Rassegna Stampa 25 giugno 2019

Notizie della settimana 18 – 24 giugno

La nouvelle vague dell’impresa è l’attenzione alla dimensione ambientale e sociale. Non si tratta però soltanto di una moda ma di una profonda necessità per consentire un cambio di passo al nostro sistema socio-economico. Come sollecita Aldo Bonomi, prendendo spunto dal libro “L’impresa riformista” di Antonio Calabrò: dato che l’impresa è una delle ultime istituzioni rimaste, ha il dovere di essere non solo una macchina per fare profitti. E’ la figura dell’impresa riformista, un attore-chiave della società, motore di un ripensamento dello sviluppo. Come ci ricorda Bonomi: l’impresa è “una cellula di comunità per fare società” come diceva Adriano Olivetti.

Bonomi recupera dal baule delle cose antiche una bella espressione: “occorre ripensare a un nuovo umanesimo industriale”.

La questione chiave riguarda la necessità di reintrodurre nella cultura dell’impresa il tema della ridistribuzione collettiva “di senso e di reddito”, dice Bonomi, oltre che dei vantaggi che potenzialmente le macchine e l’intelligenza artificiale potranno produrre per l’umanità.

Anche in Italia dobbiamo estendere la nostra cultura d’impresa al campo della sostenibilità ambientale, sociale, demografica, del welfare… .

Questa riflessione si avvicina profondamente al concetto di Societing 4.0 e all’idea di modello mediterraneo che, anche attraverso PidMed, stiamo cercando di rendere realtà.

Ma il sistema delle imprese, le più grandi insieme alle più piccole, è pronto per un salto nel futuro, non attraverso le macchine ma attraverso lo sviluppo di un nuovo umanesimo industriale? E la politica, locale e nazionale?

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Rassegna stampa del 17 giugno

Notizie della settimana 10 – 16 giugno

Udite!Udite! Sace-Simest, il polo dell’export e dell’internazionalizzazione del gruppo Cassa depositi e prestiti, ha messo a punto una nuova squadra con oltre 50 account commerciali dislocati in 14 uffici su tutto il territorio nazionale, un set di nuovi prodotti completamente on-line, e, da ultimo, un team di 12 gestori che, alle competenze di export coaching, affiancano un portafoglio di offerta digitale interamente dedicata al segmento delle Pmi. E la finalità è quella di sostenere le piccole e medie imprese che fanno rotta sull’estero.

Pare molto interessante la figura dell’export-coach che ha il compito di intercettare le imprese più piccole, con un approccio incentrato su ascolto e supporto, per aiutarle a esportare di più e meglio, sfruttando tutte le soluzioni messe a punto dal sistema messo in campo da Cassa. Una sorta di “cinghia di collegamento”, quindi, con competenze molto specifiche tra la platea di clienti e il portafoglio di prodotti del Polo.

L’identikit dell’export-coach: una persona di circa trent’anni, che ha spiccate attitudini digitali e commerciali, che si muove su tutto il territorio nazionale, con particolare attenzione però al Mezzogiorno dove la maggior parte di loro fa base.

L’iniziativa di Sace-Simest nasce dalla conoscenza del territorio e dalla constatazione che esiste un duplice scoglio per le imprese più piccole: circa 80mila Pmi esportano poco e nulla mentre potrebbero fare molto di più oltreconfine; l’altro è collegato alla difficoltà di molte imprese di avere accesso ai prodotti del Polo per coprire i rischi e affrontare la sfida dell’estero a costi convenienti. L’obiettivo è arrivare a servire oltre 3500 nuove Pmi entro il 2021: per questo motivo, gli export-coach lavoreranno molto sul campo incontrando gli imprenditori direttamente in azienda per ascoltare le loro esigenze e indirizzarli nella scelta dei prodotti e dei servizi assicurativo-finanziari più adatti a sostenere i loro piani di penetrazione commerciale di nuovi mercati e i processi di internazionalizzazione volti a catturare nuove commesse.

Il modello adottato da CdP è veramente simile al nostro PidMed: che sia arrivato il momento di far scalare il nostro modello mediterraneo di sviluppo?

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Finanza alternativa per le imprese – Dossier

Rassegna 10 giugno 2019

Esistono varie soluzioni diverse da quelle bancarie per finanziare le attività delle imprese. Sono strumenti che riguardano sia l’equity sia il debito e sono quindi strumenti di finanza alternativa. Dal 2012 in Italia si sono susseguite diverse misure pensate per incentivare il ricorso appunto alla finanza alternativa. In realtà non sono strumenti alternativi alle banche perché la banca resta il partner tradizionale e per eccellenza delle imprese.

La legge di Bilancio 2019 e il decreto crescita (Dl 34/2019) hanno spostato il focus sulle Pmi.

In questo Dossier una bella panoramica sugli strumenti, le modalità d’uso, i vantaggi e i punti d’attenzione da considerare prima di adottarli:

Rassegna Stampa 10 giugno 2019

Notizie della settimana 2- 10 giugno

La strategia per lo sviluppo delle imprese italiane viene sintetizzata con una parola-chiave dai Giovani imprenditori che si sono riuniti a Rapallo in occasione del 49° convegno Giovani di Confindustria: Globali!

«Il mondo è collegato, una realtà dalla quale non si può e non si deve tornare indietro. E che va colta come opportunità di crescita, specie per un paese come il nostro che non ha materie prime e ha un’industria di trasformazione», ha detto Alessio Rossi, presidente di Confindustria Giovani. L’Italia quindi deve mettersi nelle condizioni di intercettare le opportunità di innovazione che arrivano dall’Europa e dal resto del mondo.

La visione dei giovani imprenditori è che «Un paese come il nostro che ha un’industria ad alto valore aggiunto deve mettersi al centro della catena globale del valore. In questa sfida sta la possibilità dell’Italia di risollevare la propria economia, così come quella dell’Europa che sta subendo un rallentamento… ».

Alle imprese serve un’Europa sempre più forte che possa parlare e negoziare posizioni all’interno del discorso globale presidiato da USA e Cina. Ed è necessario rilanciare in modo convinto il Piano Industria 4.0, procedere rapidamente allo sviluppo di reti e rendere digitale la Pa. Per questo, quindi, serve un piano straordinario che consideri anche un’accelerazione della formazione 4.0.

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Rassegna Stampa 3 giugno 2019

Notizie della settimana 27 – 2 giugno 2019

Cosa fa la differenza per il successo di un’impresa? Anzitutto la gestione delle competenze per ottenere un miglioramento qualitativo dei prodotti e dei servizi, poi una buona governance e la propensione all’internazionalizzazione.

Questi sono i tre aspetti-chiavi che Deloitte riconosce e premia con il “Best managed company”, dove spiccano aziende manifatturiere ma anche rappresentanti del mondo della comunicazione, della consulenza, del commercio all’ingrosso e al dettaglio, fino alla logistica e alla ristorazione.

Per lo sviluppo e la gestione delle competenze i consigli sono questi: intensificare il raccordo tra il mondo dell’istruzione e quello delle imprese (dall’alternanza scuola-lavoro alle academy) con la collaborazione degli atenei; una maggiore cooperazione tra le imprese soprattutto per poter partecipare a progetti di ricerca; preparare le transizioni generazionali in anticipo per renderle “morbide”, testando le attitudini della futura classe dirigente con un coaching interno alle aziende; condividere di più la rotta cioè la direzione di sviluppo strategica dell’impresa per condividere meglio gli eventuali problemi da affrontare.

In settimana, poi, è stata presentata la “Carta” delle imprese per uno sviluppo sostenibile dove si chiede al governo di accelerare la transizione dell’Italia alla sostenibilità anche con l’avvio di un tavolo di lavoro su questo tema presso la presidenza del Consiglio

Per puntare di più sulla sostenibilità sono state messe in campo risorse ingenti. Con il Piano Industriale 2021 Cdp ha scelto di orientare il proprio approccio strategico e operativo ai principi dello sviluppo sostenibile. Cdp ha da poco annunciato un budget finanziario da 200 miliardi per i prossimi tre anni proprio per questi obiettivi.

Pare che ci stiamo affezionando all’idea che lo sviluppo sia sostenibile. Riusciranno le imprese a trovare un vantaggio reale nell’applicazione di questo nuovo paradigma?

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Rassegna Stampa 27 maggio 2019

Notizie della settimana 20 – 26 maggio

Tante sollecitazioni in settimana ed un importante focus: il Rapporto su Meccanica & Automazione delle imprese.

Qui si racconta di come le pmi stiano installando robot e cobot che rendono più semplice il lavoro delle persone. Si tratta di macchine che consentono di trasferire in modo standard le informazioni, correggere errori, ricordare le varietà produttive…tutti passaggi che razionalizzano i processi di produzione  rendendola più qualitativa, con effetti positivi sui clienti e, quindi, sulla competitività delle aziende. Si stanno diffondendo anche strumenti ibridi come gli esoscheletri, piccole “armature” indossabili in grado di alleviare gli sforzi di sollevamento.

Nel Rapporto si parla anche dei Competence Center di Milano e di Pisa: Made, quello più legato al sistema imprenditoriale, e Artes, quello più tecnologico. Obiettivo di Made è raggiungere nel triennio oltre 10mila persone attraverso attività di informazione e divulgazione, erogando più di 41mila “ore-uomo” di formazione, sviluppare circa 410 progetti e 200 assessment digitali, coinvolgendo 15mila imprese, per l’80% Pmi.  Il focus di Artes 4.0 sarà sulla robotica avanzata e sulle tecnologie digitali abilitanti, con applicazioni industriali e biomedicali, settori in cui la Scuola Sant’Anna rappresenta un’eccellenza internazionale. «Ma siamo in grado di lavorare in molti più ambiti – osserva Dario –: dai materiali all’Internet of Things, dall’automazione delle macchine alla cybersecurity. L’idea è che le imprese che si rivolgono a noi possano trovare virtualmente tutte le soluzioni, chiavi in mano, per risolvere i loro problemi»

Mariano Corso, il responsabile scientifico dell’Osservatorio Digital Transformation Academy del Politecnico di Milano, ricorda e sottolinea che lo sviluppo delle tecnologie richiede un contemporaneo sviluppo della cultura e delle competenze delle persone: “pur aumentando progetti, iniziative e investimenti” ha detto Corso “in realtà molto spesso c’è ancora un approccio acritico e magico all’uso di questi strumenti, come se il solo fatto di investire potesse creare innovazione e risolvere i problemi di competitività”. Invece non basta, aggiunge Corso, indicando due elementi che rappresentano le basi per il successo dei progetti di trasformazione digitale: «Il ripensamento, la revisione dei processi e dell’organizzazione del lavoro da un lato e il coinvolgimento e l’investimento in competenze delle persone dall’altro».

A che punto siete voi con l’introduzione delle tecnologie 4.0? E che impatti hanno sulle persone e sulle loro competenze?

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Rassegna Stampa 20 maggio 2019

Notizie della settimana 13 – 19 maggio

Good news:  sono molto buoni i risultati che emergono dal Monitoraggio Nazionale 2019 sul Sistema degli Its, istituti tecnici superiori post scuola superiore. Le imprese assumono quasi l’80% degli studenti di questi Istituti entro un anno dal diploma, offrendo loro un posto di lavoro coerente con il percorso di studi. Piacciono sempre di più ai liceali, che rappresentano il 21,3% degli iscritti, in crescita così come i laureati (6,1%). Merito soprattutto della qualità della formazione e dell’organizzazione con il 42% delle ore totali del percorso realizzato in impresa, il 27% di teoria in laboratori di aziende o di ricerca e il 70% di docenti provenienti dal mondo del lavoro. E’ interessante il fatto che le aziende hanno un ruolo attivo e di primo piano nella didattica degli Its: quasi la metà delle ore totali del percorso è realizzato in impresa, superando la soglia minima obbligatoria (30%) per tutte le aree tecnologiche e coinvolgendo negli stage 2.467 aziende.

Ma non è tutto oro quello che luccica: agli Stati Generali dell’Education organizzati a Torino da Confindustria, si sono messi in evidenza i ritardi e il gap italiano rispetto ai principali paesi europei, a cominciare proprio da quanto il paese investe nel sistema scuola: il 3,4% del Pil, in calo rispetto al passato e meno di quanto invece Francia o Germania assicurano all’educazione. La prima sfida, secondo Confindustria, è di aumentare, almeno di un punto, la percentuale di Prodotto interno lordo destinata all’education: “20 miliardi in più in 5 anni che potrebbero essere destinati a più orientamento, più formazione sul lavoro, laboratori, e soprattutto più Its per far crescere la formazione terziaria professionalizzante di cui il Paese ha urgente bisogno“.

Più education, dunque, per accompagnare i processi di cambiamento in corso e speriamo che ci si ricordi di inserire, insieme alle materie tecniche, anche le scienze dell’uomo necessarie alla crescita di persone che siano in grado di affrontare i cambiamenti generati dalla Rivoluzione 4.0.

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Rassegna Stampa 13 maggio 2019

Notizie della settimana 6 – 12 maggio

Segui i soldi e ci troverai… beh tante cose, in effetti, compresi i megatrend cioè quei fenomeni e quelle tendenze  che modellano presente e futuro, trasformando e talvolta rivoluzionando per sempre, le nostre vite.  Seguendo i soldi di grandi investitori si vede che l’interesse è rivolto in particolare a società che operano nella catena di valore dell’energia pulita, dell’acqua, dell’agricoltura, delle attività forestali, verso una società carbon-free. Un altro oggetto di interesse per i finanziatori sono i cambiamenti in corso nelle città di tutto il mondo che stanno investendo nell’ammodernamento delle infrastrutture e in soluzioni tecnologiche intelligenti per migliorare la qualità della vita della popolazione che è, e sarà sempre di più, urbana.

E a proposito di cosa si trova seguendo i soldi, interessante è l’accordo siglato tra Amazon e l’Agenzia Ice per portare il Made in Italy ai clienti del mondo raddoppiando il numero delle micro e piccole aziende manifatturiere e artigiane presenti sulle vetrine del colosso di Seattle. L’intesa si basa su tre aree chiave: recruiting di nuove aziende ed inserimento di nuovi prodotti nella vetrina Made in Italy di Amazon; formazione e supporto alle Pmi; sviluppo di attività di marketing per la promozione delle vendite online. Requisiti essenziali sono che i prodotti delle Pmi siano “made in Italy” – ovvero produzioni nazionali al 100% o con almeno le ultime lavorazioni sostanziali condotte in Italia – e che siano compliant, cioè dotati di certificati di conformità, se lo richiedono i mercati di destinazione. E si parte così per 18 mesi poi … si vedrà; tante incognite e una certezza: la grande vetrina di Amazon è pronta ad accogliere chiunque ne abbia necessità diventando un unicorno sempre più irraggiungibile.

Si è parlato molto in settimana di risorse e occasioni definite anche dal Governo soprattutto attraverso il Decreto Crescita per le imprese.

Segui i soldi… sembra l’unico imperativo necessario per confrontarsi sul valore di qualunque cosa, anche delle attività e delle iniziative culturali, che per essere “misurate” nel loro valore vengono definite in termini di Pil. Solo i musei statali, per esempio, rappresentano l’1,6% del Pil. Che anche la cultura, e magari il sociale, possano diventare a breve nuovi megatrend?

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Rassegna Stampa 6 maggio 2019

Notizie della settimana 29 aprile – 5 maggio

E si parla di noi! In settimana diversi contributi hanno avuto il ruolo di ricordare il disegno del Piano Nazionale Industria 4.0: cosa sono i Punti Impresa Digitale (PID) delle Camere di Commercio, come si stanno sviluppando i competence center e che tipo di incentivi sono previste a supporto dell’innovazione delle imprese.

I PID, che sono sostanzialmente dei punti di connessione con il sistema delle imprese locali e si trovano presso le Camere di Commercio, hanno il compito di erogare contributi attraverso voucher digitali, con l’intento di favorire l’acquisto di beni, servizi di consulenza e formazione per le nuove competenze e tecnologie digitali. I competence center, invece, sono pensati come nuovi attori che, attraverso la collaborazione tra le università e le imprese, favoriscono la più rapida creazione e distribuzione di conoscenza tecnologica nel sistema produttivo. Ad oggi sono coinvolti, all’interno dei competence center attivati, 75 atenei e 400 imprese. E poi ci sono vantaggi vari pensati per le imprese come, per esempio, il credito di imposta per le Pmi che partecipano alle fiere all’estero inserito- all’ultimo minuto- nel decreto crescita che è entrato definitamente in vigore e che ha ripristinato fino a fine anno il superammortamento al 130% per l’acquisto di beni strumentali all’attività di impresa (anche se con tetto di investimento a 2,5 milioni).

Chissà se sono misure sufficienti. Perché secondo l’economista Mauro Gallegati, il tipo di sviluppo che abbiamo avuto in Italia fino a qui, assomiglia ad una trappola ecologica, che sembra buona oggi ma è letale dopodomani. Ci siamo specializzati in produzioni a basso valore aggiunto, con bassi salari e tecnologie non di frontiera, utilizzate da imprese che non hanno investito in ricerca. Spesso è la barriera del familismo che impedisce l’internazionalizzazione limitando l’adozione di nuove tecnologie ad alta produttività. L’anomalia italiana è determinata dal fatto che abbiamo poche grandi imprese e non troppe Pmi. Ma la rivoluzione 4.0 determina una nuova organizzazione di impresa e secondo Gallegati serve una politica economica adeguata, oltre alla sola retorica politica dell’annuncio, per evitare il declino rovinoso del nostro Paese.

Insieme alla politica economica pare, però, che servano anche gli imprenditori che sanno fare la differenza. Citando Klaus Schwab, il fondatore del forum di Davos, «Le imprese sono il principale stakeholder di un sistema economico e sociale in salute». Lo ha chiamato il Qualitative easing: per rispondere alle sfide di un mondo in rapido cambiamento la responsabilità delle nuove soluzioni è soprattutto di imprese e imprenditori perché sono gli attori che possono influenzare, avendone interesse, il modo di “aggiustare” un contratto sociale che si è rotto. La quarta rivoluzione industriale, ancora più delle altre, avrà un impatto sulla persona e sul modo di vivere. Le imprese e gli imprenditori non possono pensare che altri debbano occuparsi di affrontare questi problemi. Schwaz ha detto: «Dobbiamo assicurarci – ha affermato – che la quarta rivoluzione industriale si sviluppi con l’umanità al centro e non la tecnologia».

A quanto pare, signori e signore, non ci mancano i soldi (come ha dimostrato l’esperienza di questi anni), ci manca chi quei soldi li usa per trasformarli in iniziative e sviluppo. #SharingResponsabilites.

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Rassegna Stampa 29 aprile 2019

Notizie della settimana 22 – 28 aprile

L’allarme arriva forte e chiaro: l’impatto negativo della globalizzazione e dell’innovazione rischia di farsi sentire sulla qualità del lavoro e sulle disuguaglianze tra lavoratori. Così dice il report sul “Futuro del lavoro” dove l’Ocse sottolinea come in media il 14% dei posti è «ad alto rischio di automazione» e la transazione ai nuovi lavori che saranno potrebbe non essere facile. Secondo il rapporto in Italia i posti di lavoro ad alto rischio di automazione sono il 15,2% e un altro 35,5% potrebbe subire sostanziali cambiamenti nel modo in cui vengono svolti richiedendo mansioni molto diverse da quelle attuali. L’Ocse mette in guardia i governi perché senza un’azione immediata, le disparità del mercato del lavoro potrebbero aumentare, visto che alcuni lavoratori affrontano rischi maggiori di altri come per esempio i cosiddetti atipici e i lavoratori a bassa qualifica che sono spesso esclusi anche da programmi di formazione. Per cercare di giocare in anticipo e, soprattutto, per offrire un aiuto concreto agli interessati, Assolavoro, e le singole Agenzie per il Lavoro, hanno deciso di scommettere sulla formazione.

Il Governo, da parte sua, ha definito alcuni strumenti di agevolazione alle imprese attraverso il decreto per la crescita, approvato  dal Consiglio dei ministri, e che mette in campo il rafforzamento e la semplificazione degli incentivi per le nuove imprese e un mix di incentivi per la trasformazione digitale dei processi produttivi. Certo, il ruolo di coordinamento che a questo punto dovrebbe svolgere il Mise è compromesso da importanti cambiamenti ai vertici, a partire dall’uscita del direttore generale per la Politica industriale, Stefano Firpo, che si è occupato, tra le altre cose, del piano Industria 4.0 per la digitalizzazione delle imprese, oltre che della gestione, in collaborazione con l’Agenzia delle entrate, del super ammortamento e del credito d’imposta sulla ricerca. In questo ruolo chiave dal Ministero fanno sapere che deve essere ancora individuato il successore.

In attesa di sapere come procederà l’attuazione e il coordinamento del Piano Industria 4.0 tre degli otto Competence Center istituiti dal disegno della governance nazionale del Piano stanno elaborando un’innovazione di grande interesse. Genova, Milano e Torino stanno cercando di creare, attraverso la partecipazione di grandi imprese attive nello sviluppo di tecnologie per i digital twin, modelli e dimostrazioni a beneficio delle imprese. Si tratta di creare dei gemelli digitali sia di semplici oggetti che di processi complessi e intangibili, come, per esempio, la sostenibilità ambientale. Questi modelli devono essere corretti quindi bisogna sapere come e dove raccogliere i dati e avere sufficiente potenza di calcolo, ma  le  tecnologie  già  esistono  e un’evoluzione di questo tipo può avere ricadute infinite: dalle indicazioni su come ridurre il riscaldamento globale a come funziona il sistema sanitario.

In attesa degli sviluppi di nuovi modelli quelli delle imprese più tradizionali e rappresentative del nostro Paese si mettono insieme e diventano vincenti. Cibo e vino made in Italy sono, infatti, tra i principali ambasciatori dell’Italia nel mondo per attrarre turisti e anche capitali esteri nel nostro Paese. E viceversa il turismo come leva per far conoscere e apprezzare i prodotti agroalimentari italiani e dunque rafforzarne le vendite oltreconfine. Lo conferma una recente indagine condotta da Nomisma in tre mercati molto importanti per il settore agroalimentare: il Regno Unito, gli Emirati Arabi e la Cina. Alla domanda su quali settori sono percepiti dalle popolazioni di questi Paesi come più rappresentativi del made in Italy, la maggioranza degli intervistati ha indicato proprio il cibo e il vino al primo posto, con percentuali attorno al 40%, seguiti da moda e accessori, automotive, arredamento e design.

E proprio in questi settori ricadono l’esperienza particolare della antiche seterie di San Leucio che si sono alleate con la blockchain per valorizzare, tutelandone la specificità, la famosissima e prestigiosa tradizione serica della real colonia borbonica e il sistema produttivo che ancora oggi ne rinnova l’esperienza

E poi un’altra impresa storica, con alle spalle cent’anni di storia, la Sacmi di Imola, che ha presentato un Innovation lab 4.0 nuovo di zecca insieme ad un accordo di collaborazione con il Mit di Boston per accelerare la trasformazione digitale. Sacmi è numero uno al mondo negli impianti per ceramica e festeggia il primo secolo di attività rilanciando la scommessa sull’innovazione su cui già nel 1919 puntarono  nove meccanici e fabbri disoccupati, trasformando una palestra dismessa in un’officina per riparare macchinari e attrezzature agricole. L’Innovation lab, in particolare, intende diventare una piattaforma aperta che mette a disposizione delle altre imprese, soprattutto Pmi, i suoi servizi: dallo sviluppo della diagnostica predittiva attraverso sensori avanzati, simulazioni digitali, algoritmi e data analytics, alla creazione di nuovi modelli di smart organization tramite l’ingegnerizzazione dei flussi di impianto. E ha la mission – dice il presidente- di formare  nuovo  personale  altamente qualificato, valorizzando i giovani e la loro capacità di immaginare un futuro dove creatività e intraprendenza, competenze e know how, fanno sempre più la differenza.

Come si dice dalle nostre parti: il dirottamento di senso che fa incontrare mondi apparentemente distanti (come le imprese tradizionali e l’innovazione 4.0) consente di produrre nuovo valore per gli imprenditori e, come mostrano le due esperienze raccontate, anche per i territori. Saranno capaci i governi e le amministrazioni centrali di essere abilitatori di questi cambiamenti?

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