“CNPA LAB: Innovazione, digitalizzazione ed Agritech 4.0. Trasformazione digitale e conoscenza del prossimo PSR (Piano di Sviluppo Regionale) della Regione Campania”, questo è il titolo del meeting online in programma giovedì 24 marzo a partire dalle ore 18:00.
Il webinar è organizzato da “PIDMed” – progetto promosso dalla Camera di Commercio di Salerno con il programma Societing 4.0 dell’Università Federico II di Napoli, in collaborazione con Fondazione Saccone, Banca Campania Centro, Fondazione Cassa Rurale Battipaglia e l’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della provincia di Salerno.
L’incontro rappresenterà un’occasione per approfondire le nuove misure previste dalla Regione Campania nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale, lo strumento comunitario grazie al quale attraverso incentivi e finanziamenti agevolati è possibile sostenere e favorire la crescita del settore agricolo, l’incremento dell’occupazione e lo sviluppo delle aree rurali.
Al webinar, moderato da Giuseppe Alviggi giornalista e partner di Gruppo Stratego, interverranno Germana Di Falco, Coordinatrice Generale Comitato per la Nuova Programmazione Agricola (CNPA) dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania, Alex Giordano Direttore scientifico PIDMed, Coordinatore gruppo tematico “Innovazione, Digitalizzazione, AKIS, nuova impresa” del Comitato per la Nuova Programmazione Agricola (CNPA), Marco Macinelli, Responsabile Crediti Agrari di Iccrea Banca SpA, Maurizio Camillo, Presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della provincia di Salerno, Nicola Caputo Assessore Agricoltura della Regione Campania, Giorgio Scala, presidente Fondazione Saccone.
Lo scorso 7 marzo si è tenuta una conferenza stampa presso la Camera di Commercio di Salerno durante la quale sono stati raccontati alcuni dei risultati raggiunti nel territorio ad oltre tre anni dall’avvio del Piano Nazionale Impresa 4.0 (oggi Transizione 4.0), che ha coinvolto il sistema camerale con la creazione dei Punti Impresa Digitale, nati per affiancare e accompagnare soprattutto le piccole imprese di tutti i settori nel processo di innovazione.
La partnership che la Camera di Commercio di Salerno ha realizzato con l’Università Federico II di Napoli, attraverso il progetto PIDMed (Punto Impresa Digitale Mediterraneo), si è rivelata un fattore decisivo, perché ha consentito di trasferire alle imprese coinvolte le competenze esistenti nell’Ateneo, grazie a un percorso, in prima battuta di tipo informativo, poi formativo e in molti casi applicativo.
Il bilancio delle attività è sicuramente positivo: le misure finanziarie a supporto della trasformazione digitale delle Imprese attuate dalla CCIAA di Salerno sotto forma di voucher sono state utilizzate da 423 imprese. Tra queste ben 255 rientrano nella progettualità PIDMed.
Sono state sostenute 469 imprese nella loro misurazione della maturità digitale e per il bilancio delle competenze digitali e messo in essere 140 azioni di orientamento verso il Competence Center e altre strutture di ricerca e innovazione tecnologica.
La trasformazione digitale delle imprese della provincia di Salerno
Nell’anno che è appena trascorso (2021) si è registrato un trend in crescita per quanto riguarda le imprese che hanno scelto di investire nel digitale. Una tendenza che si rileva per la Regione Campania in generale e per la Provincia di Salerno in particolare. Rispetto al quadriennio 2016-2020 (che vede una crescita delle imprese del 61,50%) il numero di imprese che investono nel digitale è del 67,10% nel 2021 per la Regione Campania e del 67,40% per la Provincia di Salerno (rispetto al 63,10% del quadriennio precedente), a fronte del 71% della media italiana. In altre parole, nel 2021 ogni 10 imprese quasi 7 hanno deciso di investire.
È interessante sottolineare come fino al 2019 poco più della metà delle imprese provinciali e regionali hanno investito nel digitale (51,7%). Nel 2020 si è registrata una forte crescita (11,7 punti percentuali), crescita, confermata anche nel 2021 e che diventa più ampia per Salerno (4 punti percentuali a fronte dei 3,7 della Campania).
Solo le imprese che hanno investito nella loro trasformazione digitale e nell’aggiornamento del personale, hanno dimostrato di poter continuare ad essere competitive e ad affrontare in modo efficace l’emergenza sanitaria da Covid-19.
Il 2020 è stato l’anno della pandemia e dell’accelerazione sulla trasformazione digitale. Anche le imprese della regione Campania e della provincia di Salerno hanno reagito alla crisi, introducendo cambiamenti in ambito organizzativo ed investendo in diversi aspetti della trasformazione digitale.
“Le imprese salernitane hanno dimostrato un livello altissimo di resilienza nell’affrontare l’emergenza sanitaria da Covid-19” – dichiara il Presidente di Unioncamere e della Camera di Commercio di Salerno, Andrea Prete – “introducendo cambiamenti in ambito organizzativo e investendo in diversi aspetti della trasformazione digitale”.
“La proposta di introdurre tecnologie 4.0 in un territorio caratterizzato da oltre il 90% da micro imprese” – dichiara il direttore scientifico del progetto PIDMed Alex Giordano – “è passata attraverso la mediazione di uno staff di persone fantastiche, adeguatamente formate, che hanno incontrato gli imprenditori presso le loro aziende, hanno ascoltato le loro storie e hanno fatto da ponte tra le soluzioni mappate presso i centri di ricerca coinvolti e le criticità evidenziate in modo autonomo dagli imprenditori”.
Aggiungendo: “Su queste criticità specifiche, sono state co-progettate le soluzioni accolte dalle imprese, proponendo soluzioni semplici, come le tecnologie open source e sistemi (meno costosi) di retrofitting (misure adottate per consentire l’installazione di parti nuove o aggiornate su macchinari vecchi o obsoleti). Secondo noi è fondamentale che le attività di ricerca e azione passino da processi di conoscenza delle realtà alle quali si rivolgono, per definire idee e soluzioni che verifichino la loro utilità ed efficacia alla prova dei fatti”.
Venerdì 21 gennaio 2022 alle ore 15:00, si terrà l’evento di presentazione dei due bandi emanati dalla Regione Campania “FONDO REGIONALE PER LA CRESCITA PER IMPRESE E PROFESSIONISTI e DISTRETTI PER IL COMMERCIO”.
Il “FONDO REGIONALE PER LA CRESCITA CAMPANIA – FRC”, strumento finanziario composto da un contributo a fondo perduto e da un finanziamento agevolato, è finalizzato al sostegno per la realizzazione di investimenti di rafforzamento e ristrutturazione aziendale e di innovazione produttiva, organizzativa e di efficienza energetica, dettate dai paradigmi post Covid.
I “DISTRETTI DEL COMMERCIO” sono uno strumento di partnership pubblico-privato previsti dal Testo Unico Legge Regionale n°7 del 21/04/2020 (BURC n. 91/2020) che possono realizzare, anche mediante finanziamenti pubblici, interventi di riqualificazione e promozione del territorio.
Programma
15:00 – 16:00 PRIMA SESSIONE
Saluti Andrea Prete, Presidente Unioncamere
Introduce Antonio Marchiello, Assessore Attività Produttive e Lavoro Regione Campania
Conclude Vincenzo De Luca, Presidente Regione Campania
16:00 – 17:00 SECONDA SESSIONE
Introduce Raffaella Farina, Direttrice Generale Sviluppo Economico Regione Campania
Interventi tecnici Alfonso Bonavita, Dirigente Sviluppo Economico Regione Campania Fortunato Polizio, Direttore Sviluppo Campania Daniela Michelino, Dirigente Sviluppo Economico Regione Campania
Si svolgerà giovedì 13 gennaio 2022 alle ore 12:30, presso la Sala Valori della Camera di Commercio diNapoli in via Sant’Aspreno 2, il primo evento di presentazione del “FONDO REGIONALE PER LA CRESCITA CAMPANIA – FRC”, strumento finanziario composto da un contributo a fondo perduto e un finanziamento agevolato finalizzato al sostegno degli investimenti per la realizzazione di investimenti di rafforzamento e ristrutturazione aziendale e di innovazione produttiva, organizzativa e di efficienza energetica, dettate dai paradigmi post Covid.
L’incontro potrà essere seguito nell’Auditorium del Virtual Space 4.0 di Campania Intelligente 4puntozero.
Ricordiamo, come già descritto nel sito www.sviluppocampania.itche il “FONDO REGIONALE PER LA CRESCITA CAMPANIA – FRC” è uno strumento finanziario composto da un contributo a fondo perduto e un finanziamento agevolato finalizzato al sostegno degli investimenti per la realizzazione di investimenti di rafforzamento e ristrutturazione aziendale e di innovazione produttiva, organizzativa e di efficienza energetica, dettate dai paradigmi post Covid.
Le risorse messe a disposizione dalla Regione Campania sono pari ad euro 196.5 milioni a valere su Fondi POR FESR.
Lo strumento è rivolto ai seguenti beneficiari:
Piccole e microimprese, che siano costituite ed iscritte nel Registro delle imprese della Camera di Commercio, industria, artigianato e agricoltura, competente per il territorio da almeno 12 mesi antecedenti alla data di pubblicazione del presente Avviso sul BURC;
Liberi professionisti che sono equiparati alle PMI ai fini dell’accesso alle agevolazioni previste dalla programmazione dei fondi strutturali 2014 – 2020, che siano titolari di Partita IVA da almeno 12 mesi antecedenti la data di pubblicazione del presente Avviso sul BURC.
Sono ammissibili al presente Avviso tre tipologie di interventi da realizzare sul territorio della Regione Campania e relativi a:
Digitalizzazione e Industria 4.0, investimenti materiali e immateriali a sostegno dei processi di riorganizzazione e ristrutturazione produttiva per la transizione 4.0;
Sicurezza e sostenibilità sociale e ambientale, investimenti finalizzati ad accrescere la performance ambientale e sociale dell’impresa garantendo la salute e la sicurezza degli operatori;
Nuovi modelli organizzativi, investimenti tesi alla riorganizzazione dei processi aziendali attraverso l’introduzione di nuove soluzioni gestionali, di impianti e attrezzature volti a aumentare la produttività e la performance economica.
Le spese ammissibili sono relative a Impianti e macchinari, Opere di impiantistica, Servizi reali, conseguimento delle certificazioni, Software, sistemi, piattaforme, applicazioni e programmi informatici, Spese amministrative, spese per studi di fattibilità, oneri per il rilascio di attestazioni tecnico-contabili e garanzie a copertura della restituzione del finanziamento.
Le agevolazioni sono concesse, a titolo di de minimis, a copertura del 100% del programma di spesa ammissibile e ripartite come segue:
50% delle spese ammissibili, a titolo di contributo a fondo perduto;
50% delle spese ammissibili, a titolo di finanziamento a tasso zero.
Il finanziamento prevede le seguenti condizioni:
Durata complessiva: 6 anni
Rimborso: 60 mesi con rate trimestrali posticipate a quote capitale costanti (ammortamento italiano), più 12 mesi di differimento decorrenti dalla data di erogazione dell’anticipazione.
Tasso di interesse: 0%.
Garanzie personali e/o reali prestate dai soggetti e con le modalità previste dall’Avviso.
Il programma di spesa deve essere compreso tra un importo minimo di 30.000,00 Euro e un importo massimo di 150.000,00 Euro.
Per accedere alle agevolazioni, i richiedenti devono presentare apposita Domanda di Agevolazione, esclusivamente in modalità telematica unicamente attraverso identità digitale (SPID o CNS), intestata al soggetto richiedente, pena l’esclusione, mediante la piattaforma al link: incentivi.sviluppocampania.it
La Domanda può essere presentata dalle ore 12:00 del giorno 10 febbraio 2022 e fino alle ore 12:00 del giorno 14 marzo 2022.
Dal 20 gennaio 2022 sarà resa disponibile sui siti della Regione Campania e di Sviluppo Campania la modulistica per la presentazione delle Domande di agevolazione.
In seguito alla presentazione e all’invio della Domanda di agevolazione non è possibile allegare ed inviare ulteriori documenti ad integrazione della stessa. La Domanda deve essere firmata digitalmente dal titolare/legale rappresentante dell’impresa richiedente, esclusivamente con firma Cades rilasciata da un ente accreditato, secondo le istruzioni indicate in piattaforma, pena l’inammissibilità.
Cosa dobbiamo aspettarci dall’epoca post-pandemica? Da dove dobbiamo ripartire per scrivere nuove forme di futuro? Sono domande che ognuno di noi si pone in questi giorni che sia studente, insegnante, imprenditore o altro, perché la vita di ognuno è oggi profondamente condizionata dal caos, come l’ha chiamato Franco Berardi nel corso del ciclo di Seminari #NoExit, che il Covid ha prodotto. È un caos che si trova in vari campi: quello ambientale, quello geopolitico, quello sanitario. Ed è su questi campi che si sta creando il “gioco dei tempi a venire”.
Il caos si trova in campo ambientale, in campo geopolitico e in campo sanitario ed è su questi campi che si sta crendo il gioco dei tempi a venire.
Franco Beradi BIFO
Ne abbiamo parlato a #NoExit, una serie di incontri dedicati a 6 temi: Antropocene, Lavoro, Commons, Algoritmi, Modelli alternativi alla Silicon Valley e Futuro che qui di seguito riproponiamo tutti insieme.
Abbiamo deciso, infatti, di raccogliere in questo unico documento le registrazioni dei 6 incontri del ciclo #NoExit, che ha visto tra ottobre e dicembre alcuni scienziati sociali scelti tra i massimi esperti di tematiche cruciali della transizione post-pandemica ai quali è sato chiesto di analizzare il presente per tracciare alcune vie di fuga verso il futuro.
Prendete questa raccolta come un piccolo dono, una strenna, che consolida la partnership tra il progetto PIDMed ed il Societing Lab, nella speranza che si possa rivelare una lettura (multimediale) che sia di stimolo per immaginare nuove forme di futuro anche per la comunità della pmi coaugulate intorno al progetto PIDMed realizzato dalla CCIAA di Salerno e dall’Università Federico II di Napoli.
Seguite questi contenuti, anche scegliendo quelli che vi sembrano di vostro interesse: le analisi dei relatori che si sono avvicendati sono veramente interessanti e a risentirle tutte insieme offrono grandi stimoli di riflessione, sia per le letture speciali che ci danno sulla contemporaneità, sia per lo sguardo che ci invitano ad avere verso il futuro.
Ragionando di rapide evoluzioni e cambiamenti in corso si è parlato molto del ruolo della Cina in questo momento storico, come potenza emergente di fronte ad un occidente che, per usare le parole di Franco Berardi, “si trova da qualche anno in una fase di declino e disgregazione”. Collego mentalmente questa affermazione alla riflessione di Elisa Oreglia riguardo la compresenza di tre macro-modelli socio-economici che vedono un diverso rapporto fra lo Stato e il Mercato:
il modello Americano, dove l’innovazione è nelle mani del settore privato e dove c’è un certo scetticismo nei confronti dello Stato da parte dei cittadini e le aziende sono la forza benevola del progresso;
il modello Europeo, dove, secondo lei, si vuole prevedere il futuro e controllarlo, con un ruolo forte dello Stato nell’orientare i processi di cambiamento e un mercato che tende ad avere meno slanci innovativi;
il modello Cinese, in cui lo Stato viene visto come una forza positiva soprattutto nelle campagne e svolge un ruolo di supporto per le imprese lasciandole libere di crescere e diventare competitive a livello mondiale.
Gli algoritmi non sono per niente neutri
Tiziano Bonini
La Cina è dunque l’alter ego degli USA e della vecchia cara Europa nel suo rapido processo di innovazione socio-tecnica e -secondo le parole di Franco Berardi- oggi è un laboratorio perfetto in cui “congegni di Intelligenza Artificiale agiscono in integrazione con la cattura di dati dal mondo esistente” verso la progressiva creazione dell’”automa cognitivo globale”. L’elemento-chiave di questo processo di automatizzazione delle nostre vite è l’Algoritmo, ben spiegato da Massimo Airoldi e Tiziano Bonini, i quali hanno sottolineato come gli algoritmi, automatismi (oggi) eseguiti non da persone ma da macchine, non sono per niente neutri. Nel codice dell’algoritmo infatti entrano le culture degli sviluppatori e la stessa azione degli algoritmi produce un effetto di dipendenza dal percorso. In questo senso è la cultura stessa che diventa algoritmica e il design e i dati diventano “attori sociali”.
È la cultura stessa che diventa algoritmica e il design e i dati diventano “attori sociali”
Massimo Airoldi
Commons e gestione dei beni comuni sono una terza via, un nuovo modo di produzione che va oltre privato e pubblico e genera valore d’uso
Tiziana Terranova
Trovo tutto questo molto potente (ascoltate gli interventi indicati e capirete) e, per questo, trovo ancor più interessante le riflessioni di Tiziana Terranova che, di fronte a questa contingenza che sembra portarci dritto alla fine della storia, invece riapre con una proposta totalmente alternativa, che porta i Commonsal centro di una diversa idea di società, in una nuova organizzazione dei beni comuni. Una terza via che va oltre il privato e il pubblico, per mettere a valore risorse collettive che possono produrre nuovo valore condiviso. Il passaggio concettuale, che si sta facendo anche grazie alle esperienze concrete realizzate sul campo, è quello di gestire i beni comuni collettivamente riconoscendone il peso per la produzione del loro valore d’uso e non solo per un eventuale valore finanziario. Certo, si tratta di un nuovo modo di produzione che chiede una reinvenzione del welfare e delle forme di governo in generale. Un’utopia? No! Ci sono già diversi beni gestiti secondo questa logica e città come Napoli sono un cantiere aperto da questo punto di vista.
Serve un nuovo modello sociale, più inclusivo e più attento alla valorizzazione delle risorse storico-culturali ed ambientali di un paese meraviglioso come l’Italia
Giustina Orientale Caputo
Pensando a questa nuova idea di valore dei beni comuni e di ruolo cooperativo delle persone all’interno delle comunità, risuonano le parole di Giustina Orientale Caputo che, chiamata a riflettere sul tema del lavoro, ha concluso l’incontro auspicando per il nostro paese un nuovo modello sociale, più inclusivo e più attento alla valorizzazione delle risorse storico-culturali ed ambientali di un paese meraviglioso come l’Italia. Serve, ha detto, immaginazione. Che forse è la ricetta necessaria anche per affrontare il tema dei temi, l’Antropocene, con tutti gli effetti nefasti che Gennaro Avallone non ha risparmiato di ricordare: quelli del clima, quelli ambientali, insieme a quelli sociali.
Antropocene è una parola che significa che miliardi di persone nel mondo riconoscono di avere un problema comune
Gennaro Avallone
Vie di uscita ne abbiamo?
I nostri relatori ci hanno indicato due fattori-chiave per uscire da questo caos. Forse non sono gli unici ma sono di certo rilevanti.
Il primo sono le donne. La loro autonomia, la libertà di scelta, la creazione di pari opportunità consentirà di dare una svolta al cambiamento. Al centro il tema della riproduzione che significa, come ha detto Gennaro Avallone, occuparsi dell’ambiente di vita e occuparsi della cura di questi ambienti. Alle donne Giustina Orientale Caputo ha aggiunto anche i giovani perché, a suo avviso, questi sono gli attori sociali dai quali può arrivare l’innovazione. Anche Tiziana Terranova, ricordando che viviamo in una BioCommons cioè in una dimensione biologica che è un bene comune, ha fatto riferimento alla necessità di ripensare l’umano nella sua relazione simpoietica anche con l’ambiente e ha confermato il ruolo-chiave della scelta delle donne nella procreazione.
L’altro fronte da pensare e ripensare è quello delle tecnologie. Tiziana Terronava ha sottolineato come sia da ripensare la relazione con il non umano e con gli oggetti tecnici. E Giustina Orientale Caputo ha detto che nel nuovo modello di sviluppo sociale dobbiamo considerare per forza come le tecnologie siano uno strumento potentissimo che ci può consentire nuovi salti e nuove immaginazioni.
Una parte dell’innovazione del futuro verrà dal basso e si baserà sull’adattare le risorse tecniche sulla dimensione locale Elisa Oreglia
Elisa Oreglia, raccontando di Birmania, Cambogia ma anche della Cina (dove la presenza di schermi ovunque e i nuovi social come Tik Tok stanno producendo una società iper-connessa) ha detto che una parte dell’innovazione del futuro verrà dal basso e si baserà sull’adattare le risorse tecniche alla dimensione locale nella logica che Adam Arvidsson, direttore scientifico del ciclo #NoExit ed ottimo chairperson dei cinque incontri, ha definito economia industriosa.
Sembra interessante che la via di uscita che emerge dagli incontri di #NoExit presupponga un doppio binario: quello dell’innovazione sociale e insieme quello dell’innovazione tecnologica.
Non so dire se questa lettura sia la causa o l’effetto dello sguardo che anche noi abbiamo sul mondo, fatto sta che è proprio pensando all’esigenza di innovazione tecnologica e di innovazione sociale che, da qualche anno, stiamo svolgendo un lavoro artigianale e quotidiano fatto su più fronti:
quello dell’Università e quindi quello della ricerca, della didattica e della cosiddetta terza missione che, per noi, si traduce nella creazione di ponti soprattutto con le MPMI del territorio;
il fronte che appunto ci vedere collaborare al supporto dei processi di transizione digitale ed ecologica a cui sono chiamate le imprese (soprattutto grazie alle attività del progetto PIDMed);
e in ultimo il fronte dell’interazione interistituzionale, per il rafforzamento delle opportunità del territorio e per la co-creazione di una nuova cultura ecologica dell’agire pubblico a vantaggio del rafforzamento del capitale sociale.
In questo modo le piste di lavoro per il nostro 2022 sono tracciate. Nel nuovo anno verranno aperte le porte del Societing Lab, uno spazio speciale che sta nascendo nella sede e nell’ecosistema di San Giovanni a Teduccio, per favorire occasioni di incontro, studio, e interazione sui temi dell’innovazione sociale e tecnologica.
Sarà una palestra dell’innovazione, un luogo privilegiato per facilitare l’apprendimento e addestrare alla complessità.
La sua missione principale sarà quella di bridging: un ponte che dovrà facilitare l’incontro tra l’ecosistema universitario (della ricerca e della didattica) e tutti gli attori esterni: il mondo delle piccole e medie imprese; le altre istituzioni; organizzazioni formali e informali:
favorendo la crescita delle competenze innovative per gli studenti;
creando occasioni per facilitare l’incontro tra la domanda e l’offerta di nuove professionalità;
supportando le micro, piccole e medie imprese verso le due grandi transizioni ecologica e digitale.
Exit o #NoExit? Parafrasando Michel Crozier noi anche quest’anno continueremo nell’esercizio della Voice perché «L’umano non è soltanto un braccio e non è soltanto un cuore. L’umano è una mente, un progetto, una libertà».
Buon Anno.
Speriamo bene 😉
GUARDA I VIDEO DEGLI INCONTRI NOEXIT
Scarica QUI la strenna di transizione 2021 – 2022 del progetto PIDMed con la raccolta di tutti i video di NoExit”
Questa mattina il Presidente della Camera di Commercio di Salerno e Presidente Nazionale di Unioncamere Andrea Prete, durante una conferenza stampa di fine mandato, ha presentato il consuntivo delle attività della Camera di Commercio di Salerno nel quinquennio 2016-2021
Il progetto PIDMed si conferma tra i progetti di punta della CCIAA di Salerno e come guida per le politiche di trasformazionedigitale dedicata alle micro e piccole imprese.
La consiliatura che si sta per chiudere, avviata nell’ottobre del 2016, ha visto impegnata la Camera di Commercio di Salerno nelle funzioni di competenza che sono: di tipo amministrativo, quali la tenuta di registri, elenchi, albi e ruoli, gli adempimenti burocratici connessi; funzioni di regolazione del mercato, quali l’istituzione di camere arbitrali, sportelli di conciliazione, la vigilanza per la repressione delle azioni di concorrenza sleale; funzioni promozionali attraverso iniziative di diverso tipo volte a sostenere l’economia della provincia e il sistema delle imprese.
Le attività promozionali costituiscono una leva fondamentale con cui la Camera di Commercio di Salerno può incidere nel tessuto produttivo provinciale e che, quindi, caratterizzano le politiche economiche dell’Ente.
In tal senso, le scelte operate sono riassumibili in tre azioni specifiche:
1) esclusivo coinvolgimento diretto della Camera nella realizzazione delle iniziative, con la soppressione delle contribuzioni a soggetti terzi se non imprese;
2) forte concentrazione delle risorse: in tutto sono state circa 15 le iniziative su cui è stato destinata la grande parte del budget per gli interventi promozionali;
3) la Camera ha restituito al territorio, sotto forma di iniziative promozionali, circa un terzo degli introiti, oltre ad assicurare la produzione/erogazione dei servizi amministrativi assegnati per legge.
Nello specifico, le iniziative promozionali sono state concentrate su tre linee strategiche d’intervento: l’internazionalizzazione, il turismo e la promozione del territorio e soprattutto la digitalizzazione delle imprese che vede come progetto di punta il PIDMed, Punto Impresa Digitale a vocazione mediterranea realizzato in partnership con Università Federico II di Napoli.
Circa la digitalizzazione, oltre alla concessione di voucher alle imprese, grande attenzione è stata dedicata alla formazione, alla consulenza e all’assistenza tecnica, proprio grazie alle attività realizzate con la prototipazione del PIDMed nell’ambito del progetto nazionale PID – Punto Impresa Digitale, all’interno del quale si attesta tra le più attive esperienze in campo nazionale. Attraverso i servizi erogati attraverso il PIDMed le imprese che hanno introdotto, o hanno potenziato, i loro investimenti nel digitale, hanno potuto affrontare meglio la crisi causata dalla pandemia.
La Conferenza Stampa si è conclusa con la proiezione di un video di 5 minuti con la voce di alcuni imprenditori che hanno partecipato alle attività della prima stagione del progetto PIDMed che ha visto coinvolte più di 300 imprese nell’attività di trasformazione digitale ed oltre 120 in azioni di orientamento, quasi 600 assessment per la misurazione della #maturitàdigitale delle imprese, più di 30 percorsi formativi con la partecipazione di oltre 32.000 partecipanti dal vivo e on-line.
La pandemia sta accelerando in maniera esponenziale la digitalizzazione, ma se da un lato il processo di trasformazione digitale sta aiutando ad arginare e a superare distanze e ostacoli, dall’altro ha messo in luce i problemi che molte realtà imprenditoriali hanno a causa della loro mancanza di innovazione tecnologica. Per tale ragione il retrofitting potrebbe rappresentare una possibilità sia in termini economici che di sostenibilità. Ma facciamo un passo indietro.
Digitalizzazione e pandemia
Le situazioni molto complesse scaturite a causa della pandemia di Covid hanno portato alla luce diverse criticità che riguardano la realtà imprenditoriale per la quale, le questione dell’innovazione e del digitale, sono diventate argomenti di primo piano. Secondo una ricerca condotta da Censuswide per conto di Ricoh, una società giapponese leader nel mondo dell’elettronica, le aziende che non innovano perdono fino al 18% di fatturato annuo e il 90% dei decision maker intervistati identifica nella mancanza di innovazione tecnologica una delle principali cause di tale perdita.
Sembrerebbe proprio che innovarsi e affrontare con coraggio e consapevolezza una trasformazione digitale possa rivelarsi una leva importante per affrontare i difficili cambiamenti in atto.
Ma l’adattamento alle nuove tecnologie da parte delle imprese richiede spesso degli investimenti economici e un ripensamento del proprio sistema di produzione che non sempre può essere attuabile, per lo meno nell’immediato, soprattutto da parte di piccole realtà imprenditoriali. Ragion per cui è venuto a crearsi nel corso degli anni una sempre maggiore disparità tra queste e le grandi aziende che invece potevano permettersi consistenti investimenti o che erano nate già all’interno di un mercato tecnologico.
Per far fronte a questa situazione, l’Unione Europea ha attivato un fondo di Recovery che ha portato alla definizione del budget UE per il periodo 2021-2027 per 1.074,3 miliardi di euro, di cui parte andrà in favore della digitalizzazione per le imprese con il fine di incentivare l’acquisto di macchinari di ultima generazione.
Tuttavia, l’acquisto di un singolo macchinario intelligente non garantisce la possibilità di innovazione, poiché le macchine intelligenti possono produrre un valore aggiunto soprattutto se riescono a connettersi tra di loro come in una smart factory, in modo da riuscire a fornire e a processare le adeguate informazione estratte dai dati (data driven). Quando si parla di “data-driven”, si fa quindi riferimento all’utilizzo dei dati raccolti dai macchinari per prendere le decisioni che riguardano, in questo caso, le attività di miglioramento continuo dei processi aziendali. Solo misurando questi ultimi diventa possibile capire come e dove intervenire per portare a termine azioni correttive e migliorative.
La capacità di interpretare dati e rispondere in maniera intelligente ad un input legato ai processi di miglioramento di produzione non sussiste ovviamente in macchine più vetuste: non essendo state progettate per comunicare secondo gli standard più innovativi possono rappresentare un problema abbastanza importante, risolvibile solo con un ammodernamento dell’intero sistema.
Ed è proprio per far fronte a queste situazioni che sempre più aziende stanno ricorrendo al retrofitting.
Che cos’è il retrofitting
Il termine retrofitting è una parola di origine inglese composta da retro cioè “vecchio”, e fitting ovvero “montare” o “adattare”, si può tradurre come riconfigurare o ammodernare qualcosa di obsoleto al fine di renderlo più performante.
Per comprendere meglio il concetto è possibile ascoltare l’intervista fatta a Davide Gomba, esperto di Open Source Hardware/Software e retrofitting e Managing Director di Officine Innesto di Torino.
Officine Innesto opera nel mondo dell’automazione e della prototipazione rapida, utilizzando tecnologie che appartengono anche al mondo dell’Open Source, dove per Open Source si indica un software rilasciato con un certo tipo di licenza per la quale il codice sorgente è lasciato a disposizione di eventuali sviluppatori. L’impiego del software libero consente agli utenti la possibilità di controllare tutte le funzionalità.
Le opportunità e i benefici del retrofitting
Nella video-intervista Gomba ha spiegato che l’implementazione di sistemi di retrofitting comporta dal lato pratico la possibilità di aggiungere ai macchinari o impianti non recenti nuove funzionalità tipiche dei prodotti dell’industria 4.0, come la raccolta e l’elaborazione di dati dei macchinari o dell’intero processo produttivo. Ma nel concreto, quali sono tutti i benefici che si riescono ad avere grazie alla raccolta dei dati?
Migliorare le performance e l’efficienza dei macchinari tenendo d’occhio tutti i processi di produzione e la qualità dei prodotti;
Ricevere informazioni sullo stato di usura dei macchinari, in modo da procedere ad una manutenzione predittiva, o sul suo deterioramento. Elaborando tali dati si possono estrarre informazioni preziose su eventuali anomalie non segnalate;
Risparmiare sui costi di acquisto di nuovi macchinari oltre a evitare i costosi fermo-macchina legati al commissionamento del vecchio macchinario;
Maggiore vita utile dei macchinari;
Aprire canali di comunicazione con macchine “datate” in modo da monitorare le loro condizioni e controllare valori quali temperatura di esercizio, velocità, utilizzo di energia;
Iniziare un percorso smart. Il retrofit digitale impedisce la disgregazione dell’ambiente lavorativo, consente maggiore flessibilità di produzione e permette di controllare da qualsiasi luogo i dati di produzione.
Come abbiamo visto, implementare sistemi di retrofitting non significa solo compiere un rinnovamento o la manutenzione del macchinario, in quanto, grazie alla possibilità di comunicazione tra i vari sistemi implementati sulle macchine, si restituiscono benefici all’intero impianto produttivo dove tutti gli elementi presenti, diventando sorgenti di informazioni, fungono da guida per individuarne le criticità e i punti di forza.
Inoltre, iniziare a implementare tecnologie 4.0 su macchinari che già si posseggono, risparmiando notevolmente nell’acquisto di macchinari di ultima generazione, può essere un buon modo per gli imprenditori di ottenere un primo riscontro sul campo per capire quali sono i benefici che possono apportare le nuove logiche e tecnologie industriali, in modo da favorire successivamente la possibilità di compiere un investimento importante nell’acquisto di macchinari di ultima generazione. Ciò può rappresentare una soluzione per le realtà industriali interessate a muovere i primi passi verso le tecnologie 4.0 ed entrare all’interno di un mercato più competitivo. Questo è stato il caso, ad esempio, della SCM Zanussi s.r.l.
Il caso Zanussi
L’azienda Zanussi con sede a Cordenons (PN) è riconosciuta oggi come un punto di riferimento nell’industria delle meccanica automobilistica, ma questo traguardo è stato raggiunto grazie ad un processo di retrofitting che ha agevolato l’analisi dei parametri critici di lavorazione, trasformandola da un’impresa marcatamente “artigianale” a un’attività organizzata secondo criteri industriali di efficienza ed efficacia migliorando le prestazioni operative.
In particolare, secondo il managing director, il primo passo verso la digitalizzazione è avvenuto con il retrofitting sui macchinari di fresatura di precisione, che essendo obsoleti aumentavano il rischio di usura prematura e rottura dell’utensile, e per tale ragione c’era bisogno di un operaio apposito addetto al controllo.
L’obiettivo dell’azienda Zanussi è stato quello di riuscire ad implementare sui suoi macchinari più datati sistemi di controllo centralizzati che analizzassero i dati e offrissero una panoramica riguardo alle criticità e alle potenzialità dei sistemi di produzione. Il sistema intelligente di monitoraggio, successivamente ideato per lo scopo, è stato chiamato Sentinel. Questo sistema è capace in tempo reale di raccogliere dati dalle linee produttive e di analizzarli per stabilire le soglie massime di efficienza connesse al rendimento del macchinario in rapporto al tipo di materiale e alla lavorazione impiegata. I dati raccolti in un unico database vengono in questo modo riutilizzati per analisi multidirezionali finalizzate a migliorare le strategie di lavorazione (dalla velocità, agli avanzamenti, alla profondità di asportazione). Analisi che si concentrano, oltre che sull’acquisizione di parametri tecnologici, anche su aspetti di carattere economico, considerando il rapporto costi/benefici per ciascuna delle diverse strategie adottate.
Inoltre, l’introduzione del sofisticato sistema di monitoraggio ha permesso all’azienda di compiere un ulteriore passo avanti in tema di digitalizzazione sulle grandi macchine per l’asportazione del truciolo. Macchine che, prima di subire un processo di retrofitting, essendo ormai obsolete, presentavano caratteristiche fisiche e strutturali difficili da reperire nei macchinari di moderna costruzione.
I dati analizzati hanno portato poi a una serie di vantaggi sull’ottimizzazione dei tempi di produzione, aumentando le ore di attività annuali dei macchinari fino al 60% (da 4000 a 7200), con un miglioramento significativo riguardo all’efficienza del contatto truciolo, interessata da un incremento del 32%.
Sostenibilità ambientale e retrofitting
Un altro aspetto interessante che riguarda la scelta di compiere un processo di retrofitting, può essere ricercato anche nella possibilità di abbattere i costi energetici e le emissioni di CO2. Quest’ultimo punto rappresenta un problema di carattere globale che sta diventando sempre più urgente e pertanto richiede lo sviluppo di metodi alternativi sostenibili, soprattutto quando si parla di imprese che producono cibo, come appunto quelle agricole.
Negli ultimi anni molti settori hanno iniziato a sviluppare una crescente sensibilizzazione verso le tematiche ambientali, guidati anche da politiche volte al green che pongono una maggiore attenzione all’impatto ambientale e alle emissioni di CO2. Una delle promotrici è l’Europa che intende raggiungere la neutralità climatica nel 2050, attraverso il piano d’azione Green Deal volto a promuovere l’uso efficiente delle risorse passando a un’economia pulita e circolare, ripristinare la biodiversità e ridurre l’inquinamento.
In questa direzione si sta muovendo anche il settore agricolo che in Italia, sulla base dei dati dell’Osservatorio SmartAgrifood, ha un mercato del valore di circa 450 milioni di euro, e che sta cercando, attraverso l’uso delle tecnologie 4.0, di migliorare sia la produzione agricola, mantenendo allo stesso tempo la qualità e la sostenibilità andando a eliminare erbicidi particolarmente inquinanti.
All’interno di queste realtà l’agricoltura di precisione, che attraverso le tecnologie di rilevamento (ad esempio metodi basati sulla visione artificiale) utilizza dati e informazioni raccolti in modo da rendere più efficiente le produzioni, si sta combinando alla sapienza derivante da pratiche culturali per aiutare a ridurre l’uso di prodotti agrochimici. In alcuni casi si sta lavorando per eliminare alcuni pesticidi composti da sostanze chimiche dannose per l’ecosistema, sostituendoli con metodi sostenibili come il diserbo meccanico. La coltivazione meccanica è efficacemente utilizzata per rimuovere le erbe infestanti tra le file di colture, ma il diserbo selettivo all’interno della fila (intra-fila) è più impegnativo, perché l’attrezzo (zappa) deve muoversi dentro e fuori dalla fila e intorno alla pianta del raccolto e quindi non può essere svolto da mezzi non tecnologici.
Proprio per far fronte a questa problematica, la seconda case history presa in esame mostra come una ricerca condotta dal Centro di ricerca Ingegneria e Trasformazioni agroalimentari (CREA), ha provato a sviluppare un sistema di retrofit di visione artificiale che possa essere montato su qualsiasi trattore per il controllo degli attrezzi da diserbo meccanico.
Questo sistema di retrofit è pensato e progettato per aggiornare i trattori usati al fine di consentire il controllo degli attrezzi per la lavorazione del terreno e il funzionamento sul campo in tempo reale.
Durante le prime fasi del progetto, viene presentato ed installato il pacchetto di retrofit su un trattore, (che comprende un sistema di acquisizione posizionato nella cabina del trattore, un sensore per telecamera RGB montato anteriormente e una ruota codificatore montata posteriormente). Il metodo combina l’analisi della forma tramite un software con il raggruppamento colorimetrico più vicino per la discriminazione delle infestanti sul campo.
Il pacchetto di retrofit implementato sul macchinario propone una soluzione a basso costo e, secondo i ricercatori, si può utilizzare in vari modi grazie a sensori che riescono a fornire flessibilità di utilizzo con diversi attrezzi agricoli.
Nella seconda fase dell’esperimento sono stati condotti test sul campo all’interno di colture di lattuga e broccoli per sviluppare il sistema di analisi dell’immagine per il controllo autonomo di un attrezzo di zappatura intra-fila.
I risultati di questo studio hanno dimostrato che il kit di retrofit può essere implementato facilmente su un macchinario agricolo per effettuare il diserbo meccanico in colture a file con gradi diversi di infestazione da erbe infestanti.
Secondo i ricercatori, il raggiungimento di questi obiettivi ha dimostrato che questo tipo di implementazione potrà tradursi in un notevole risparmio sia in ambito ecologico (perché viene eliminata la necessità di controllo chimico delle infestanti) sia in termini economici.
Conclusione
Il retrofitting sembra rappresentare un mezzo efficace per favorire il passaggio delle imprese verso una transizione 4.0; ma anche riuscendo a implementare nuove tecnologie a macchinari non troppo recenti, la sfida più grande riguarda comunque l’utilizzo che se ne fa di quest’ultime e la capacità di riuscire a compiere delle scelte vincenti per beneficiare dell’enorme set di dati e informazioni che ne derivano.
E voi conoscevate i sistemi di retrofitting con le opportunità e i vantaggi che ne derivano? Quali potrebbero essere altri modi per aiutare le aziende a compiere una trasformazione digitale e allo stesso tempo sostenibile? Se avete delle idee o conoscete casi studio scriveteci a info@pidmed.eu.
La Camera di Commercio di Salerno promuove la diffusione della cultura e della pratica digitale nelle imprese della filiera turistica provinciale attraverso il sostegno economico alle iniziative di trasformazione digitale, anche finalizzate ad approcci green oriented del tessuto produttivo.
A tal fine è stato indetto un Bando con il quale si intende finanziare, tramite l’utilizzo di contributi a fondo perduto (voucher), la realizzazione di progetti presentati da singole imprese con l’intento di supportare interventi di digitalizzazione dei processi, informatizzazione, ammodernamento tecnologico.
A questolink trovi il Bando con tutte le specifiche per partecipare alla domanda di voucher. Tale voucher ha un valore compreso tra 1.500 e 3.500 euro e finanzia le imprese della filiera turistica che trovi specificate in base ai codici ATECO nella sezione “Scheda Tecnica”. Le spese ammissibili devono riguardare progetti che comprendono ambiti tecnologici di innovazione digitale specificati nella sezione “Ambiti di intervento” del Bando.
Per chiarirti le idee trovi in questo sito la sezione FAQ, con tutte le domande più frequenti, dedicata al Bando per la concessione di voucher alle imprese del settore turistico per il sostegno di iniziative di digitalizzazione 2020. Sempre qui trovi gli step da seguire per presentare la domanda di voucher e per la rendicontazione e liquidazione.
Digital Skill Voyager è un test online pensato soprattutto per studenti, lavoratori e giovani manager e più in generale per tutti coloro che cercano uno strumento preliminare specifico per misurare le proprie competenze digitali valorizzandole sul mercato del lavoro.
Accessibile facilmente dal portale www.dskill.eu è impostato con le tecniche della gamification: l’utente si troverà ad affrontare un vero e proprio viaggio nel tempo dalla Preistoria al Futuro, utilizzando così, in chiave dinamica e leggera, uno strumento efficace e rigoroso per valutare le proprie competenze.
Digital Skill Voyager è un viaggio nel tempo che ti porterà dalla Preistoria al Rinascimento, per poi fare un salto nel Futuro…II tutto in chiave digitale! È’ rivolto a studenti, giovani neo-laureati e/o professionisti e in generale a chiunque sia interessato a misurare le proprie conoscenze digitali. All’apparenza sembra un gioco, invece si tratta di uno strumento basato su una metodologia di indagine con basi scientifiche riconosciute, per fornire un riferimento chiaro, confrontabile e condiviso anche in ambito europeo. Ad ogni tappa ti verranno poste tra le 3 e le 5 domande, corrispondenti ad un’area di conoscenza delle competenze digitali. Era Preistorica: Digitalizzazione di base. Era antica: Comunicazione e condivisione. Era medioevale: Pensiero computazionale e Coding. Era moderna: Tecnologie digitali e le loro applicazioni. Era futura: Innovazione e Sostenibilità. Ad ogni tappa troverai le domande nascoste, guidato da una stella brillante come unico riferimento, che ti indirizzerà nello scenario temporale appositamente ricostruito, rendendo il tuo viaggio ancora più avventuroso. Rispondi alle domande facendo affidamento sulle tue conoscenze. Alla fine del percorso, in base alle risposte fornite, visualizzerai il diario del tuo viaggio digitale dal quale conoscerai il risultato ottenuto in ciascuna Era, ti confronterai con altri viaggiatori “simili” a te, e otterrai una valutazione della proporzione tra le tue “hard skill” e le tue “soft skill”. SARAI UN NEOFITA DIGITALE, UN ALLIEVO DIGITALE, UN COACH DIGITALE OPPURE UN DIGITAL-LEADER?
Premiati alla Maker Faire i vincitori di Top of the Pid 2020
Anche quest’anno Salerno tra i protagonisti
Menzione speciale conquistata dalla Cooperativa Terre di Resilienza per il progetto #CampDiGrano4.0 condotto con il supporto del programma PIDMed della CCIAA di Salerno e dell’Università Federico II di Napoli
Salerno, 14 dicembre 2020
Anche quest’anno le imprese del territorio salernitano sono state protagoniste della Maker Faire Rome European Edition, la più grande kermesse europea sull’innovazione tecnologica 4.0. Dopo la vittoria dello scorso anno di alcune imprese del turismo del Consorzio Cilento di Qualità, menzione speciale quest’anno per la Cooperativa Terra di Resilienza al premio Top of the Pid, assegnato proprio durante la Maker Faire Rome che si è conclusa ieri, domenica 13 dicembre. È stata dedicata al “Re-Start” l’edizione di quest’anno della competizione nazionale promossa dai PID- Punto impresa Digitale, realizzati dalle Camere di Commercio in tutta Italia per diffondere la digitalizzazione. Sette sono le imprese che si sono aggiudicate l’ambito riconoscimento in uno di queste categorie: circular economy; manifattura intelligente e avanzata; sociale; servizi; commercio; distribuzione e turismo; nuovi modelli di business 4.0. Mentre ad altre cinque imprese sono state conferite delle menzioni speciali.
Menzione speciale nella categoria “Sociale” è andata alla Cooperativa Sociale Terra di Resilienza per l’organizzazione a Caselle in Pittari, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, dell’attività di mentoring #Campdigrano4.0 che ha indagato la possibilità di utilizzare la sensoristica IoT (Internet of Things) a supporto della coltivazione dei grani antichi.
La commissione è rimasta impressionata dalla capacità della Cooperativa di fare rete sul territorio e di essere un motore di attivazione comunitaria. Il progetto ha visto una attività di mentoring coinvolgendo diversi scienziati in ottica transdisciplinare (genetisti agrari, esperti di tecnologie 4.0, esperti di dinamiche di mercato…) tutti impegnati per lavorare in ottica di connubio tra tradizione e innovazione digitale nel settore agricolo nelle aree interne.
L’attività ha visto il coinvolgimento di tutta la comunità di Caselle in Pittari e dei giovani studiosi tirocinanti del Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università Federico II di Napoli sotto la guida del Prof. Alex Giordano direttore scientifico del programma PidMed nato da un protocollo d’intesa tra Camera di Commercio di Salerno e Università Federico II di Napoli, capofila del Competence Center del Piano Transizione Digitale 4.0 del Ministero dello Sviluppo Economico.
Quattro premi sono andati ad aziende del Nord, due premi al Mezzogiorno e uno al Centro. I vincitori sono stati selezionati tra migliaia di progetti di imprese che hanno utilizzato almeno uno dei tanti servizi offerti dai PID. “Servizi, Commercio, Distribuzione e Turismo” è stata la categoria più gettonata dai partecipanti, ma anche “Nuovi Modelli di Business 4.0” e “Manifattura intelligente ed avanzata” (robot) hanno ricevuto numerose candidature.
In tre anni i Punto impresa digitali hanno accompagnato oltre 300mila imprenditori verso la digitalizzazione: 23mila hanno misurato la propria maturità digitale con il test di autovalutazione SELFI4.0, 130mila hanno partecipato a programmi di formazione e orientamento, 20mila hanno utilizzato i voucher per investire sul digitale con oltre 70milioni di risorse messe a disposizione.
I due imprenditori cilentani, Carmen Caiazzo per il Consorzio Cilento di Qualità e Antonio Pellegrino della Cooperativa Terra di Resilienza, sono stati invitati a colloquiare con il Ministro Provenzano sempre alla Maker Faire.
Qui i due innovatori hanno avuto l’opportunità di dialogare con Francesco Monaco, Coordinatore del Comitato Tecnico della Strategia Nazionale Aree interne, che ha affermato che il loro approccio all’innovazione tecnologica legata alle identità del territorio sono da considerarsi di profonda ispirazione per le future azioni del recovery fund.