Rassegna Stampa 4 febbraio 2019 (notizie della settimana 28 gennaio – 3 febbraio)

Rivoluzione digitale, opportunità da cogliere: e ormai siamo tutti d’accordo. Osservando il lento muoversi delle cose che, di settimana in settimana si disegna grazie al racconto dei giornali, possiamo scorgere alcuni processi “di spinta all’innovazione” -che possono fare la differenza sul cambio di passo dell’intero sistema socio-economico- insieme ad alcuni forti limiti che appartengono e condizionano lo sviluppo di questo sistema.

Le due “spinte” individuate in settimana sono: quella data dalla finanza europea attraverso la BEI che negli ultimi 10 anni (2008 – 2018), ha erogato finanziamenti in Italia per 108 miliardi, sostenendo investimenti del valore superiore a 300 miliardi, di cui hanno beneficiato 289mila Pmi per 6,7 milioni di posti di lavoro creati o mantenuti. Inoltre, grazie al piano Juncker, a fine 2018 in Italia sono state approvate operazioni per 9,6 miliardi e 55,7 miliardi di investimenti sostenuti. Altra spinta è quella che potrà imprimere la strategia del Governo sull’innovazione tecnologica che, se ben coordinato con i diversi settori produttivi, potrebbe diventare utilissima per intere filiere. Il nuovo presidente dell’Ice parla, per esempio, del possibile uso massiccio della blockchain per tracciare i prodotti del Made in Italy (dal fashion all’agroalimentare), per tutelare i brand, indicare l’origine di DOCG, DOC, DOP, IGP,  contrastare la contraffazione e quindi per ridurre il pazzesco fenomeno dell’”italian sounding”.

Contestualmente, sullo sfondo, appaiono i vizi del nostro Paese che limitano fortemente le scelte e la definizione di uno sviluppo strategico consapevole. Tre tra tutti (almeno questa settimana): le imprese non fanno formazione, soprattutto per ampliare le competenze 4.0; il sistema della ricerca, qualitativo e internazionalmente riconosciuto, resta troppo distante dalle applicazioni concrete nell’industria e, in generale, nel contesto produttivo; oggi  (4 febbraio 2019) si avvia ufficialmente il percorso del reddito di cittadinanza che ha di fronte questo  grande cane che si morde la coda: sono disponibili circa 350mila posti di lavoro (secondo Unioncamere) ma chi chiede il sussidio non è qualificato e, dall’altra parte, chi ha qualità rifiuta offerte di lavoro da 1200 euro (considerando, per altro, che i salari bassi non spingono la crescita).

È con questi grossi limiti che ci affacciamo a quello che pare essere il futuro della globalizzazione fatto, secondo McKinsy,  di filiere che si accorciano: tutti i Paesi emergenti stanno raggiungendo un livello di sviluppo  tale da portarli a ridurre la dipendenza dalle importazioni, costruendo catene del valore sempre più “locali”. E sono soprattutto i servizi – e al loro interno l’economia della conoscenza – e la tecnologia (da Industria 4.0 alla robotica alla stampa 3D) ad “accorciare” le filiere. «Alcune piattaforme digitali di e-commerce e nuove tecnologie in ambito logistico – ha concluso Susan Lund – continueranno a facilitare il commercio globale. Ma altre – come la stampa 3D, ad esempio – consentono alle aziende e ai consumatori di produrre i beni nello stesso luogo dove vengono utilizzati. La robotica avanzata e l’intelligenza artificiale riducono l’importanza del costo del lavoro nella produzione. Potrebbero determinare una maggiore produzione locale più vicina ai mercati chiave e una minore dipendenza da fornitori esteri che offrono manodopera a basso costo».

Ma veramente non riusciamo ad accordare insieme tutti gli strumenti per produrre un nuovo italian sound che tutto il mondo possa riconoscere come originale invece che “sembrarlo solo”?

Di seguito i link a tutti gli articoli:

Rassegna Stampa 29 gennaio 2019 (notizie della settimana 21 – 27 gennaio)

Eppur si muove… a geometrie e geografie variabili ma tant’è. Si tratta della geometria e della geografia delle imprese italiane, oggetto di particolare interesse in questi periodi di redditi di cittadinanza e norme anti-divano per capire quali sono le opportunità di lavoro e dove si trovano.

Diciamo subito che le imprese italiane, come sottolinea uno studio di banca Intesa Sanpaolo, sono piccole, a volte piccolissime. Dentro le 17mila aziende manifatturiere attive nei distretti, 1.632 sono decollate negli ultimi 7 anni. Ci sono 588 «eccellenze» nel settore metalmeccanico, 403 nella Moda, 226 nell’agroalimentare, 167 nelle materie plastiche, 163 mobili arredamento, 85 in altri settori. I processi di innovazione e di crescita di queste imprese non sono così frequenti e diffusi se anche Confindustria dice che le aziende, da qui al 2021, metteranno a disposizione ben 193mila posti di lavoro, in diversi settori: dalla meccanica all’Ict, passando per l’alimentare, il tessile-abbigliamento, la chimica, il legno-arredo.  Sono tutti i settori più rilevanti del made in Italy, sempre più a trazione 4.0. E in questi settori  le selezioni si annunciano in salita, trattandosi di “scovare” risorse con competenze tecnico-scientifiche medio-alte, oggi praticamente introvabili (visti gli attuali numeri dell’offerta scolastica, secondaria e terziaria professionalizzante).

Le imprese cercano prevalentemente tecnici e operai specializzati e si trovano nel nuovo triangolo industriale Milano-Bolonga-Treviso. Dal punto di vista geografico, quindi, oltre la metà delle assunzioni previste nel primo trimestre di quest’anno sarà al Nord.

Intanto è stato definito uno dei tasselli dell’originario piano Industria 4.0: la costituzione dei centri di competenza. Tutti e 8 i Centri sono stati costituti in varie dislocazioni del Paese. Si tratta di hub, distribuiti sul territorio, che dovranno rappresentare i punti chiave del trasferimento tecnologico verso il mondo delle imprese. Tra fine gennaio e l’inizio di febbraio è atteso il decreto di assegnazione dei fondi da parte del Mise ma già ora, sulla base dei negoziati chiusi, si può tracciare un quadro dell’attività.

Di seguito i link agli articoli:

Rassegna Stampa 21 gennaio 2019 (notizie della settimana 14 – 20 gennaio)

Facciamo il punto su quello che c’è. Intanto dal quadro generale sulle misure per le imprese e sugli investimenti che rientrano nel Piano Industria 4.0 emergono due opportunità. Viene introdotto, per l’anno 2019, un credito d’imposta a favore delle imprese che investono in formazione per Impresa 4.0 e sono beneficiarie di questa misura tutte le imprese, indipendentemente  dalla forma giuridica, dal settore economico in cui operano nonché dal regime contabile adottato. Inoltre è previsto per due anni il nuovo contributo a fondo perduto per le Pmi che si avvarranno di consulenze per l’Impresa 4.0, l’ammodernamento gestionale e organizzativo o l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali, prestate da manager o società di consulenza, iscritti  presso  un apposito elenco che verrà istituito presso il Mise.

Ancora a vantaggio delle imprese e dei loro investimenti, verrà creato un portale unico per i fondi Ue che aiuterà anche a trovare i partner per concorrere. Il nuovo portale per i finanziamenti e le offerte ospiterà tutti i programmi comunitari gestiti a livello centrale in un’unica sede e coprirà i bandi di gara e i relativi contratti di appalto.

Infine apprendiamo che la mappa degli otto «competence center» che sono previsti dal Piano Industria 4.0 a supporto dei processi di innovazione delle imprese è quasi completa. Anche il competence center guidato dall’università Sapienza di Roma ha concluso la fase di negoziazione con il Ministero dello Sviluppo Economico che si tradurrà in un finanziamento di circa 7 milioni di euro a cui se ne aggiungono altrettanti dei privati. Il centro di competenza «Cyber 4.0» del Centro Italia – così si chiama questo polo di ricerca e trasferimento tecnologico scelto insieme ad altri sette nel piano industria 4.0 per sviluppare progetti e fornire servizi alle Pmi – sarà specializzato nella «cybersecurity ad ampio spettro con le declinazioni specifiche nel settore dello spazio, dell’automobilistico e dell’e-health».

Se invece facciamo il punto su quello che manca, emerge una criticità strutturale che riguarda le imprese italiane: «Le imprese  continuano a usare tecnologie tradizionali per produrre beni o servizi tradizionali, quindi esposti alla concorrenza di Paesi a basso reddito come la Cina e l’Est Europa». E’ quanto sottolinea Enrico Moretti, che  critica la manovra appena varata dal Governo in quanto non agisce in modo da sostenere  le  imprese  nell’adeguarsi alle nuove tecnologie. Le imprese vanno aiutate a capire quali saranno le tecnologie di domani e spingerle ad aggregarsi. «Le nostre Pmi sono eccezionali,  ma piccole e spesso orientate a pochi prodotti: in un mondo che cambia velocemente è un attimo andare fuori mercato. Ti salvi solo se ha differenziato. Ma se sei piccolo non puoi farlo».

Un orizzonte per il processo di cambiamento che le imprese, anche piccole, possono intraprendere è a portata di mano. Pare che, solo in Europa, siano attesi nei prossimi quattro-cinque anni nuovi investimenti in «sostenibilità» per 320 miliardi di euro: una spinta senza precedenti all’innovazione dei modelli industriali. Di questa spinta al cambiamento si è fatta paladina  Intesa Sanpaolo che ha sottoscritto un accordo con la Ellen MacArthur Foundation, la Fondazione britannica tra i maggiori promotori dell’economia circolare nel mondo.

Considerato quello che c’è, quello che ci manca e le prospettive possibili, potrebbe anche avere dei vantaggi essere gli inseguitori e non i pionieri della Rivoluzione 4.0. Ai posteri l’ardua sentenza!

Di seguito i link agli articoli:

aziende amiche (del welfare)Download

bonus per corsi di formazione ad hoc su tecnologie 4.0Download

competence center via al polo di Roma sulla cybersecurityDownload

consulenza 4.0 per le PMIDownload

dai macchinari alla ricerca ogni impresa puï fare il pienoDownload

dialogo decisivo tra industria 4.0 e ITSDownload

la corsa dell’economia circolareDownload

le imprese restano piccole ecco perché l’Italia non cresceDownload

le misure per le imprese_il quadro delle novitàDownload

portale unico per i fondi UEDownload

solo la coda 2018 per il bonus 30%Download

Rassegna Stampa 14 gennaio 2019 (notizie della settimana 7 – 13 gennaio)

La brusca frenata di novembre dell’industria  Italiana (meno 2,6% rispetto ad un anno prima) è la peggiore degli ultimi quattro  anni tanto da far intravedere lo spettro della recessione.  Nonostante tutto, secondo i dati Istat, l’Italia conta 4,4 milioni di imprese attive, una ogni 21 abitanti e così superiamo  la  Germania, che ne ha un milione in meno, la Francia, il Regno Unito e la Spagna. La questione è la loro dimensione: in media hanno meno di 4 addetti. Le piccole, fino a 49 dipendenti, sono il 99% del totale, assicurano i due terzi dell’occupazione e da più di mezzo secolo si incaponiscono a non crescere di taglia; con un impegno  almeno pari a quello profuso da improbabili economisti, consulenti e  burocrati che lo reclamano. È perciò  interessante  capire  come  si  muove questo vero e proprio “oceano” di aziende e imprenditori. Secondo Mediobanca non possono più essere le singole imprese, ma i loro aggregati locali che riproducono la  grande  scala ed alimentano gli spiriti innovativi. È a questo livello che vanno disegnati gli strumenti di tale politica che può oggi insistere su piani di distretto integrati da imprese pubbliche e del quarto capitalismo.

Alcuni cambiamenti sono in corso. Per esempio si è parlato la scorsa settimana del nuovo Competence Center che sarà guidato dal Politecnico di Milano, realizzato insieme a 39 partner, per aumentare la competitività dell’ecosistema. Si chiama “Made” e nascerà entro settembre al polo della Bovisa, periferia nord-ovest di Milano. Obiettivo a medio termine di MADE è raggiungere in tre anni più di 10.000 persone attraverso attività di informazione e divulgazione sulle potenzialità delle tecnologie digitali, erogare più di 86.000 ore/uomo di formazione, sviluppare più di 390 progetti e 200 assessment digitali coinvolgendo circa 15.000 aziende, per l’80% Pmi, che saranno contattate  una  volta  costituito  il Competence Center.

E poi, per quanto non tutti siano convinti (qualcuno sostiene che siano più uno status symbol che imprese di successo), c’è il meraviglioso mondo delle start up: 44 di queste hanno rappresentato il Made in Italy partecipando alla manifestazione The Art of Technology a Las Vegas, all’interno di un  padiglione  del «Ces», il «Consumer Electronics Show», la più grande fiera mondiale  dell’elettronica  di consumo.

In settimana si è parlato molto di competenze e di formazione superiore e universitaria. Una delle considerazioni più interessanti a riguardo è quella di Francesco Trebbi (professore di Economia alla University of British Columbia, Vancouver, Canada): “non tutta la disoccupazione è legata al ciclo economico italiano. E questa, forse, è la notizia positiva. In economia tendiamo a separare la disoccupazione ciclica, legata a livelli di attività economica al di sotto di quello  di pieno impiego, dalla componente strutturale della disoccupazione, legata alla mancata corrispondenza (mismatch) delle competenze dell’aspirante lavoratore e i bisogni del  datore di lavoro.” Per questo è importante che, sia le università che le scuole superiori, stiano a contatto più stretto con le realtà produttive orientando e ripensando ai curricula degli studenti.

SPECIALE PMI_ItaliaOggi

In questo inserto molti i bandi per PMI che siano disposte a fare rete, cooperare e sviluppare progetti di ricerca; aiuti anche per attività di consulenza nel settore agricolo e per progetti di risparmio energetico, trasporti ed economia circolare. 

Di seguito i link agli articoli:

Dove si parla di PIDMed e Impresa 4.0

Oggi, su Il Resto del Carlino, si parla di PIDMed e della nuova rivoluzione digitale mediterranea. Un modello, quell’impresa 4.0 mediterranea, che PIDMed (Punto Impresa Digitale Mediterraneo) sta prototipando per essere più vicino alle imprese del nostro Paese, alle esigenze che le MPMI, che rappresentano la maggior parte del tessuto imprenditoriale italiano, hanno e per le quali cercano delle soluzioni che possano essere al passo con i tempi, aiutandole a non restare indietro e a fare dell’innovazione un’alleata fondamentale.

Di seguito proponiamo la rassegna stampa realizzata in occasione dei due eventi tenutisi alle Camere di Commercio di Caserta e di Salerno con ospiti il nostro Direttore Scientifico Alex Giordano e il Prof. Derrick De Kerckhove, sociologo fra i massimi esperti di cultura digitale e innovazione.

RASSEGNA STAMPA EVENTI 10 E 11 DICEMBRE 2018 – LE OPPORTUNITÀ DEL PIANO NAZIONALE IMPRESA 4.0

https://agvilvelino.it/article/2018/12/06/campania-industria-4-0-arriva-il-prototipo-del-primo-punto-impresa-digitale/
https://www.ildenaro.it/industria-4-0-nasce-pidmed-lo-sportello-le-imprese-mediterranee/

Rassegna Stampa 7 Gennaio 2019 (notizie della settimana 2 – 6 gennaio)

 

Un inizio d’anno in minore con tre articoli che aprono con uno sguardo preoccupato sul nuovo anno.

Il mondo dell’artigianato rappresenta un momento di cambiamento non positivo. In cinque anni hanno chiuso circa 100mila imprese. Anche se il comparto, riducendosi, si rinnova e si cimenta in nuovi mestieri a scapito di quelli più tradizionali. Aumentano le imprese di pulizia e quelle che si occupano di tatuaggi e piercing. Crescono i giardinieri e le agenzie per il disbrigo delle pratiche. Salgono anche le imprese che confezionano accessori d’abbigliamento o le sartorie su misura, così come i designer di moda e per il settore industriale. Si riducono invece le imprese di costruzioni e quelle che si occupano di ristrutturazione, i “padroncini” addetti ai trasporti su strada, gli elettricisti, i falegnami e i meccanici.

Anche Confindustria, per voce del presidente Vincenzo Boccia, intravede un 2019 difficile: “Il rallentamento della economia globale e della Germania, la fine del Quantitative Easing e una manovra economica cosiddetta espansiva ma che in questo scenario sarà prociclica, invece di contrastare la frenata, non possono che generare preoccupazione nel nostro mondo.”

E per le PMI erano stati annunciati 40mila euro per ogni azienda che avesse assunto un manager dell’innovazione. Il contributo a fondo perduto finanzierà l’acquisto di «prestazioni consulenziali di natura specialistica» a supporto della trasformazione digitale attraverso le tecnologie abilitanti previste dal Piano Nazionale Impresa 4.0 e dei processi di ammodernamento «degli assetti gestionali e organizzativi dell’impresa, compreso l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali». Il voucher, anche se ha coperture finanziarie spalmate su tre anni, è riconosciuto alle imprese per due periodi d’imposta (2019 e 2020). In realtà si teme che lo stanziamento in Finanziaria sia inadeguato rispetto alle promesse di contributi così generosi. A maggior ragione se si osserva che si prevede di riconoscere il contributo non una tantum ma per due periodi di imposta, 2019 e 2020.

Di seguito i link agli articoli:

 

Rassegna Stampa 17 dicembre (notizie della settimana 10 – 16 dicembre 2018)

 

“Il piano Industria 4.0 sembra arrivato a un bivio. Può diventare una pratica di successo, un processo culturale radicato tra le imprese che digitalizzano l’attività produttiva. Oppure può perdersi come un’esperienza effimera, non alimentata con la stessa dovizia dei primi tempi”. Questo è un ottimo incipit che fa capire le ragioni per le quali anche la scorsa settimana i rappresentanti delle varie categorie, e le imprese che appartengono a settori-chiave come la meccatronica -oggi #ManifatturaDigitale- abbiano continuato a chiedere a gran voce al Governo di non arretrare sul Piano nazionale Industria 4.0.

Secondo l’annuale rapporto dell’istituto ICom il piano lanciato nel 2016 qualche risultato lo ha dato: l’Italia è passata dalla 17esima posizione del 2017 alla 15esima. Un piccolo passo avanti, che ci allinea alla media Ue (a 28), ma non sufficiente a ribaltare un ritardo di fondo attestato dal fatto che ben 14 sistemi economici risultano ancora più attrezzati del nostro. Hanno alzato la voce anche i “piccoli” di Confartigianato, che rappresentano il 65% degli addetti delle imprese nazionali, chiedendo di confermare tutte le misure 4.0 compresa l’alternanza scuola-lavoro perché a loro manca personale specializzato e l’esperienza dell’alternanza ha dato buoni frutti.

Nel frattempo Microsoft sta investendo nel nostro Paese per valorizza casi virtuosi nei settori dell’hi-tech e per avviare un percorso importante di sviluppo delle competenze. In tutto sono stati investiti 3 miliardi in soluzioni digitali nel corso del 2018.

Varie sono le ricerche che indicano una crescita potenziale delle imprese italiane grazie alla #TrasformazioneDigitale. Negli articoli raccolti questa settimana sono indicate alcune ricerche che evidenziano vari dati. Gli osservatori Digital transformation academy e Startup intelligence della School of Management del Politecnico di Milano hanno realizzato un’indagine, condotta in collaborazione con PoliHub (basata sulle risposte di 250 tra chief innovation officer e chief information officer e 45 interviste dirette), che hanno permesso di fotografare gli scenari che caratterizzano l’innovazione digitale nelle imprese italiane. Altra analisi citata è quella di Accenture sul manifatturiero che indica la necessità di creare l’impresa in versione #QuartaRivoluzioneIndustriale sostenendo che il digital manufacturing —cioè il tornio collegato al server — è solo uno degli step per raggiungere il vero obiettivo finale che è la #FabbricaIntelligente. Si intende quel contesto produttivo che sarà in grado di estrarre valore dalla collaborazione fra le macchine — l’hi-tech — e l’uomo — il problem solving delle tute blu e la creatività visionaria dei colletti bianchi a cui si dovrà aggiungere una nuova figura intermedia di raccordo, una specie di colletto blu. Chissà se Microsoft e le altre Big Tech che stanno investendo nel nostro Paese ci hanno già pensato… #staytuned.

Di seguito i link agli articoli:

dalla salute alle auto le sfide digital

formazione 4.0 platea confusa

industria 4.0 la spinta arriva alle Pmi

innovazione digitale avanti tutta

italia a passo troppo lento sulla strada dell_industria 4.0

l_incognita del 2019 dopo un anno record per i robot italiani

l_ira degli artigiani

la fabbrica intelligente si fa mixando le tecnologie

lo stato delle imprese

meccanica hi tech l_appello dei big

Napoli capitale dei talenti Smau apre alle start up

piano 4.0 la spinta della nuvola

Rassegna Stampa 10 dicembre (notizie della settimana 3 – 9 dicembre 2018)

 

E per il 2019 pare che il bonus formazione sia salvo non solo per la formazione tradizionale ma anche per i corsi in e-learning. Per fare fronte comune verso il Governo sono dodici le organizzazioni di categoria che si sono unite a formare un’unica voce. Dodici organizzazioni, che rappresentano 3milioni di aziende, il 65% del Pil e oltre 13milioni di occupati, chiedono le infrastrutture, grandi opere e piccoli cantieri, un piano di inclusione giovani e la detassazione dei premi di produttività, insieme al potenziamento di Industria 4.0,  alla formazione, al credito d’imposta per la ricerca e l’innovazione.

Stando all’agenda che emerge dalla stampa nazionale, lo sviluppo del Paese ha orientamenti precisi. Si discute molto, in questi giorni, del ruolo delle Pmi per trainare il “sistema Italia”; del ruolo delle imprese del Sud considerando che, per esempio, i prodotti manifatturieri realizzati nel Mezzogiorno vengono esportati in 206 Paesi di tutti il mondo, pochi in meno del totale dell’export nazionale (230); del ruolo della green economy, che evidenzia dati di crescita potenziale interessanti. Per esempio Confindustria ha presentato il «Libro bianco per uno sviluppo efficiente delle fonti rinnovabili» per raggiungere gli obiettivi europei e centrare una crescita di 126 miliardi di euro entro il 2030

E un altro fronte di sviluppo, culturale oltre che economico, è quello presentato da Patrizia Grieco, presidente dell’Enel e soprattutto del Comitato italiano della Corporate Governance, che ha sottolineato come “ormai è conclamato che l’impatto sociale è decisivo per la competitività” e pare che il tema sia ormai chiaro alla comunità finanziaria italiana. Significa, per le imprese, prendersi in carico gli effetti che la loro esistenza può avere sull’ambiente e sulle persone, a partire dalle comunità locali nelle quali sono fisicamente insediate.

Il tema degli impatti ha molto a che fare anche con l’introduzione dell’automazione nelle imprese che certamente mette a rischio l’assetto tradizionale dell’occupazione insieme, va detto, alla possibilità di aprire nuovi orizzonti di libertà dalla fatica e la possibilità di creare nuove imprese, come dimostrano le 4 start-up che hanno vinto il premio nazionale degli incubatori universitari.

Momenti critici, invece, per il futuro di un settore-chiave del made in Italy: il food. Il senso di urgenza è riassunto bene dalle parole del ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio:  “E’ gravissimo quello che sta succedendo contro il nostro Paese”. All’Onu, infatti, è stata presentata una risoluzione sullo sviluppo sostenibile da parte dei sette paesi del gruppo Foreign Policy and Global Health (Brasile, Francia, Norvegia, Indonesia, Sudafrica, Thailandia e Senegal) che ripropone la proposta dell’Oms di introdurre tasse, etichette di alert come quelle delle sigarette, e restrizioni nelle politiche di marketing su “cibi e bevande non salutari”. Cibi non salutari che, secondo i tecnici dell’Organizzazione mondiale della sanità, sono quelli che superano determinate soglie di sale, grassi e zuccheri. Un’indicazione che penalizza in maniera sostanziale tutte le eccellenze alimentari italiane – olio extra vergine d’oliva, prosciutto, formaggi, pasta, vini, dolci e così via. Mentre favorisce i prodotti ritoccati in laboratorio con la chimica dalle Big Pharma e dalle multinazionali del food che sostengono l’Oms.

Di seguito i link agli articoli:

Rassegna Stampa del 03 dicembre, notizie della settimana 26 novembre – 02 dicembre 2018

 

Riusciranno i nostri eroi…? Momento critico per le Pmi italiane, testimoniato dalle continue perplessità delle parti sociali, sindacati e associazioni di categoria, oltre che da un’inchiesta intitolata “La solitudine dell’impresa”.

Dalla segreteria Cisl si punta il dito sulla riduzione degli occupati e sulla difficoltà delle imprese in mancanza del sostegno alla formazione professionale e in seguito al taglio alle infrastrutture. La preoccupazione è stata ribadita al forum della Piccola Industria che si è tenuto in settimana, sottolineando la necessità per le imprese di formazione, di competenze manageriali e di nuovi modelli di business.

In seguito alle tante voci che si sono levate, il Governo nelle correzioni alla manovra sta pensando di inserire il segnale di un maggiore impegno per lo sviluppo. Si pensa a un parziale rafforzamento del piano Impresa 4.0 ed a un taglio del cuneo fiscale agendo sulla riduzione delle tariffe Inail. Mentre per il Mezzogiorno ci sarebbe l’ipotesi di una versione rafforzata dei finanziamenti della Nuova Sabatini. Inoltre fra il 22 e il 29 gennaio sarà possibile inviare le domande per due importanti bandi finanziati con il Pon «Imprese e Competitività». Il primo riguarda le aree tecnologiche «Fabbrica intelligente, Agrifood e Scienze della vita». Le somme disponibili per il primo bando ammontano a 562,7 milioni di euro. Il secondo, invece, è il bando «Macchinari Innovativi», dedicato ai programmi di investimento di transizione del settore manifatturiero verso la Fabbrica Intelligente e sono disponibili oltre 340 milioni di euro.

Uno dei comparti che, nonostante tutto, sta trainando il Paese è quello della meccanica. Nel 2018 anche le startup mostrano una realtà che sta crescendo riuscendo ad attrarre 229 milioni di investimenti dall’estero (il 73% dagli Stati Uniti) e 215 milioni da operatori come i fondi di venture capital -indipendenti, aziendali o governativi – oppure da finanziarie regionali. Anche il mercato accelera, con operazioni più numerose e di maggior valore.

È proprio da Federmeccanica che arriva una richiesta forte sul tema dell’alternanza scuola-lavoro attraverso la petizione “Più Alternanza. Più Formazione” promossa attraverso Chance.org per sollecitare una correzione di rotta della manovra di Governo che ha più che dimezzato il numero di ore e le risorse disponibili. La petizione nella prima giornata ha avuto oltre 1.500 adesioni. La cifra dell’alternanza scuola-lavoro, soprattutto negli istituti tecnici e professionali, è il trasferimento delle competenze dalla realtà produttiva agli studenti. Un processo impegnativo per le imprese ma indispensabile per completare la formazione tra i banchi: i ragazzi entrano nei laboratori, conoscono gli impianti, apprendono soft skills, dunque le 400 ore obbligatorie on the job introdotte, nel 2015, dalla legge 107, nell’ultimo triennio delle superiori, appaiono necessarie. La loro riduzione, prevista in manovra, ad almeno 180 ore nei professionali, 150 ore nei tecnici, viene considerato un passo indietro che rischia di trasformare l’alternanza in una gita in azienda.

Per favorire l’ingresso in azienda di nuove competenze il gruppo Feralpi ha di recente lanciato un’iniziativa rivolta a giovani laureati, cercando quelli con l’«x factor». Feralpi è uno dei principali player siderurgici italiani ed europei, con una produzione di 2, 5 milioni di tonnellate di acciaio, 1.500 occupati e un fatturato di 1,2 miliardi di euro, realizzato vendendo soprattutto acciai destinati all’edilizia. Due team di 12 ingegneri si sfideranno su progetti trasversali, in collaborazione con l’Università di Brescia, e il team che proporrà le idee più interessanti sarà assunto.

Ecco di seguito i link agli articoli:

Rassegna Stampa del 26 novembre, notizie della settimana 19 – 25 novembre 2018

A.A.A cercasi… è sempre più evidente che il mercato del lavoro italiano sta richiedendo a gran voce tante figure professionali nuove e con formazione specifica.

Secondo Fondirigenti, il fondo interprofessionale nato 20anni fa per iniziativa di Confindustria e Federmanager, nel 2020 più di un terzo delle competenze attuali saranno obsolete per cui la formazione e la conoscenza diventano un obbligo per l’Italia che rimane pur sempre il secondo Paese manifatturiero d’Europa. Anche il Presidente di Federmeccanica conferma chiaramente che in questo nuovo paradigma dell’industria va avanti solo chi si specializza, sposa il digitale e fornisce «servizi su misura» alle altre realtà di un territorio. In questa direzione serve formazione specializzata se è vero che oltre il 40% delle imprese di Federmeccanica lamentano pesantemente il fatto di non riuscire a trovare lavoratori specializzati. In questo rapido processo di cambiamento servono sinergie abilitanti con un ruolo rilevante affidato ai Competence Center. E nei prossimi cinque anni anche l’industria della moda, in tutti i suoi comparti, è pronta a offrire un contratto di lavoro a oltre 47mila “tecnici” (7% laureati, 35% diplomati).

Per altro ci sono settori produttivi che stanno dimostrando una buona capacità di sviluppo come quello della meccatronica che in due anni (tra il 2015e il 2017) ha visto crescere il numero delle società di capitali attive del 32,8%. Nello stesso periodo sono cresciuti i dipendenti (883.082, +23,8% rispetto al 2015) e il fatturato complessivo è balzato del 42,4%, superando i 270 miliardi di euro. Anche qui, come negli altri settori, si deve fare i conti con il mismatch di competenze tra domanda del mondo del lavoro e offerta di personale dotato di una formazione tecnica avanzata.

Sono così importanti le persone adeguatamente formate che, a tutela gli imprenditori che investono sulle persone e sullo sviluppo delle “competenze giuste”, il #Cherrypicking è stato ufficialmente dichiarato concorrenza sleale. Significa che non si può assumere personale strategico e altamente formato da un’azienda dello stesso settore per impiegarlo nello svolgimento di mansioni uguali o anche assimilabili. L’attesa del mondo delle imprese tutte – piccole, medie e grandi – è rivolta alle decisioni del Governo dato che per il piano Impresa 4.0, dopo il riordino deciso con il governo nel disegno di legge di bilancio presentato alle Camere, il cantiere resta ancora aperto.

Per fortuna ci sono esempi virtuosi che ci aiutano a vedere il bicchiere mezzo pieno come il Trentino 4.0 che mostra una ricetta vincente: investimenti in formazione superiori alla media e politiche pubbliche e private per incentivare la nascita di nuove attività ad alto valore aggiunto.

Ecco di seguito i link agli articoli:

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