Un gruppo di imprese salernitane vince il Premio Nazionale TOP of THE PID alla Maker Faire European Edition

Il progetto vincente realizzato nell’ambito del programma PIDMed della Camera di Commercio di Salerno. Sono stati 6 in tutto i vincitori in 6 distinte aree tra circa 10.000 progetti finanziati con i voucher di impresa 4.0 messi a disposizione dal sistema camerale.

Roma, 18 ottobre 2019. Intelligenza artificiale e big data analitycs a supporto del turismo esperienziale sostenibile del Cilento per la valorizzazione della Dieta Mediterranea intesa come stile di vita. È questo il progetto vincitore del premio Nazionale TOP of THE PID presentato da un gruppo di 8 imprenditori di nuova generazione, che utilizzano le tecnologie e hanno studiato all’estero. Ma sono tornati perché capiscono che possono dare tanto al loro territorio: Francesco Esposito di Taro – Eccellenze Etiche, Carmen Caiazzo – Villaggio La Perla, Pietro Cerullo – CEC Hotels, Andrea Claudio Bifulco – Hotel Calanca, Amedeo Saggiomo – Camping Nessuno, Roberto Cavaliere – Agriturismo Il Principe di Vallescura, Lea Pinto – Marulivo Hotel, Sandro Legato – Eco Residence Villa Andrea. La vera innovazione è nella capacità di fare rete. Si sono conosciuti, infatti, nell’esperienza del Consorzio Cilento di Qualità.

Hanno fatto un periodo di studio e formazione su Big Data e su come gli strumenti di Intelligenza Artificiale possano essere di supporto alla destagionalizzazione del turismo ed alla promozione delle esperienze autentiche del territorio. Il tutto finalizzato alla realizzazione di una piattaforma di destinazione che attraverso big data attrae potenziali visitatori che non conoscono ancora il Cilento ma sono interessati ad attività ed esperienze che questo territorio può offrire e distribuisce le offerte su tutto l’anno favorendo la destagionalizzazione.

Il premio rappresenta un premio morale anche per la Camera di Commercio di Salerno che, all’interno dei Punti di Impresa Digitale previsti dal Piano Nazionale Impresa 4.0 come emanazione sui territorio a cura del sistema camerale, ha intuito che fosse necessario avviare una prototipazione di un PID rispettoso delle caratteristiche degli attori del territorio e ha avviato un protocollo d’intesa con l’Università Federico II di Napoli per realizzare il programma PIDMed, affidandone la direzione scientifica del prof. Alex Giordano, docente di Marketing e Trasformazione Digitale presso il Dipartimento di Scienze Sociali di Napoli.
Il progetto PIDMed ha rappresentato un faro per tutto il Piano Nazionale, riscuotendo unanimi consensi e seguendo oltre 100 progetti di trasformazione digitale per le micro e piccole e medie imprese del territorio, dimostrando che è possibile fare innovazione anche al Sud e nelle aree interne.

Il progetto dei giovani imprenditori cilentani è uno dei 6 progetti in chiave Impresa 4.0 presentati da singole aziende, o loro reti, che hanno vinto il premio Top of the PID dei Punti Impresa Digitale realizzati dalle Camere di commercio per diffondere la digitalizzazione.

Il progetto è stato realizzato supporto all’interno del protocollo d’intesa con l’Università Federico II di Napoli PIDMed ed ha goduto di un lungo lavoro di mentoring a cura dei giovani facilitatori/mentor selezionati per il tirocinio intramoenia SOCIETING4.0 organizzato con il Dipartimento di Scienze Sociali.

Fondamentale il supporto di CNA (Confederazione Nazionale Artigianato) di Salerno che ha aiutato a mettere in rete le imprese con il supporto di CNA HUB 4.0 Campania che ha seguito le imprese nella realizzazione del progetto in collaborazione con l’azienda VIRALBEAT che, pur operando a livello internazionale, ha una sua sede proprio a Salerno.

Il riconoscimento è stato consegnato oggi ai vincitori da Unioncamere nel corso del convegno “Impresa 4.0: tra innovazione e sostenibilità” alla Maker Faire, l’evento più importante d’Europa sull’innovazione tecnologica 4.0. I 6 progetti vincenti si sono distinti in una delle diverse categorie in gara: economia circolare; manifattura intelligente e avanzata; sociale; servizi-commercio-distribuzione; turismo; nuovi modelli di business 4.0.

Nello speciale “medagliere” 3 premi sono andati a progetti innovativi presentati da aziende del Nord, due premi al Mezzogiorno e 1 al Centro. I vincitori sono stati selezionati da una short list di 200 su oltre 10.000 progetti realizzati in tutta Italia utilizzando i voucher per la digitalizzazione 4.0 messi a disposizione dalle camere di commercio all’interno del Piano Nazionale Impresa 4.0 del MISE. Il Sud ha puntato sul green: il 10% dei progetti presentati dalle aziende del Mezzogiorno hanno una forte valenza “verde”, contro il 5% del Nord e il 4% del Centro. Mentre il 52% delle imprese del Nord si è focalizzato soprattutto su progetti di manifattura avanzata e nuovi modelli di business.

“Quasi 3 imprese su 5 hanno appena avviato il cammino della digitalizzazione e solo 1 su 10 ha già acquisito un’esperienza importante”. E’ quanto emerge dal test di maturità digitale svolto online da 14mila imprese attraverso la rete dei Punti impresa digitale. A sottolinearlo è il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, che aggiunge “ i progetti innovativi che abbiamo premiato oggi sono il segno però che già tanti altri imprenditori sono pronti a trasformare la propria azienda in un’Impresa 4.0, anche grazie ai servizi offerti dalla rete camerale a cui si sono rivolte oltre 70mila realtà produttive”.

“Il concetto industry 4.0 è stata utilizzata per la prima volta in Germania, per un progetto votato allo sviluppo del settore manifatturiero tedesco. Parliamo dunque di una realtà ben lontana da quella italiana, il cui tessuto imprenditoriale è costituito per lo più da piccole imprese che necessitano di approcci e soluzioni diverse e rispettose delle singole peculiarità di ciascun comparto – afferma Andrea Prete Presidente della Camera di Commercio di Salerno e Vicepresidente Vicario di Unioncamere – Per questo siamo stati la prima Camera di Commercio che ha attivato una collaborazione con l’Università Federico II° di Napoli avviando un percorso di avvicinamento alle micro/piccole/medie imprese del territorio. In questo modo, mettendo le esigenze delle imprese al centro, stiamo sviluppando un modello autoctono di innovazione che sia capace contemporaneamente sia di sostenere i giacimenti di valore che storicamente le nostre imprese hanno costruito, così come nel caso del gruppo di imprese vincitrici di questo prestigioso premio, sia di favorire la nascita e lo sviluppo di nuove imprese innovative. In questa direzione oltre a misure finanziarie la CCIAA con il progetto PIDMEd e sotto la direzione scientifica del prof Alex Giordano sta promuovendo una miriade di attività gratuite per gli imprenditori salernitani in termini di consulenza, formazione e conoscenza”.


I numeri dei Pid
Oltre 70mila sono gli imprenditori che hanno fruito dei servizi dei Punti impresa digitale:
più di 47mila hanno partecipato a corsi e agli eventi (in)formativi tematici organizzati dai Pid presenti in tutta Italia; oltre 14mila imprese hanno misurato la propria maturità digitale con il test di autovalutazione SELFI4.0, disponibile su www.puntoimpresadigitale.camcom.it ; circa 2.000 imprenditori hanno effettuato un assessment approfondito condotto dai Digital Promoter all’interno del network; oltre 10.000 aziende hanno avuto accesso ai quasi 60 milioni di euro erogati attraverso voucher dai Pid per acquistare servizi di consulenza e formazione 4.0.
La fotografia scattata attraverso il test SELFI4.0 sulla maturità digitale delle nostre imprese ci dice che: il 9% è Esordiente, perché legato ad una gestione tradizionale dell’informazione e dei processi; il 49% è Apprendista, utilizza cioè strumenti digitali “di base”; il 32% è Specialista con una buona parte di digitalizzazione dei processi; il 7% è Esperto poiché applica con successo i principi dell’Impresa 4.0; solo il 3% è un Campione con una buona digitalizzazione dei processi e ricorso a tecnologie 4.0

Rassegna Stampa 14 ottobre 2019

L’Italia è forte nelle 3F: Food, Fashion, Furniture. Dal 2017, secondo i dati di una ricerca realizzata da Symbola, l’Italia ha superato gli altri Paesi della Comunità Europea per numero di imprese di design e, secondo la ricerca, le imprese manifatturiere che hanno investito nel design hanno assunto di più, hanno incrementato il fatturato e hanno esportato di più. Inoltre, a quanto pare, le imprese che investono in tecnologie green, puntando sul design, dichiarano un aumento di occupazione, fatturato ed esportazioni maggiore rispetto a quelle che non sono green oriented.

Sul fronte invece dell’innovazione tecnologica ci sono ancora difficoltà legate soprattutto agli investimenti che le imprese devono sostenere e, in particolare, al gap di competenze. Questo emerge da un’altra ricerca «Cio Survey 2019», realizzata da Netconsulting Cube su oltre 70 responsabili Ict delle imprese italiane. Tra gli elementi che emergono si evidenzia come la digitalizzazione stia diventando sempre più pervasiva, coinvolgendo non solo i responsabili tecnologici ma anche le figure apicali.  Le imprese che stanno investendo in tecnologia si stanno orientando soprattutto sull’«advanced analytics», con particolare riferimento a machine learning e ai «data lake» propedeutici alla valorizzazione dei dati aziendali. Poi si investe su cloud computing, cybersecurity e digital customer experience. La questione aperta rimangono le figure professionali da inserire in azienda. Mancano data scientist, architetti It ed esperti di sicurezza e, secondo la ricerca, mancherebbero fra le 30 mila e le 50 mila unità.

Ma, secondo i Direttori delle imprese intervistate, la prima difficoltà è la gestione del change management, la presenza di altre priorità aziendali e lo scarso budget.

Questi ostacoli, in realtà riguardano siano le imprese più grandi (come dice la ricerca) sia le imprese più piccole (come ci sta dimostrando il lavoro sul campo fatto con PIDMED) A questo punto qualcuno ha idee da condividere per andare avanti con la rivoluzione 4.0?

Di seguito gli articoli scaricabili:

Aree di crisi, agevolazioni anche per reti d’imprese

Con robot e esoscheletri più sicurezza in fabbrica

L’economia elegante Quanto pesa il design

L’impresa ora scopre un’anima digitale

Rassegna Stampa 7 ottobre 2019

Ci sono fronti di cambiamento, molto complessi da affrontare, che segnano una via verso un possibile futuro delle imprese. Il primo è quello green: rigenerare, infatti, non solo fa bene all’ambiente ma è anche un motore di sviluppo economico e occupazionale. Per ogni addetto operante nelle attività di riciclo vengono creati 12 posti di lavoro lungo l’intera filiera. Certo, per fare impresa con l’ambiente, le aziende devono investire in ricerca e in innovazioni, altrimenti il rischio è di perdere il mercato.

L’altro fronte di cambiamento, anche questo non banale, è orientare la cultura delle imprese alla condivisione delle informazioni e dei dati. Questo soprattutto nell’era del machine learning che, come sostiene Bruce Kramer (studioso della manifattura, dal Mit alla National Science Foundation Usa) sarebbe una grande occasione per le aziende stesse in termini di conoscenza e creazione delle strategie: «Non basta mettere sensori dappertutto e attendere che l’intelligenza artificiale ci dica che cos’è importante. Conta sapere che cosa si fa con i dati». Perché, dice “Un’idea importante tra mille pazze potrebbe cambiare il mondo”. E a questo proposito l’idea di Kramer potrebbe essere di avere una sorta di Google per i servizi manifatturieri. «Nella manifattura di solito i problemi sono già stati affrontati tutti da qualcun altro. Penso a una piattaforma di ricerca, di servizi per la manifattura, dove chi ha un progetto possa cercare chi produce già le componenti o metodi per realizzarlo – un modo molto economico di produrre». «Non abbiamo ancora provato a trasformare i servizi per la manifattura in un vero mercato». È un’idea per una startup… «Sì. Qualcuno ci sta già lavorando».

Insomma, con un’inversione di 180° verso la sostenibilità ambientale e la condivisione di dati, idee e soluzioni, green e condivisione possono diventare i nuovi mantra degli imprenditori che guardano il presente con lo sguardo dritto e aperto nel futuro.

Di seguito i link scaricabili:

Bonus formazione 4.0

Competenze e nuove tecnologie

Ecco il piano per il Mezzogiorno

La formazione 4.0 potenziata

Nuovo veicolo da 600 milioni targato Fondo italiano

Sorpresa_ i robot non ci rubano tutto il lavoro

Startup innovative al restyling

Un piano per far grandi le start up del sud Italia

Una Google per la manifattura globale

Appuntamento a Napoli per la tavola rotonda sul prossimo Forum Software Industriale

Si svolgerà martedì 8 ottobre presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II – San Giovanni a Teduccio la tavola rotonda “Software Industriale 4.0: il motore della crescita” promossa dal Gruppo Software Industriale di ANIE Automazione e organizzata da Messe Frankfurt Italia.

Dopo la prima edizione di Forum Software Industriale, a inizio anno a Milano, l’incontro intende promuovere una nuova opportunità di confronto, questa volta nel Mezzogiorno, per discutere i benefici derivanti dalle infrastrutture IT in un bacino importante, caratterizzato da una presenza capillare di imprese manifatturiere.

Tappa di avvicinamento al Forum, in programma a febbraio 2020, il convegno tratterà quattro tematiche principali: smart manufacturing, virtual manufacturing e smart product, sicurezza informatica. Interverranno i fornitori di tecnologia specializzati in software industriale, riconosciuto come fattore abilitante nel processo di digitalizzazione delle imprese, in un contesto favorito dagli incentivi del piano Impresa 4.0. Sono state inoltre invitate alcune aziende del territorio.

Hanno già aderito: ABB, Cisco, Engineering, Hewlett Packard Enterprise, Miraitek, Oracle, Rockwell Automation, Schneider Electric, Servitecno, Siemens PLM Software, Techsol, Var Group.

Marco Vecchio, Segretario di ANIE Automazione:
“Intelligenza artificiale e collaborazione uomo-macchina, il valore dei dati nell’integrazione dei sistemi di fabbrica e la necessità, sempre più stringente, di proteggerli dai cyber attacchi: questi sono solo alcuni dei temi che saranno affrontati durante l’evento. Evento che vuole rappresentare un’occasione di confronto con le realtà manifatturiere del Sud Italia e di stimolo all’adozione di queste tecnologie, motore della crescita del comparto”.

Donald Wich, Amministratore delegato di Messe Frankfurt Italia:

“la nostra realtà è legata a questo territorio dove hanno sede numerose aziende presenti alle fiere internazionali del gruppo. Il rafforzamento del comparto manifatturiero passa per l’innovazione ed è essenziale per lo sviluppo di un tessuto imprenditoriale forte in quest’area d’Italia ad alto potenziale. Vi aspettiamo a questo importante appuntamento che riprenderà a Napoli l’approfondimento sul software industriale, una delle tematiche di maggior interesse e attualità per i professionisti che da vicino seguono la digital transformation”

L’evento è patrocinato da: A.N.I.P.L.A., Campania DIH, Comune di Napoli, Confindustria Salerno, Meditech Competence Center, Punti Impresa Digitale, Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli, Ordine dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati della Provincia di Napoli, Unioni Industriali Napoli.

Programma e registrazioni: forumsoftwareindustriale.it

Informazioni essenziali su ANIE Automazione

ANIE Automazione con i suoi Gruppi rappresenta, sostiene e tutela le aziende operanti nei seguenti comparti: Automazione di processo, Azionamenti Elettrici, HMI IPC e SCADA, PLC e I/O distribuiti, Meccatronica, Misura e Controllo, Software industriale, Telecontrollo Supervisione e Automazione delle Reti, Telematica applicata a Traffico e Trasporti, UPS. ANIE Confindustria, con 1.400 aziende associate e circa 500.000 occupati, rappresenta il settore più strategico e avanzato tra i comparti industriali italiani, con un fatturato aggregato a fine 2018 di 80 miliardi di euro. Le aziende aderenti ad ANIE Confindustria investono in Ricerca e Sviluppo il 4% del fatturato, rappresentando più del 30% dell’intero investimento in R&S effettuato dal settore privato in Italia. Ulteriori informazioni sono disponibili sui siti: www.anie.it – www.anieautomazione.it.

Informazioni essenziali su Messe Frankfurt

Messe Frankfurt è il più grande operatore al mondo specializzato nell’organizzazione di fiere, congressi ed eventi dotato di un proprio polo fieristico. Con più di 2.500 collaboratori dislocati in circa 30 sedi consegue un fatturato annuo di circa 718 milioni di euro. Lavoriamo in stretta collaborazione con i vari settori fieristici e supportiamo in maniera efficiente gli interessi dei nostri clienti con le nostre aree di business “Fairs & Events”, “Locations” e “Services”. Uno dei principali punti di forza del nostro Gruppo aziendale è la sua rete di distribuzione globale che copre in maniera capillare tutte le regioni del mondo. La nostra ampia gamma di servizi, onsite e online, garantisce ai clienti in tutto il mondo un livello di qualità costantemente elevato e flessibilità nella pianificazione, organizzazione e realizzazione della loro manifestazione. Il ventaglio di servizi offerti spazia dall’affitto del polo fieristico all’allestimento degli stand, dai servizi di marketing al personale e alla ristorazione. La sede principale della Società è a Francoforte sul Meno. Gli azionisti sono la Città di Francoforte, che detiene il 60 percento, e il Land Assia con il 40 percento. Per maggiori informazioni: www.messefrankfurt.com

Rassegna Stampa 5 agosto 2019

La parola della settimana è “fuga”, quella di due milioni di persone che hanno lasciato il Sud dell’Italia tra il 2002 e il 2017. Moltissimi sono giovani, tanti laureati. In 15 anni abbiamo perso praticamente una città delle dimensioni di Napoli. Molti sono andati al Nord e altri invece si sono trasferiti all’estero.

L’anticipazione del Rapporto Svimez, che sarà ufficialmente presentato in autunno, lancia questo allarme: «… l’emergenza emigrazione del Sud determina una perdita di popolazione, soprattutto giovanile e qualificata, solo parzialmente  compensata  dai flussi di immigrati, modesti nel numero e caratterizzati da basse competenze», gli esperti della Svimez avvertono: «Questa dinamica  determina,  soprattutto per il Mezzogiorno, una prospettiva demografica assai preoccupante di spopolamento, che riguarda in particolare i piccoli centri sotto i 5 mila abitanti».

Riducendo lo zoom, quindi ampliando la vista sullo scenario nazionale complessivo, si osserva però un doppio divario: nel 2018 il Sud cresce meno del Centro Nord e, nello stesso periodo, l’Italia rallenta vistosamente rispetto all’Unione Europea. Il presidente della Svimez, Adriano Giannola, parla di «ultima spiaggia non solo per il Sud, ma per l’intero Paese». E il progetto di autonomia differenziata, evidenzia l’economista, «tende a consolidare la situazione di indebito privilegio nella distribuzione delle risorse, che si manifesta in diritti di cittadinanza estremamente divaricati fra Nord e Sud, in modo non costituzionalmente corretto.

Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di 50 piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all’altro, il tizio per farsi coraggio si ripete: “Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene.” Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio.”[1]

Come atterreremo, cari italiani?

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[1] Citazione dal film L’odio

Digitale : al via i requisiti per iscriversi all’Elenco dei Manager dell’Innovazione presso Unioncamere

Roma, 01 agosto 2019 –  Laurea in discipline tecnico scientifiche o diploma di tecnico superiore rilasciato dagli ITS; certificazione professionale in settori gestionali e dell’innovazione;  esperienza professionale maturata in contesti di innovazione o in tecnologie 4.0. Sono questi i principali requisiti richiesti per l’iscrizione all’Elenco dei Manager dell’Innovazione istituito presso Unioncamere e contenuti nel regolamento disponibile su www.unioncamere.gov.it

I professionisti contenuti in questo registro,  previsto all’interno del decreto emanato dal Ministero dello sviluppo economico lo scorso 7 maggio e dal decreto direttoriale del 29 luglio, andranno ad alimentare l’apposito elenco del Mise per l’acquisizione di consulenze manageriali specialistiche finalizzate all’adozione di processi di trasformazione tecnologica e digitale 4.0, beneficiando dei voucher erogati dallo stesso Ministero dell’importo massimo di 40.000 euro per le singole imprese e di 80.000 euro per le reti d’imprese.

“L’iscrizione a quest’elenco permetterà ai professionisti di attestare le proprie competenze digitali da mettere a disposizione delle imprese che vorranno beneficiare dei voucher del ministero per innovare il proprio modello di business in chiave 4.0”. E’ quanto sottolinea il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, secondo il quale “le Camere di commercio stanno già svolgendo una rilevante attività per favorire la svolta al 4.0 attraverso i Punti impresa digitale e la certificazione dei Centri di Trasferimento Tecnologico, questa ulteriore competenza sui temi della innovazione che ci è stata assegnata è perciò un importante riconoscimento dell’efficacia del lavoro avviato” .

La presenza dei requisiti di conoscenza, formazione e esperienza dà diritto a dei punti. Ai fini dell’iscrizione nell’Elenco, il candidato deve raggiungere il punteggio minimo di 60 su 100. Ma qualora la somma dei punti dovesse risultare all’interno di un range compreso tra 50 e 60, il candidato dovrà essere sottoposto ad un esame obbligatorio per la valutazione delle competenze maturate che darà esito positivo solo se il punteggio conseguito sarà uguale o superiore a 60. In tutti gli altri casi  l’iscrizione nell’Elenco non potrà essere effettuata, salvo che il candidato non acquisisca successivamente nuove “conoscenze e formazione” e/o “esperienze lavorative”  che potranno essere oggetto di una nuova domanda.

L’iscrizione nell’Elenco ha validità di 1 anno, a decorrere dal momento del primo inserimento, al termine del quale il manager dell’innovazione dovrà presentare una nuova domanda per il mantenimento della registrazione.

Rassegna Stampa 29 luglio 2019

Hanno tutti ragione, come diceva il titolo di un libro di Paolo Sorrentino.

Ha ragione il Fondo Monetario Internazionale che ha riconosciuto la necessità -a livello internazionale – di ridurre le previsioni di crescita, a fronte di criticità globali come l’impatto economico dei rischi ambientali, le tensioni sul commercio e il rischio geopolitico.

Anche se l’Eurozona tiene, l’Italia rimane ferma, con tutte le sue incertezze sui conti pubblici e con gli effetti che questo genera sui consumi e sugli investimenti.

Ha ragione anche l’analisi fatta dal Rapporto I.T.A.L.I.A di Symbola, dal quale emerge un’Italia migliore delle sue stesse aspettative. Eclatante il dato che mette l’Italia tra i primi 10 Paesi al mondo per investimenti in ricerca e sviluppo e, a fronte di questo, il fatto che solo il 13% degli italiani ne sia consapevole e addirittura quasi uno su due (45%) la ritiene una notizia poco attendibile! Ma non solo: con il 76,9% l’Italia è il Paese europeo con la più altra percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti; più del doppio della media comunitaria (36%). E siamo anche primi tra i grandi Paesi europei per caso di circolarità dell’economia. Sono le imprese coesive (quelle che curano le relazioni con i propri lavoratori e con i soggetti che fanno parte del loro ecosistema) ad avere i risultati migliori sia come performance economiche che occupazionali.

Eppure ha ragione anche chi, come Alessandro Rosina, punta i riflettori su un’Italia che non considera uno dei suoi beni principali: i giovani. Sono tre i fenomeni messi in evidenza da Rosina: l’Italia -più degli altri Paesi europei- ha molti early leavers, persone tra i 18 e 24 anni che non hanno completato la scuola secondaria superiore; l’Italia  detiene il record europeo di NEET (giovani non inseriti nel mondo del lavoro e nemmeno in attività scolastiche o formative) e esportiamo i nostri high skilled (420 mila negli ultimi 10 anni), senza avere la capacità di attrarne dagli altri Paesi (abbiamo saldi negativi in tutte le regioni).

Il nostro è un Paese che non riesce a valorizzare le lauree e i dottorati. Viene da pensare che dietro a tutta questa ragione alcuni torti, da qualche parte, ci devono pur essere. Idee?

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Rassegna Stampa 22 Luglio 2019

Mentre in Italia continuiamo a provarci (Confindustria chiede più coraggio al Governo su Industria 4.0, si arresta nell’ultimo trimestre la nascita di imprese al Sud, si aprono nuove occasioni professionali per figure che vanno rapidamente formate, si preparano nuovi investimenti per le Pmi,…) sul cruscotto dell’economia europea si è acceso una spia rossa. E’ quella del “motore d’Europa”, la Germania, che mostra vari segnali di crisi.

A partire dall’inizio dell’anno, e ancora nel mese di luglio, gli umori delle imprese tedesche peggiorano e l’indice di fiducia, lo Zew (che si elabora sulla base delle risposte di 350 protagonisti  dell’economia), continua a peggiorare. Un mese fa Dieter Kempf, capo della Bdi (la  lobby industriale più potente), ha lanciato l’accusa al governo di non aver messo il paese in condizioni di affrontare  la sfida  digitale  (“solo un  miliardo per  l’intelligenza  artificiale” )  e  di  non aver effettuato gli investimenti necessari per  ammodernare le infrastrutture. Angela  Merkel gli  ha subito replicato che la responsabilità è degli industriali dell’auto che hanno tradito la fiducia dei tedeschi con il dieselgate.

In effetti l’industria dell’auto tedesca stenta a recuperare la leadership  perduta ma soffrono anche i colossi della chimica (come Basf) e quelli del software come Sap. C’è un segnale importante, poi, che non ha bisogno di commenti: la Deutsche Bank si è ritirata dalla City londinese e dal mercato  americano (oggi la  banca vale  in Borsa  un terzo  dell’italiana  Banca Intesa  Sanpaolo  che non  è globalizzata).

Di sicuro il modello tedesco è ancora solido e può contare sul suo sistema diffuso e forte di medie imprese, ma anche la Germania deve fare i conti con la contemporaneità se non vuole perdere i pilastri sui quali si fonda la sua primazia: il Mittelstand (il sistema delle imprese), la  coesione  sociale e il solido welfare. Secondo Marcel Fratzscher, direttore del  think tank Diw  e docente all’università  Humboldt  di  Berlino, questo patrimonio è oggi a rischio per due  pericolose  illusioni politiche.  “Primo – scrive Fratzscher sul Financial  Times –l’assurda convinzione che non debba essere la Germania a cambiare, bensì gli  altri paesi europei che avrebbero bisogno di imitare il suo esempio  virtuoso”. Questa idea, infatti, ha impedito  di  allargare i  benefici  del boom portando ad un  surplus  della  bilancia  commerciale, con vari effetti negativi: l’espansione degli investimenti esteri a scapito di quelli sul  mercato  interno,  salvo  i  lavori  meno tutelati, causa di  profondo disagio. “Secondo –continua il professore –l’illusione che  la Germania  non abbia  bisogno dell’Europa e che l’Unione europea dipenda al  contrario dalla  nostra benevolenza”. C’è da dire, forse, come disse quella volta Carmelo Bene a Paolini: “non è il teatro che ha bisogno di voi; siete voi che avete bisogno del teatro”.

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Workshop #CampdiGrano4.0 – Rural social innovation e tecnologie 4.0

La Camera di Commercio di Salerno all’interno delle attività previste dal Piano Nazionale Impresa 4.0 ha avviato il programma PIDMed volto ad avvicinare le tecnologie digitali alle esigenze delle aziende del territorio.

In questa direzione ha organizzato il workshop #CampDIGrano4.0 – Rural social innovation e tecnologie 4.0  per la filiera cerealicola di qualità, che si terrà nella Biblioteca del Grano di  Caselle In Pittari il prossimo sabato 20 Luglio dalle ore 17.

Le nuove varietà di grano provenienti dalla selezione di grani autoctoni hanno migliori caratteristiche qualitative e nutrizionali e in particolare possono essere più adatte anche a persone con vari tipi di intolleranze alimentari, cosa che interessa una percentuale di popolazione sempre maggiore. Questo rappresenta un vantaggio competitivo interessante che offre nuove possibilità per avviare produzioni agricole anche nelle aree interne votate a produzioni di piccola scala che se ben organizzate possono dare un maggiore valore aggiunto.

Il workshop mira a fornire tutte le informazioni necessarie per abbinare le tecnologie 4.0, in particolar modo IoT (internet delle cose) e Blockchain, alla selezione partecipata evolutiva dei cosiddetti “grani antichi” proposta dallo scienziato Salvatore Ceccarelli, già professore ordinario di Genetica Agraria presso l’Istituto di Miglioramento Genetico dell’Università di Perugia, considerato tra i massimi esperti mondiali di miglioramento genetico partecipativo.

La selezione partecipata evolutiva mira ad ottenere varietà migliorate nella capacità di adattamento alle condizioni climatiche e del suolo locali, caratteristica non riscontrabile nelle varietà convenzionali, ma fondamentale per la sopravvivenza delle produzioni agricole, in risposta ai nuovi cambiamenti globali.

In questa ottica le tecnologie 4.0 non si sostituiscono all’uomo, né tantomeno “corrompono” settori dove l’approccio tradizionale rappresenta un valore aggiunto, bensì sono addomesticate e usate di supporto all’attività umana. Si parlerà infatti di sistemi di sensoristica volti a misurare e registrare le attività svolte sul campo e di metterle in relazione con una misurazione scientifica dei cambiamenti climatici. La selezione delle sementi infatti sarà svolta insieme agli agricoltori che potranno poi mantenere e riprodurre autonomamente il proprio seme, diventando in questo modo custodi attivi della biodiversità. Tali innovazioni possono incidere positivamente sul reddito degli agricoltori, favorendo la diminuzione dei costi di produzione e incrementando il valore dei prodotti ottenuti da una filiera integrata locale. 

L’utilizzo di tecnologie 4.0 a basso costo consente di monitorare e mappare tutto questo dando così ripercussioni positive su tutta la filiera del frumento, ad esempio per fornai, pasticcieri, pastai e ristoratori, e ovviamente sul consumatore.
Le varietà selezionate nei diversi territori possono essere infatti valutate anche in funzione di caratteristiche tecnologiche e nutrizionali puntando a implementare filiere produttive locali. Le specifiche qualità nutrizionali consentono ai trasformatori di proporre nuovi prodotti a base di cereali con migliorate caratteristiche nutrizionali, sfruttando nuovi trend di mercato e proponendo prodotti ad alto valore aggiunto sia per il mercato locale che per l’export. 

Si pensi solo che l’incidenza della sensibilità al glutine in Italia è del 25% per cui una persona su quattro sarà motivata all’acquisto di prodotti derivati da questi grani, perché si potranno utilizzare pane e pasta senza manifestare gli inconvenienti dovuti alla presenza del glutine come per esempio persone con il colon irritabile. Fornai, pasticceri, pastai avranno vantaggio nel proporre prodotti ottenuti da questi grani che possono essere utilizzati dalle persone con la sensibilità al glutine e nell’ampliare la gamma per le persone che non hanno tale problema.

L’evento si svolge proprio nelle aree interne del Cilento dove da tempo c’è una rete di imprese innovative che ruotano intorno all’esperienza del Palio del Grano e del Monte Frumentario di Caselle In Pittari che sta sperimentando approcci innovativi proprio per stimolare i processi di trasformazione digitale per un comparto che sembra particolarmente interessante.

Oltre al genetista Salvatore Ceccarelli parteciperanno all’evento Rosario Floriddia (Coordinamento Toscano dei Produttori Biologici), Matthias Lorimer (Coordinamento Europeo Liberiamo la diversità), Riccardo Franciolini (Rete Semi Rurali), Lucio Cavazzoni (ex Presidente Alce Nero e fondatore GOODLAND), Alex Giordano (Università Federico II di Napoli e direttore scientifico del progetto PIDMed), Davide Gomba (Managing Director Officine Innesto) e Antonio Torre (Full Stack e Data Developer).

Durante l’evento saranno presentati i progetti realizzati durante il workshop  #CampdiGrano4.0: IoT e OpenSource Hardware per la biodiversità a cura di RuraHack e Campdigrano.

Rassegna Stampa 8 luglio 2019

Notizie della settimana dal 1 all’8 luglio

Plastic – free è ormai il grido di battaglia delle imprese più innovative che si stanno lanciando nell’utilizzo di nuovi materiali e nella riduzione dell’uso e del consumo di plastica.

Vale per le multinazionali ma anche per le PMI che stanno cercando di anticipare la direttiva europea che entrerà in vigore nel 2021 modificando il packaging e coinvolgendo i lavoratori nelle pratiche virtuose.

Ed è anche un modo per andare incontro ai clienti se è vero, come ci dice un sondaggio di Ipsos, che un italiano su tre chiede che siano le aziende a offrire risposte concrete per la riduzione della plastica.

Infine le imprese sanno che questo grido di battaglia è un modo per rafforzare, attraverso  un  messaggio  etico e green, la loro reputazione e quindi il loro brand.

Rispetto ai comportamenti dei consumatori emerge dal sondaggio di Ipsos che il 68% di italiani è disponibile a pagare di più un prodotto se proviene da politiche ambientali serie e rigorose, il 53% acquista prodotti realizzati con materiali riciclati, il 48% riutilizza articoli monouso e il 41% ha intenzione di smettere di acquistare prodotti con imballaggi non riciclabili.

Di recente è stata costituita l’Alliance to End Plastic Waste, un’organizzazione senza scopo di lucro composta da quasi 30 aziende che hanno impegnato più di $ 1 miliardo, con l’obiettivo di investire $ 1,5 miliardi nei prossimi 5 anni per aiutare a eliminare i rifiuti plastici nell’ambiente.

Per citare il claim di una famosa azienda energetica: le imprese + i consumatori sono meglio dell’impresa (da sola). Che sia arrivato il tempo della vera Rivoluzione Green?

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