TOP of the PID: Premia la tua MPMI innovativa

top of the pid

Top of the PID è un’iniziativa organizzata e promossa da Unioncamere, nell’ambito del progetto “PID – Punto Impresa Digitale”, finalizzata a premiare le MPMI – Micro, Piccole e Medie imprese italiane (di seguito imprese) – che hanno realizzato, o stanno realizzando, progetti di innovazione in chiave Impresa 4.0.

Oggetto

Saranno premiate le singole imprese, o i gruppi di imprese, che grazie anche ai servizi erogati dai Punti Impresa Digitale delle Camere di commercio (Voucher Digitali, SELFI4.0 – Self Assessment della maturità digitale, ZOOM 4.0 – Assessment guidato della maturità digitale, Servizi di orientamento e mentoring) hanno realizzato, o stanno realizzando, un progetto di innovazione in chiave Impresa 4.0 finalizzato al miglioramento delle proprie performance in uno dei seguenti ambiti:

1.Circular economy (sostenibilità, energia sostenibile, economia circolare, prodotti sostenibili, ecc.);

2.Manifattura Intelligente e Avanzata (macchinari interconnessi, stampa 3D, fabbricazione digitale, ecc.);

3.Sociale (salute, biotecnologie, cultura, servizi e prodotti a sostegno dello sviluppo di smart cities, sicurezza e inclusione, ecc.);

4.Servizi, Commercio, Distribuzione e Turismo (soluzioni digitali avanzate per il marketing e/o customer care, logistica, patrimonio culturale, ecc.);

5.Nuovi modelli di business 4.0 (ri-progettazione dei processi organizzativi dell’impresa).

Perché partecipare

Partecipare all’iniziativa offre alle imprese vincitrici le seguenti opportunità:

  • beneficiare di un’attività di consulenza personalizzata sui temi relativi alla digitalizzazione della propria impresa (o del proprio progetto in caso di gruppi di imprese), avvalendosi dei professionisti e dei servizi messi a disposizione dalla rete dei PID – Punti Impresa Digitale delle Camere di commercio;
  • partecipare con un proprio relatore ad un evento realizzato nell’ambito di una fiera di rilevanza nazionale dedicata ai temi dell’innovazione, per raccontare il proprio progetto innovativo;
  • esporre ad un fiera di rilevanza nazionale dedicata ai temi dell’innovazione il proprio progetto innovativo;
  • realizzare un’intervista da pubblicare sui canali social del progetto (Facebook: @PuntoImpresaDigitale; Twitter: @PID_CamCom) e sul portale dei PID – Punti Impresa Digitale delle Camere di commercio www.puntoimpresadigitale.camcom.it;
  • partecipare alle attività di media relation dedicate a “Top of the PID” per ottenere l’attenzione dei media sul proprio progetto innovativo.

Leggi i dettagli del regolamento che puoi scaricare qui.

Per candidarsi, le imprese devono compilare, firmare digitalmente e inviare alla mail premiopid@unioncamere.it la domanda di candidatura entro il 2 settembre 2019.

Scarica la domanda di candidatura qui.

DOMANDA DI CANDIDATURA – SECONDA PARTE – DESCRIZIONE DELL’INIZIATIVA CANDIDATA

Hai tempo fino al 2 SETTEMBRE 2019 per l’invio della tua candidatura!

Rassegna Stampa 1 luglio 2019

Notizie della settimana dal 25 giugno al 1 luglio

Qualche anno fa un Ministro italiano disse: “Con la cultura non si mangia”. E invece, udite udite, nel 2018 il sistema produttivo culturale e creativo in Italia ha sfiorato i 96miliardi di euro, il 6,1% del Pil, crescendo del 2,9% in termini di valore aggiunto e dell’1,5% per occupati, a fronte di dati dell’economia nazionale fermi rispettivamente a +1,8% e +0,9%.

Cioè, secondo il rapporto “Io sono cultura” di Fondazione Symbola e da Unioncamere, è un settore che genera più valore aggiunto della sanità e ha all’incirca gli  stessi impiegati del settore delle  costruzioni. La cosa interessante è che le imprese della cultura estendono il loro valore oltre il proprio perimetro. E’ stato stimato, infatti, che per ogni euro di valore aggiunto prodotto dal settore, nel resto dell’economia se ne attivano mediamente 1,77. Un effetto moltiplicatore che dà vita a una “filiera” culturale da 265,4miliardi, in lieve aumento rispetto al 2017.

Ma non è tutto: la scorsa settimana l’industria creativa si è presentata anche nel suo lato più innovativo dando l’occasione a varie startup ad alto profilo tecnologico – selezionate da una giuria internazionale presieduta da Bernd Fesel (European Creative Business Network) di farsi conoscere.

Anche i dati europei sono molto interessanti: con più di 12 milioni di addetti nella Unione Europa ( 2 volte e mezzo di più dell’automotive e 5 volte di più dell’industria chimica), l’industria culturale e creativa contribuisce per il 5,3% al valore aggiunto e per il 4% al prodotto interno lordo europeo.

Ugo Bacchella, presidente di Fondazione Fitzcarraldo, ha precisato che “la cultura è diventata un asset strategico e rientra a pieno titolo nelle politiche di sviluppo economico”,  “Il punto di svolta è  stata l’Agenda europea per la cultura” ha spiegato spiega Pier Luigi Sacco, docente allo Iulm di Milano e advisor Commissario Ue alla cultura “dove di fatto la cultura viene valutata in relazione alla capacità documentata di generare impatti positivi su aree come la salute, la coesione sociale e il rapporto con l’innovazione aprendo così a tutto l’orizzonte delle startup innovative e della social innovation”.

Forse il sistema economico è ancora sulla scia del nostro citato ex Ministro; va registrato, infatti, che gli investitori sono ancora pochi, attratti soprattutto dalle startup culturali che fanno leva sul digitale mentre complessivamente le banche non hanno le competenze per cogliere le specificità dell’industria creativa e culturale. E’ allo studio, comunque, uno strumento che potrebbe favorire l’incontro tra banche e industria creativa.

Servono altre prove per crederci?

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Rassegna Stampa 25 giugno 2019

Notizie della settimana 18 – 24 giugno

La nouvelle vague dell’impresa è l’attenzione alla dimensione ambientale e sociale. Non si tratta però soltanto di una moda ma di una profonda necessità per consentire un cambio di passo al nostro sistema socio-economico. Come sollecita Aldo Bonomi, prendendo spunto dal libro “L’impresa riformista” di Antonio Calabrò: dato che l’impresa è una delle ultime istituzioni rimaste, ha il dovere di essere non solo una macchina per fare profitti. E’ la figura dell’impresa riformista, un attore-chiave della società, motore di un ripensamento dello sviluppo. Come ci ricorda Bonomi: l’impresa è “una cellula di comunità per fare società” come diceva Adriano Olivetti.

Bonomi recupera dal baule delle cose antiche una bella espressione: “occorre ripensare a un nuovo umanesimo industriale”.

La questione chiave riguarda la necessità di reintrodurre nella cultura dell’impresa il tema della ridistribuzione collettiva “di senso e di reddito”, dice Bonomi, oltre che dei vantaggi che potenzialmente le macchine e l’intelligenza artificiale potranno produrre per l’umanità.

Anche in Italia dobbiamo estendere la nostra cultura d’impresa al campo della sostenibilità ambientale, sociale, demografica, del welfare… .

Questa riflessione si avvicina profondamente al concetto di Societing 4.0 e all’idea di modello mediterraneo che, anche attraverso PidMed, stiamo cercando di rendere realtà.

Ma il sistema delle imprese, le più grandi insieme alle più piccole, è pronto per un salto nel futuro, non attraverso le macchine ma attraverso lo sviluppo di un nuovo umanesimo industriale? E la politica, locale e nazionale?

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Finanza alternativa per le imprese – Dossier

Rassegna 10 giugno 2019

Esistono varie soluzioni diverse da quelle bancarie per finanziare le attività delle imprese. Sono strumenti che riguardano sia l’equity sia il debito e sono quindi strumenti di finanza alternativa. Dal 2012 in Italia si sono susseguite diverse misure pensate per incentivare il ricorso appunto alla finanza alternativa. In realtà non sono strumenti alternativi alle banche perché la banca resta il partner tradizionale e per eccellenza delle imprese.

La legge di Bilancio 2019 e il decreto crescita (Dl 34/2019) hanno spostato il focus sulle Pmi.

In questo Dossier una bella panoramica sugli strumenti, le modalità d’uso, i vantaggi e i punti d’attenzione da considerare prima di adottarli:

Rassegna Stampa 10 giugno 2019

Notizie della settimana 2- 10 giugno

La strategia per lo sviluppo delle imprese italiane viene sintetizzata con una parola-chiave dai Giovani imprenditori che si sono riuniti a Rapallo in occasione del 49° convegno Giovani di Confindustria: Globali!

«Il mondo è collegato, una realtà dalla quale non si può e non si deve tornare indietro. E che va colta come opportunità di crescita, specie per un paese come il nostro che non ha materie prime e ha un’industria di trasformazione», ha detto Alessio Rossi, presidente di Confindustria Giovani. L’Italia quindi deve mettersi nelle condizioni di intercettare le opportunità di innovazione che arrivano dall’Europa e dal resto del mondo.

La visione dei giovani imprenditori è che «Un paese come il nostro che ha un’industria ad alto valore aggiunto deve mettersi al centro della catena globale del valore. In questa sfida sta la possibilità dell’Italia di risollevare la propria economia, così come quella dell’Europa che sta subendo un rallentamento… ».

Alle imprese serve un’Europa sempre più forte che possa parlare e negoziare posizioni all’interno del discorso globale presidiato da USA e Cina. Ed è necessario rilanciare in modo convinto il Piano Industria 4.0, procedere rapidamente allo sviluppo di reti e rendere digitale la Pa. Per questo, quindi, serve un piano straordinario che consideri anche un’accelerazione della formazione 4.0.

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Rassegna Stampa 27 maggio 2019

Notizie della settimana 20 – 26 maggio

Tante sollecitazioni in settimana ed un importante focus: il Rapporto su Meccanica & Automazione delle imprese.

Qui si racconta di come le pmi stiano installando robot e cobot che rendono più semplice il lavoro delle persone. Si tratta di macchine che consentono di trasferire in modo standard le informazioni, correggere errori, ricordare le varietà produttive…tutti passaggi che razionalizzano i processi di produzione  rendendola più qualitativa, con effetti positivi sui clienti e, quindi, sulla competitività delle aziende. Si stanno diffondendo anche strumenti ibridi come gli esoscheletri, piccole “armature” indossabili in grado di alleviare gli sforzi di sollevamento.

Nel Rapporto si parla anche dei Competence Center di Milano e di Pisa: Made, quello più legato al sistema imprenditoriale, e Artes, quello più tecnologico. Obiettivo di Made è raggiungere nel triennio oltre 10mila persone attraverso attività di informazione e divulgazione, erogando più di 41mila “ore-uomo” di formazione, sviluppare circa 410 progetti e 200 assessment digitali, coinvolgendo 15mila imprese, per l’80% Pmi.  Il focus di Artes 4.0 sarà sulla robotica avanzata e sulle tecnologie digitali abilitanti, con applicazioni industriali e biomedicali, settori in cui la Scuola Sant’Anna rappresenta un’eccellenza internazionale. «Ma siamo in grado di lavorare in molti più ambiti – osserva Dario –: dai materiali all’Internet of Things, dall’automazione delle macchine alla cybersecurity. L’idea è che le imprese che si rivolgono a noi possano trovare virtualmente tutte le soluzioni, chiavi in mano, per risolvere i loro problemi»

Mariano Corso, il responsabile scientifico dell’Osservatorio Digital Transformation Academy del Politecnico di Milano, ricorda e sottolinea che lo sviluppo delle tecnologie richiede un contemporaneo sviluppo della cultura e delle competenze delle persone: “pur aumentando progetti, iniziative e investimenti” ha detto Corso “in realtà molto spesso c’è ancora un approccio acritico e magico all’uso di questi strumenti, come se il solo fatto di investire potesse creare innovazione e risolvere i problemi di competitività”. Invece non basta, aggiunge Corso, indicando due elementi che rappresentano le basi per il successo dei progetti di trasformazione digitale: «Il ripensamento, la revisione dei processi e dell’organizzazione del lavoro da un lato e il coinvolgimento e l’investimento in competenze delle persone dall’altro».

A che punto siete voi con l’introduzione delle tecnologie 4.0? E che impatti hanno sulle persone e sulle loro competenze?

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Rassegna Stampa 13 maggio 2019

Notizie della settimana 6 – 12 maggio

Segui i soldi e ci troverai… beh tante cose, in effetti, compresi i megatrend cioè quei fenomeni e quelle tendenze  che modellano presente e futuro, trasformando e talvolta rivoluzionando per sempre, le nostre vite.  Seguendo i soldi di grandi investitori si vede che l’interesse è rivolto in particolare a società che operano nella catena di valore dell’energia pulita, dell’acqua, dell’agricoltura, delle attività forestali, verso una società carbon-free. Un altro oggetto di interesse per i finanziatori sono i cambiamenti in corso nelle città di tutto il mondo che stanno investendo nell’ammodernamento delle infrastrutture e in soluzioni tecnologiche intelligenti per migliorare la qualità della vita della popolazione che è, e sarà sempre di più, urbana.

E a proposito di cosa si trova seguendo i soldi, interessante è l’accordo siglato tra Amazon e l’Agenzia Ice per portare il Made in Italy ai clienti del mondo raddoppiando il numero delle micro e piccole aziende manifatturiere e artigiane presenti sulle vetrine del colosso di Seattle. L’intesa si basa su tre aree chiave: recruiting di nuove aziende ed inserimento di nuovi prodotti nella vetrina Made in Italy di Amazon; formazione e supporto alle Pmi; sviluppo di attività di marketing per la promozione delle vendite online. Requisiti essenziali sono che i prodotti delle Pmi siano “made in Italy” – ovvero produzioni nazionali al 100% o con almeno le ultime lavorazioni sostanziali condotte in Italia – e che siano compliant, cioè dotati di certificati di conformità, se lo richiedono i mercati di destinazione. E si parte così per 18 mesi poi … si vedrà; tante incognite e una certezza: la grande vetrina di Amazon è pronta ad accogliere chiunque ne abbia necessità diventando un unicorno sempre più irraggiungibile.

Si è parlato molto in settimana di risorse e occasioni definite anche dal Governo soprattutto attraverso il Decreto Crescita per le imprese.

Segui i soldi… sembra l’unico imperativo necessario per confrontarsi sul valore di qualunque cosa, anche delle attività e delle iniziative culturali, che per essere “misurate” nel loro valore vengono definite in termini di Pil. Solo i musei statali, per esempio, rappresentano l’1,6% del Pil. Che anche la cultura, e magari il sociale, possano diventare a breve nuovi megatrend?

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Rassegna Stampa 6 maggio 2019

Notizie della settimana 29 aprile – 5 maggio

E si parla di noi! In settimana diversi contributi hanno avuto il ruolo di ricordare il disegno del Piano Nazionale Industria 4.0: cosa sono i Punti Impresa Digitale (PID) delle Camere di Commercio, come si stanno sviluppando i competence center e che tipo di incentivi sono previste a supporto dell’innovazione delle imprese.

I PID, che sono sostanzialmente dei punti di connessione con il sistema delle imprese locali e si trovano presso le Camere di Commercio, hanno il compito di erogare contributi attraverso voucher digitali, con l’intento di favorire l’acquisto di beni, servizi di consulenza e formazione per le nuove competenze e tecnologie digitali. I competence center, invece, sono pensati come nuovi attori che, attraverso la collaborazione tra le università e le imprese, favoriscono la più rapida creazione e distribuzione di conoscenza tecnologica nel sistema produttivo. Ad oggi sono coinvolti, all’interno dei competence center attivati, 75 atenei e 400 imprese. E poi ci sono vantaggi vari pensati per le imprese come, per esempio, il credito di imposta per le Pmi che partecipano alle fiere all’estero inserito- all’ultimo minuto- nel decreto crescita che è entrato definitamente in vigore e che ha ripristinato fino a fine anno il superammortamento al 130% per l’acquisto di beni strumentali all’attività di impresa (anche se con tetto di investimento a 2,5 milioni).

Chissà se sono misure sufficienti. Perché secondo l’economista Mauro Gallegati, il tipo di sviluppo che abbiamo avuto in Italia fino a qui, assomiglia ad una trappola ecologica, che sembra buona oggi ma è letale dopodomani. Ci siamo specializzati in produzioni a basso valore aggiunto, con bassi salari e tecnologie non di frontiera, utilizzate da imprese che non hanno investito in ricerca. Spesso è la barriera del familismo che impedisce l’internazionalizzazione limitando l’adozione di nuove tecnologie ad alta produttività. L’anomalia italiana è determinata dal fatto che abbiamo poche grandi imprese e non troppe Pmi. Ma la rivoluzione 4.0 determina una nuova organizzazione di impresa e secondo Gallegati serve una politica economica adeguata, oltre alla sola retorica politica dell’annuncio, per evitare il declino rovinoso del nostro Paese.

Insieme alla politica economica pare, però, che servano anche gli imprenditori che sanno fare la differenza. Citando Klaus Schwab, il fondatore del forum di Davos, «Le imprese sono il principale stakeholder di un sistema economico e sociale in salute». Lo ha chiamato il Qualitative easing: per rispondere alle sfide di un mondo in rapido cambiamento la responsabilità delle nuove soluzioni è soprattutto di imprese e imprenditori perché sono gli attori che possono influenzare, avendone interesse, il modo di “aggiustare” un contratto sociale che si è rotto. La quarta rivoluzione industriale, ancora più delle altre, avrà un impatto sulla persona e sul modo di vivere. Le imprese e gli imprenditori non possono pensare che altri debbano occuparsi di affrontare questi problemi. Schwaz ha detto: «Dobbiamo assicurarci – ha affermato – che la quarta rivoluzione industriale si sviluppi con l’umanità al centro e non la tecnologia».

A quanto pare, signori e signore, non ci mancano i soldi (come ha dimostrato l’esperienza di questi anni), ci manca chi quei soldi li usa per trasformarli in iniziative e sviluppo. #SharingResponsabilites.

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Punto Impresa Digitale 2018/2019 – Avvio attività Mentoring

La CCIAA di Salerno, nell’ambito delle attività organizzate al fine di garantire l’accompagnamento e supporto alle imprese del territorio che intendono intraprendere un percorso di trasformazione digitale 4.0, ha stilato un protocollo d’Intesa con l’Università Federico II di Napoli (Capofila del Competence Center del Piano Nazionale Impresa 4.0) all’interno del programma di Ricerca/Azione Societing 4.0 per offrire un mentoring gratuito per 50 realtà imprenditoriali MPMI del territorio.

Tale attività consiste in un percorso di formazione attiva verso la crescita e la trasformazione digitale partendo dall’analisi dei propri bisogni relativi al modello di business o del processo di produzione.

Le aziende verranno formate sulle tematiche più importanti relative all’Impresa 4.0 in base alle loro specifiche esigenze, comprendendo innovazioni di prodotto, di processo e strategiche quali ad esempio: intelligenza artificiale, utilizzo attivo ed adattivo dei dati, realtà virtuale ed aumentata, interconnessioni ed internet delle cose e tecnologie abilitanti 4.0 per le MPMI.

Pertanto, il percorso di mentoring sarà così articolato:

  • FASE 1: Analisi della maturità tecnologica – digitale delle imprese del territorio; condizione fondamentale è che le aziende abbiano effettuato il self-assessment compilando il seguente questionario: https://www.puntoimpresadigitale.camcom.it/selfdigitalassessment/index.php/797291?lan g=it)
  • FASE 2: Studio della filiera e analisi dei bisogni
  • FASE 3: Mentoring frontale presso la sede del Competence Center il 29 maggio p.v. di cui sarà data comunicazione apposita.

Per conoscere tutte le modalità e le condizioni di partecipazione scarica il Bando.

Per partecipare compila la domanda.

Rassegna Stampa 29 aprile 2019

Notizie della settimana 22 – 28 aprile

L’allarme arriva forte e chiaro: l’impatto negativo della globalizzazione e dell’innovazione rischia di farsi sentire sulla qualità del lavoro e sulle disuguaglianze tra lavoratori. Così dice il report sul “Futuro del lavoro” dove l’Ocse sottolinea come in media il 14% dei posti è «ad alto rischio di automazione» e la transazione ai nuovi lavori che saranno potrebbe non essere facile. Secondo il rapporto in Italia i posti di lavoro ad alto rischio di automazione sono il 15,2% e un altro 35,5% potrebbe subire sostanziali cambiamenti nel modo in cui vengono svolti richiedendo mansioni molto diverse da quelle attuali. L’Ocse mette in guardia i governi perché senza un’azione immediata, le disparità del mercato del lavoro potrebbero aumentare, visto che alcuni lavoratori affrontano rischi maggiori di altri come per esempio i cosiddetti atipici e i lavoratori a bassa qualifica che sono spesso esclusi anche da programmi di formazione. Per cercare di giocare in anticipo e, soprattutto, per offrire un aiuto concreto agli interessati, Assolavoro, e le singole Agenzie per il Lavoro, hanno deciso di scommettere sulla formazione.

Il Governo, da parte sua, ha definito alcuni strumenti di agevolazione alle imprese attraverso il decreto per la crescita, approvato  dal Consiglio dei ministri, e che mette in campo il rafforzamento e la semplificazione degli incentivi per le nuove imprese e un mix di incentivi per la trasformazione digitale dei processi produttivi. Certo, il ruolo di coordinamento che a questo punto dovrebbe svolgere il Mise è compromesso da importanti cambiamenti ai vertici, a partire dall’uscita del direttore generale per la Politica industriale, Stefano Firpo, che si è occupato, tra le altre cose, del piano Industria 4.0 per la digitalizzazione delle imprese, oltre che della gestione, in collaborazione con l’Agenzia delle entrate, del super ammortamento e del credito d’imposta sulla ricerca. In questo ruolo chiave dal Ministero fanno sapere che deve essere ancora individuato il successore.

In attesa di sapere come procederà l’attuazione e il coordinamento del Piano Industria 4.0 tre degli otto Competence Center istituiti dal disegno della governance nazionale del Piano stanno elaborando un’innovazione di grande interesse. Genova, Milano e Torino stanno cercando di creare, attraverso la partecipazione di grandi imprese attive nello sviluppo di tecnologie per i digital twin, modelli e dimostrazioni a beneficio delle imprese. Si tratta di creare dei gemelli digitali sia di semplici oggetti che di processi complessi e intangibili, come, per esempio, la sostenibilità ambientale. Questi modelli devono essere corretti quindi bisogna sapere come e dove raccogliere i dati e avere sufficiente potenza di calcolo, ma  le  tecnologie  già  esistono  e un’evoluzione di questo tipo può avere ricadute infinite: dalle indicazioni su come ridurre il riscaldamento globale a come funziona il sistema sanitario.

In attesa degli sviluppi di nuovi modelli quelli delle imprese più tradizionali e rappresentative del nostro Paese si mettono insieme e diventano vincenti. Cibo e vino made in Italy sono, infatti, tra i principali ambasciatori dell’Italia nel mondo per attrarre turisti e anche capitali esteri nel nostro Paese. E viceversa il turismo come leva per far conoscere e apprezzare i prodotti agroalimentari italiani e dunque rafforzarne le vendite oltreconfine. Lo conferma una recente indagine condotta da Nomisma in tre mercati molto importanti per il settore agroalimentare: il Regno Unito, gli Emirati Arabi e la Cina. Alla domanda su quali settori sono percepiti dalle popolazioni di questi Paesi come più rappresentativi del made in Italy, la maggioranza degli intervistati ha indicato proprio il cibo e il vino al primo posto, con percentuali attorno al 40%, seguiti da moda e accessori, automotive, arredamento e design.

E proprio in questi settori ricadono l’esperienza particolare della antiche seterie di San Leucio che si sono alleate con la blockchain per valorizzare, tutelandone la specificità, la famosissima e prestigiosa tradizione serica della real colonia borbonica e il sistema produttivo che ancora oggi ne rinnova l’esperienza

E poi un’altra impresa storica, con alle spalle cent’anni di storia, la Sacmi di Imola, che ha presentato un Innovation lab 4.0 nuovo di zecca insieme ad un accordo di collaborazione con il Mit di Boston per accelerare la trasformazione digitale. Sacmi è numero uno al mondo negli impianti per ceramica e festeggia il primo secolo di attività rilanciando la scommessa sull’innovazione su cui già nel 1919 puntarono  nove meccanici e fabbri disoccupati, trasformando una palestra dismessa in un’officina per riparare macchinari e attrezzature agricole. L’Innovation lab, in particolare, intende diventare una piattaforma aperta che mette a disposizione delle altre imprese, soprattutto Pmi, i suoi servizi: dallo sviluppo della diagnostica predittiva attraverso sensori avanzati, simulazioni digitali, algoritmi e data analytics, alla creazione di nuovi modelli di smart organization tramite l’ingegnerizzazione dei flussi di impianto. E ha la mission – dice il presidente- di formare  nuovo  personale  altamente qualificato, valorizzando i giovani e la loro capacità di immaginare un futuro dove creatività e intraprendenza, competenze e know how, fanno sempre più la differenza.

Come si dice dalle nostre parti: il dirottamento di senso che fa incontrare mondi apparentemente distanti (come le imprese tradizionali e l’innovazione 4.0) consente di produrre nuovo valore per gli imprenditori e, come mostrano le due esperienze raccontate, anche per i territori. Saranno capaci i governi e le amministrazioni centrali di essere abilitatori di questi cambiamenti?

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