necessità di affrontare gli effetti paurosi, specie per alcuni settori. Molti hanno cominciato a proporre ipotesi su come affrontare la Fase 2. Tra queste l’idea che la politica monetaria dovrà essere accomodante dello sforzo fiscale degli Stati impedendo un innalzamento dei tassi di interesse. In Italia, invece, servono due interventi immediati: uno di sostegno alle attività produttive, da commisurarsi alla riduzione di valore aggiunto subito da ciascuna impresa e attività economica (artigiani, lavoro autonomo, professionisti) rispetto al periodo corrispondente del 2019; il secondo, diretto a minimizzare il blocco delle attività economiche e ad accelerare la loro progressiva riapertura, concentrando risorse pubbliche non solo nella cura dei malati ma nel mettere in atto un sistema di mappatura universale dei contagiati e nella ricerca di test in grado di identificare la parte della popolazione che a seguito del contagio sviluppa progressivamente immunità.

Per accelerare la riapertura le imprese più grandi (che tirano comparti importanti) si sono messe a lavorare, insieme ai sindacati, e già la scorsa settimana sono stati definiti i primi accordi sulle misure preventive anti-contagio per garantire la sicurezza dei lavoratori alla ripresa dell’attività produttiva. Secondo il Politecnico di Torino, al lavoro sul “Progetto Imprese aperte lavoratori protetti”, le tecniche da mettere in campo devono essere semplici, facilmente acquisibili dal punto di vista delle prassi aziendali, capillari e sopratutto sostenibili e adottabili tanto nelle grandi quanto nelle piccole imprese. Con la riapertura, pur massimizzando lo smart working, a livello nazionale il gruppo di ricerca ha previsto che ci saranno tra i 10 e i 20 milioni di lavoratori che dovranno indossare una mascherina e cambiarla due o tre volte al giorno. Questo potrebbe portare ad avere un fabbisogno nazionale giornaliero fino a 60 milioni di mascherine. La scorta di 650 milioni del Governo basterebbe solo per pochi giorni. Per questo la via del mercato va integrata con un’attività di procurement all’estero oltre che con la promozione dell’autoproduzione. E questa è una condizione necessaria per ripartire in sicurezza. Per questo si tratta di un problema di cui è lo Stato a doversi far carico.

Ed eccoci qui.

Per ora ad osservare dalle finestre un agitarsi disordinato di task force, comitati e iniziative che, pur lodevoli, si  stanno muovendo in ordine sparso. L’idea ideale di molti sarebbe di vedere all’opera la leadership di statisti non prigionieri della «veduta corta», per affrontare scelte che vadano nella direzione del bene collettivo.

Perché per la Fase 2 e per andare oltre, le task force non bastano, serve la politica.

 

Questa raccolta esce oggi 21 aprile, a due mesi dall’avvio dell’emergenza Covid-19. Abbiamo pensato di raccogliere, insieme agli articoli dell’ultima settimana (13-19 aprile), anche un articolo per ogni settimana che, a ritroso, ci riporta idealmente al 21 febbraio. In più tutte le web news più interessanti degli ultimi due mesi.

Buona lettura!

PIDMed Rassegna Stampa Speciale #2mesidicoronavirus

 

Rassegna Stampa 13 aprile 2020

La prossima settimana lanceremo una rassegna stampa speciale a due mesi dall’emergenza Covid-19. Una rassegna densa di notizie raccolte dai principali quotidiani nazionali con un focus particolare su quanto accaduto in questi due mesi d’emergenza.

Intanto la rassegna di questa settimana, con un occhio particolare alle PMI, alle novità per le startup e al digitale.

Di seguito gli articoli scaricabili:

A rischio povertà mezzo miliardo di persone in più

Ai più deboli cibo o buoni pasto nominativi

Attente Pmi crescete nel digitale o non ce la farete

Cina, più leggera e digitale la Nuova Via della Seta

Da Pittsburgh fino a San Diego, in coda per il cibo (anche con il Suv)

Fase 2, è corsa delle imprese agli accordi sulla riapertura

Federturismo chiede lo stato di crisi Lalli_ «Servono strumenti straordinari»

I DANNI PERMANENTI AL PAESE DI UN BLOCCO PROLUNGATO

Il digitale, leva fondamentale per gestire la crisi

Il turismo conta perdite per 120 miliardi nel 2020

In Cibum, l’incubatore per le startup del food

In questa crisi le vecchie regole del capitalismo non valgono più

L’industria

L’agricoltura tiene, la gdo vola

Lavoro nero_ 3,7 milioni senza tutela

Le misure

Politecnico Bari_ 200 Pmi pronte per la riconversione

PROVE TECNICHE DI RIPARTENZA

Serve un patto con i fornitori per sostenere le flotte delle Pmi

Sugli scaffali il fresco soffre

TANTA VOGLIA DI EXIT STRATEGY

Tutte le regole del «food delivery» nell’era del Covid

Vino, salumi e gorgonzola Ecco l’alimentare in crisi

PIDMed: News dal web 12 aprile 2020

In questo spazio puoi trovare una raccolta di tutte le ultime notizie dal web sul mondo Impresa 4.0, sulla smart factory, sulle tecnologie abilitanti, sull’innovazione nel lavoro, nelle nuove figure professionali, sulle digital skills, sulle startup, sulle opportunità per le Micro, Piccole e Medie Imprese.

Tutte le web news più interessanti di questa settimana:

 

Coronavirus, il ministro Costa annuncia «condizionalità green» per i provvedimenti governativi http://www.greenreport.it/news/economia-ecologica/coronavirus-il-ministro-costa-annuncia-condizionalita-green-per-i-provvedimenti-governativi/
In questo periodo di crisi il mercato favorisce i green bond http://www.businesspeople.it/Business/Finanza/crisi-coronavirus-mercato-favorisce-green-bond-114194
La green economy non basta per la crescita dell’economia (e neanche per la sostenibilità) http://www.greenreport.it/news/economia-ecologica/la-green-economy-non-basta-per-la-crescita-delleconomia-e-neanche-per-la-sostenibilita/
Industria 4.0: per la ripresa, le imprese imparino dalla scuola https://www.agendadigitale.eu/in-poche-parole/industria-4-0-per-la-ripresa-le-imprese-imparino-dalla-scuola/
Startup, dalla crisi opportunità unica per l’innovazione: il momento è ora https://www.agendadigitale.eu/startup/startup-dalla-crisi-opportunita-unica-per-linnovazione-il-momento-e-ora/
L’IA può aiutarci a salvare le imprese? https://www.affaritaliani.it/blog/imprese-professioni/l-intelligenza-artificiale-puo-aiutarci-a-salvare-le-imprese-664800.html?ref=rss&utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter

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